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Sabato, 20 Aprile 2024
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Duetto sulla stampa economica tra British Gas e ministro: "Governi locali solo ostacoli"

BRINDISI – Chissà perché se qualcuno si oppone ad un progetto industriale che comporta determinati fattori di rischio (le tabelle di classificazione peraltro le fa il ministero e non il movimento ambientalista) deve essere considerato sempre affetto da una patologia: Sindrome di Nimby, oppure di Nimto, acronimo inglese che sta – ci spiega Jacopo Giliberto su IlSole24Ore di oggi - per “non durante il mio mandato”, come se tutti gli amministratori e i politici fossero una manica di opportunisti e anti-industrialisti, e solo i manager e le imprese avessero in tasca la ricetta giusta per uno sviluppo compatibile. Si sa bene che non è affatto così: esistono cimiteri pieni di azionisti fucilati sommariamente da spericolate speculazioni, e altri pieni di operai e cittadini morti di cancro. Certo non si può fare di ogni erba un fascio, ma questo vale non solo per amministratori e popolazioni, ma anche per le aziende e i ministri.

BRINDISI – Chissà perché se qualcuno si oppone ad un progetto industriale che comporta determinati fattori di rischio (le tabelle di classificazione peraltro le fa il ministero e non il movimento ambientalista) deve essere considerato sempre affetto da una patologia: Sindrome di Nimby, oppure di Nimto, acronimo inglese che sta – ci spiega Jacopo Giliberto su IlSole24Ore di oggi - per “non durante il mio mandato”, come se tutti gli amministratori e i politici fossero una manica di opportunisti e anti-industrialisti, e solo i manager e le imprese avessero in tasca la ricetta giusta per uno sviluppo compatibile. Si sa bene che non è affatto così: esistono cimiteri pieni di azionisti fucilati sommariamente da spericolate speculazioni, e altri pieni di operai e cittadini morti di cancro. Certo non si può fare di ogni erba un fascio, ma questo vale non solo per amministratori e popolazioni, ma anche per le aziende e i ministri.

Nel caso di specie, Paolo Romani, titolare dello Sviluppo economico con ampio mandato per la realizzazione del programma nucleare, scrive oggi una lettera al quotidiano di Confindustria lamentando le strategie dei veti che starebbero paralizzando lo sviluppo in Italia. Gli risponde molto bene il sindaco di Brindisi Domenico Mennitti, e lo rintuzza anche il presidente della Provincia, Massimo Ferrarese (vedi interventi integrali a lato, nella rubrica Focus). Romani, si deve dedurre, non conosce bene la situazione di Brindisi e anche l’articolo a pagina 4 de IlSole24Ore di oggi non rende giustizia non solo al territorio interessato, ma alla storia del progetto British Gas, adombrando l’esistenza di una procura pronta a perseguire chiunque abbia firmato un’autorizzazione a favore di un determinato progetto. E che dovrebbe fare la procura: dare diplomi di merito a chi scarica i reflui di lavorazione sul terreno, come ha fatto un’azienda appena arrivata a Brindisi, o a chi usa il sistema delle torce di emergenza per bruciare le proprie scorie, come è accaduto per anni al Petrolchimico? Ma è ben chiaro a tutti quanto costeranno le bonifiche nella zona industriale di Brindisi, e quanto stanno costando allo sviluppo?

Qui vale la pena ricordare che l’inchiesta sfociata nell’Operazione High Confidential del 12 febbraio 2007, da cui è nato il processo in corso davanti al tribunale di Brindisi con le imputazioni di corruzione purtroppo ormai prescritte, dice che British Gas arrivò in questa città, come si suol dire, con i soldi in bocca. Diplomazia bilaterale a Roma, con interventi di Tony Blair e dell’ambasciatore dell’epoca, strane consulenze molto ben pagate invece a Brindisi per abbattere ogni ostacolo. Lobbismo spinto a livello regionale e nazionale, elargizioni e promesse nel territorio. Pur di ottenere un’autorizzazione senza Valutazione di impatto ambientale, senza informazione delle popolazioni sui rischi e in spregio alle direttive dell’Unione europea. Cosa avrebbero dovuto fare, gli enti locali brindisini e la Regione Puglia dopo tutto ciò, in un’area urbana di soli 90mila abitanti che ha uno dei petrolchimici più grandi del Paese e sicuramente il polo energetico più importante, con tre centrali termoelettriche delle quali due a carbone?

Messi in fila, il ministro Romani, l’amministratore delegato di British Gas Italia, Damiano Ratti, che con un suo intervento ieri sempre su IlSole24Ore ha inaugurato questo nuovo scontro tra territorio, governo e la sua azienda, peccano entrambi di omissione tanto sono presi dalla foga della critica contro gli infettati di Nimby e di Nimto: non dicono, l’uno forse perché non conosce la vicenda (fa bene Mennitti a ricordarglielo e ad impegnarsi a spiegargli le cose per bene la settimana prossima), l’altro perché invece la conosce troppo bene ma ha deciso di giocare la sua partita in chiave strumentale, come sempre, che a Brindisi sia il Comune, che la Provincia, e da Bari la Regione Puglia, non hanno mai detto no in maniera aprioristica e rigida all’impianto di rigassificazione.

Hanno solo detto che realizzato in quel punto, il rigassificatore avrebbe da un lato ostacolato i progetti di sviluppo del porto su cui stanno lavorando i governi locali, e dall’altro creato i presupporti per un evidente effetto domino nel caso di incidente. E siccome gli incidenti si prevengono eliminando il più possibile le potenziali cause, anche quelle meno probabili (in questo campo l’impossibile non esiste), British Gas avrebbe potuto scegliere la strada della mediazione e farsi il suo attracco per le metaniere, con i serbatoi di stoccaggio, fuori dal porto.

E invece no: soldi ai politici (secondo gli atti processuali), braccio di ferro sul sito, attacchi a ripetizione ai padroni di casa – in puro stile colonialista -, e adesso persino accuse alla Commissione Via per le prescrizioni  imposte. Che faranno lievitare i costi del progetto di 100 milioni. E infatti che cavolo conta la sicurezza della città, di fronte al budget di British Gas? Chi ha perso tempo con i no, la città o la società inglese? Ma non c’è niente da fare. La musica che continua a suonare British Gas è monotona: da un lato l’indotto, le ricadute occupazionali, le promesse di sviluppo a tutto tondo, dall’altro le minacce, come quelle di Ratti di ricorrere alla Corte di giustizia europea (ma ci vada pure e subito), o come quella indiretta di Brindisi Lng, la controllata incaricata di realizzare e gestire il progetto, che sta mandando a casa la maggior parte del personale. E sempre per colpa di Comune, Provincia e Regione. Chissà se anche a Londra, oltre che a Milano, la pensano proprio così.

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