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Giovedì, 25 Aprile 2024
Ambiente

Veleni e amianto nel Canale Patri

BRINDISI – “Se si concede alla natura nulla di più dello stretto indispensabile, la vita dell'uomo vale meno di quella di una bestia” - William Shakespeare. E in questo caso si parla proprio di brutalità umana. Scarti di qualunque cosa – compresi rifiuti speciali e pericolosi – in una zona di Brindisi circondata solo da verde naturale. La strada provinciale che costeggia il canale di Patri - o meglio conosciuto a Brindisi come “Canalicchio” - è una discarica a cielo aperto. Chi più ne ha più ne “scarichi” tra pneumatici, amianto, mattonelle di ogni tipo, solventi, legno, plastica, ceramica, carrozzeria di auto, rottami.

BRINDISI“Se si concede alla natura nulla di più dello stretto indispensabile, la vita dell'uomo vale meno di quella di una bestia” - William Shakespeare. E in questo caso si parla proprio di brutalità umana. Scarti di qualunque cosa – compresi rifiuti speciali e pericolosi – in una zona di Brindisi circondata solo da verde naturale. La strada provinciale che costeggia il canale di Patri  - o meglio conosciuto a Brindisi come “Canalicchio” - è una discarica a cielo aperto. Chi più ne ha più ne “scarichi” tra pneumatici, amianto, mattonelle di ogni tipo, solventi, legno, plastica, ceramica, carrozzeria di auto, rottami.

Altrochè mano dell’uomo, qui si parla di intere aziende del territorio urbano che scaricano tonnellate di rifiuti, in zone della città come questa, senza sorveglianza alcuna da parte di autorità competenti e senza rispetto per chi in questa città ci vive. Lo scempio ha inizio sul tratto di strada che non è più asfaltata, poco dopo le piccole abitazioni costruite proprio a ridosso del canale.

Il tracciato dovrebbe essere controllato anche dalla Provincia di Brindisi, in quanto titolare della strada in questione, per evitare che ci siano fasce di periferie e campagne a ridosso delle stesse impraticabili ma anche inguardabili. Dove vige il sole, il mare e il verde, come è a Brindisi, trovarsi davanti agli occhi centinaia di metri quadrati di rifiuti speciali e pericolosi è sconcertante. Quello del Canale Patri, però, è qualcosa di più di uno sfregio: è tecnicamente un disastro ambientale.

Eppure ci sono diversi enti, dalla polizia provinciale, i vigili urbani, dall’Arpa alla Asl, alle forze di polizia specializzate e convenzionate con la Regione Puglia proprio per dare la caccia agli inquinatori. Il Canale Patri sfocia nel Seno di Levante del porto interno e si porta dietro tutto ciò che vi viene sversato. A pochi metri dai cumuli di eternit ci sono coltivazioni destinate all’alimentazione umana. Il letto del canale è ostruito da masse di pneumatici. In quest’ultimo caso, è stata accuratamente rimossa la parte interna che potrebbe condurre sino agli utilizzatori. Un lavoro scientifico per sbarazzarsi senza conseguenze di gomme che andrebbero smaltite a pagamento.

Adesso una bonifica del sito diventa urgente. Due dei parchi urbani (Di Giulio e Maniglio), distano poche centinaia di metri da questo sconcio. Non si può permettere che l’area del Patri, che ricade nei piani di riqualificazione urbanistica, faccia questa fine. E bisogna imprimere un giro di vite nei controlli sullo smaltimento dei rifiuti speciali. Come è stato accertato nel corso di indagini della Digos e del Noe negli ultimi due anni, molti approfittavano della copertura dei rifiuti solidi urbani per spedire nelle discariche di Autigno ogni genere di rifiuti speciali e pericolosi, adesso che lo “speciale servizio” non è più quello di una volta, è cresciuto in maniera esponenziale il loro abbandono nelle campagne e lungo la costa.

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