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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Edipower, rinvio a carte coperte

BRINDISI - Fumata grigia per Edipower, nonostante per ora gli impianti siano fermi, con i sindacati che escono al momento insoddisfatti dalla situazione di indeterminatezza circa il futuro dell'impianto. Sebbene per ora siano garantiti i 115 lavoratori diretti, è il futuro dei lavoratori dell'indotto che appare a tinte fosche. Ancora un incontro interlocutorio quello tenutosi in prefettura alla presenza dei vertici della società, i sindacati, la Provincia e il Comune di Brindisi.

BRINDISI - Fumata grigia per Edipower, nonostante per ora gli impianti siano fermi, con i sindacati che escono al momento insoddisfatti dalla situazione di indeterminatezza circa il futuro dell'impianto. Sebbene per ora siano garantiti i 115 lavoratori diretti, è il futuro dei lavoratori dell'indotto che appare a tinte fosche. Ancora un incontro interlocutorio quello tenutosi in prefettura alla presenza dei vertici della società, i sindacati, la Provincia e il Comune di Brindisi.

Attorno al tavolo oltre al prefetto Nicola Prete, il commissario prefettizio Bruno Pezzuto, l'assessore al Lavoro Enzo Ecclesie, e i rappresentanti dei lavoratori di Cgil (Michela Almiento), Cisl (Corrado De Pascalis e Piero De Giorgio) e Uil (Antonio Licchello), che da mesi sono mobilitati per garantire un futuro lavorativo ai 300 dipendenti tra diretti ed indotto.

Dopo mesi di richieste finalmente un incontro con i vertici di Edipower, rappresentata dall'amministratore delegato Stefano Pastori, nominato il 12 febbraio scorso (sostituisce Paolo Gallo dallo scorso ottobre direttore generale di Acea) e di A2A, rappresentata dal direttore generale area tecnico operativa Paolo Rossetti.

Tutto al momento è fermo per consentire i passaggi societari tra Edipower e A2A, dopo di che non è noto se per la centrale vi sia un futuro. La A2A ha parlato di essere al lavoro per un progetto di respiro ventennale ma tutto dipenderà dall'iter autorizzativo. Bocche cucite, da parte dei vertici delle due aziende però, su che tipo di progetto abbiano in cantiere, anche se non poche polemiche ha già sollevato l’ipotesi giunta proprio dai vertici di A2A di riconvertire il sito in un termovalorizzatore di rifiuti.

Al momento l'unica cosa certa è che sebbene ferma la centrale per ora non farà ricorso a cassa integrazione o altri ammortizzatori sociali per i suoi dipendenti, almeno per i prossimi mesi (probabilmente fino a giugno quando potrebbe esserci la ripresa di un gruppo). I problemi, però, restano per i lavoratori dell'indotto per i quali non ci sono grandi garanzie (molti dei contratti sono a tempo e si esauriranno per scadenza naturale e quindi non ci sarà bisogno di ammortizzatori sociali soprattutto nei settori della logistica e della movimentazione).

Parliamo dei dipendenti delle imprese che si occupano della movimentazione del carbone dalle navi, che ormeggiano per ora a Costa Morena Est, e la centrale, e che si occupano delle pulizia della banchina e della stesa centrale. E’ strano peraltro che non si sia parlato del fatto che proprio sabato è stata scaricata una nave di carbone destinato alla centrale di Costa Morena, quindi al fatto che la stessa sarà riavviata per una certo periodo

L'unica manifestazione di buona volontà che Cgil, Cisl e Uil, sono riusciti a strappare è l'intesa che le aziende dell'indotto e quindi i loro dipendenti potrebbero essere chiamati su altri cantieri Edipower del territorio nazionale, naturalmente portando con se la manodopera brindisina.

Storce il naso il segretario generale provinciale della Uil Antonio Licchello, che giudica l’incontro “Insoddisfacente. Abbiamo la possibilità di tutelare fino a questa estate i lavoratori non usando strumenti sociali. Il problema resta per gli indiretti. Dopo oltre due ore di discussione siamo riusciti a spuntare la disponibilità delle due aziende a vedere come tutelare i lavoratori su altri cantieri Edipower del territorio nazionale. Naturalmente, se si sposta l’impresa brindisina su altri siti produttivi, si porta appresso i suoi lavoratori brindisini”.

Non trapela ottimismo nemmeno dal segretario generale provinciale della Cgil, Michela Almiento: “Abbiamo chiesto ai rappresentanti delle aziende di farsi carico della responsabilità sociale dell'indotto. Ci aspettiamo che l'azienda faccia su Brindisi gli investimenti dichiarati cioè quei 300 milioni di euro per rendere sostenibile l'impianto dal punto di vista ambientale”.

Si sforza di vedere il bicchiere mezzo pieno anche il segretario della Cisl Corrado De Pascalis: “Poteva anche andare peggio, sia per i dipendenti diretti sia per l’indotto, intanto siamo riusciti ad ottenere degli impegni importanti, di questi tempi non mi pare roba da poco”. Per ora la situazione resta in stand-by, almeno fino all’inizio dell’estate. I convenuti hanno richiesto nuovi incontri, il prossimo aggiornamento però non arriverà prima di tre o quattro mesi, non appena completati tutti i passaggi societari da Edipower ad A2A.

Buona parte dei candidati sindaco hanno nei propri programmi la chiusura progressiva di Brindisi Nord, anche quelli che dovrebbe godere del sostegno di alcuni sindacati. La chiusura della centrale è anche nei progetti di alcuni partiti, i quali hanno già detto no alla riconversione in termovalorizzatore. Cgil, Cisl e Uil sarebbero dunque soli nel difendere la sopravvivenza della vecchia centrale ex – Enel. Sull’esigenza di non perdere posti di lavoro e della ricerca di una alternativa invece il dibattito deve essere ancora avviato.

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