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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente

Tap, ritorno a Brindisi? Proteste

BRINDISI - Rischio conflitto tra territori per il gasdotto Tap, il primo in dirittura d'arrivo per il trasferimento del metano dai giacimenti del Caspio in Europa, via Grecia, Albania e Italia. Dopo la scelta di S.Foca, si riparla di un approdo nel Brindisino.

BRINDISI - Rischio conflitto tra territori per il gasdotto Tap, il primo in dirittura d'arrivo per il trasferimento del metano dai giacimenti del Caspio in Europa, via Grecia, Albania e Italia. Il consorzio svizzero-norvegese-tedesco aveva in un primo momento presentato un progetto per l'approdo della condotta sottomarina nella zona di Cerano, ipotesi poi scartata per i vincoli presenti nell'area. Una successiva variante aveva preso in considerazione un approdo alternativo ad Acque Chiare.

Ma alla fine per Tap era stato scelto il sito di S.Andrea - S.Foca, forse anche perchè il tracciato subacqueo sarebbe risultato più breve. Ora si riparla di Brindisi, di fronte all'opposizione delle popolazioni locali nel Salento. A questo punto insorgono ole associazioni ambientaliste brindisine, che accusa la Regione Puglia di essere sul punto di commettere un grave errore, oltre che un torto nei confronti di una realtà alla quale sono stati sottratti i fondi per le bonifiche ambientali, sede di un polo chimico, del più grande polo energetico nazionale, di altri impianti a rischio come il primo deposito nazionale di gas Gpl, e nel mirino di altri progetti di pesante impatto come eolico offshore e termovalorizzatori..

Si sta consumando una nuova beffa per Brindisi? si chiedono le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Legambiente, Wwf Brindisi, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, Aics , Arci, Acli Ambiente, Forum Ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Salute Pubblica, Lipu, Comitato per la tutela dell’ambiente e della salute del cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi Porta d’Oriente. Ecco il loro comunicato.

"Per il gasdotto Tap non c'è limite al peggio! Nella giunta regionale sembra prendere corpo l'incredibile idea di contrapporre al sito di San Foca (Melendugno) un sito nel territorio di Brindisi per l'eventuale approdo del gasdotto sottomarino proveniente dall'Albania. L'area di San Foca è stata individuata nell'ambito di un accordo internazionale fra Italia, Grecia ed Albania ed è stata definita strategica dall'Unione Europea e da parte del nostro governo.

La Regione Puglia, invece di proporre alternative che risultano insostenibili tecnicamente e che aprirebbero odiose guerre campanilistiche, ha il dovere di esprimersi sullo stato di fattibilità e su eventuali altre alternative sempre nell’area di San Foca- Melendugno. Far circolare ed esaminare altri siti nel Brindisino risponde invero solo ad avvilenti giochi elettoralistici e geopolitici, in dispregio totale dei dati ufficiali per i quali le eventuali alternative prospettate per il territorio di Brindisi comporterebbero l’attraversamento di una prateria di posidonia (Sito di Interesse Comunitario) e risulterebbero in aperto contrasto con le scelte delle istituzioni e della nostra comunità, richiamate anche nel documento programmatico preliminare del Pug del Comune di Brindisi.

Le comunità leccesi interessate dal progetto di gasdotto hanno il diritto – dovere di determinare il proprio futuro, ma nessuno pensi, alimentando incontrollabili effetti Nimby, di scaricare sul territorio di Brindisi ciò che non si ha la capacità (o la volontà?) di affrontare in un serio confronto democratico in merito al predetto studio di fattibilità: la tormentata storia ambientale di Brindisi, con le sue lotte e le sue tragedie dovrebbero essere di insegnamento e di monito per tutti.

Quanto di incredibile si dice e scrive sulla questione del gasdotto va ad inserirsi in un quadro estremamente preoccupante per la situazione ambientale di Brindisi, tenuto conto del “dirottamento” chissà verso quali obiettivi dei 25 milioni di euro derivanti da fonti private per le bonifiche nel territorio brindisino; nel tentativo della Termomeccanica di costruire, nell’area industriale del nostro capoluogo, un termovalorizzatore e della non formalmente risolta questione del rigassificatore, dal momento che il competente Ministero non ha ancora revocato l’autorizzazione a suo tempo concessa.

Si tratta di questioni cruciali per il destino del territorio di Brindisi, che la politica in tutt’altre faccende affaccendata, sembra non prendere nella dovuta considerazione, dando così luogo a gravi tensioni sociali e ad interventi della Magistratura come nei casi dell’Ilva di Taranto e del rigassificatore a Capobianco".

 

 

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