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Venerdì, 19 Aprile 2024
Speciale Ostuni

E’ la donna più antica di tutte. Ma su di lei i fari restano spenti

OSTUNI - Fine dei lavori, ma il museo resta sigillato. Tanzarella così sbotta e scrive al ministro della Cultura, Giancarlo Galan: “Non possiamo tollerare oltre i ritardi della Sovrintendenza”. Monta la polemica, dunque, all’ombra del calco della madre di tutte le mamme che domina la scena nella sala espositiva allestita all’interno del Museo civico: un ricco e riqualificato contenitore culturale che nel corso degli ultimi anni è stato ristrutturato, arredato, rimesso in sicurezza, rivitalizzato, dotato di teche e servizi, persino inaugurato l’estate scorsa e poi risigillato, in attesa di un placet formale che ne autorizzi l’effettiva riconsegna alla città.

OSTUNI - Fine dei lavori, ma il museo resta sigillato. Tanzarella così sbotta e scrive al ministro della Cultura, Giancarlo Galan: “Non possiamo tollerare oltre i ritardi della Sovrintendenza”. Monta la polemica, dunque, all’ombra del calco della madre di tutte le mamme che domina la scena nella sala espositiva allestita all’interno del Museo civico: un ricco e riqualificato contenitore culturale che nel corso degli ultimi anni è stato ristrutturato, arredato, rimesso in sicurezza, rivitalizzato, dotato di teche e servizi, persino inaugurato l’estate scorsa e poi risigillato, in attesa di un placet formale che ne autorizzi l’effettiva riconsegna alla città.

Missive, pubbliche esternazioni, persino sfuriate. Prima di scrivere al ministro, Tanzarella le ha provate tutte, per denunciare i ritardi da parte della Soprintendenza ai beni culturali, che ad oggi, nonostante le sollecitazioni reiterate, non avrebbe provveduto a rilasciare le autorizzazioni di legge per l’esposizione al pubblico dei preziosi reperti archeologici custoditi attorno al Diorama: la rappresentazione del santuario paleolitico dove nel 1991 fu rinvenuta “Ostuni 1”, la donna con feto più antica del mondo, risalente a circa 30.000 anni fa.

Una opportunità di crescita, il Museo. Una fonte di sviluppo. In sintesi, una risorsa: ad oggi inespressa. Tuttora chiuso al pubblico, per difetto di burocrazia, l’antico monastero, denso di storia e ricco di ambienti, dove è stato possibile recuperare una invidiabile quantità di spazi, ricavando attorno alla “Chiesa delle Monacelle” i locali necessari per la rinascita del “Museo delle civiltà preclassiche della Murgia meridionale”. Laboratori, gallerie espositive, sale convegni ed una pedana centrale per il calco della donna del paleolitico, con il suo bambino in grembo. Questo ed altro ancora è il museo. Tanto imponenti gli spazi interni quanto colmi di fascino i cortili e le terrazze all’aperto del vecchio monastero.

Un programma di recupero racchiuso in due lotti, per oltre un milione di euro di fondi già investiti. L’intervento di recupero è consistito nel restauro della facciata principale della Chiesa di San Vito Martire e della porzione di facciata dell'ex monastero.

Tra le altre opere eseguite, spiccano ancora: il restauro del campanile contiguo alla facciata e del portone ligneo, il consolidamento delle volte, della lanterna, del tamburo della cupola, il ripristino del manto di copertura, la realizzazione del vespaio areato a piano terra, ripristino delle coperture, la realizzazione di una passerella–ponte in vetro per il collegamento delle due ali del museo, recupero dei prospetti.

E per finire  la realizzazione di un ascensore. Lavori cofinanziati dalla Regione Puglia (per il 70 %) e dal Comune (con circa 465.000 euro) con un progetto che ha superato la selezione regionale di “Progetti accelerati in aree urbane”. Un patrimonio inestimabile, quello recuperato, che cavilli tecnico amministrativi impediscono, a distanza di un anno dalla fine dei lavori, di riconsegnare alla città.

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