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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Energia e ambiente, se il dibattito parte dalla ricerca. Visita al centro Enel di Cerano

BRINDISI - E’ possibile oggi trovare a Brindisi un punto di partenza per mettere a confronto le nuove tecnologie di tutela ambientale, quelle per la massima resa delle fonti rinnovabili, sviluppate dall’industria, con le esigenze di tutela della salute e degli equilibri ecologici, ma anche dello sviluppo e del lavoro? Enel apre spesso le porte dei laboratori brindisini dove sta sviluppando una serie di progetti che hanno questo obiettivo dichiarato e, come strategia di fondo, quello di avere un giorno non lontanissimo centrali ad emissioni zero. Nei giorni scorsi Enel ha messo a disposizione di un gruppo di studenti della Facoltà di Scienze sociali, politiche e del territorio i responsabili dei progetti in corso di sviluppo a Brindisi guidati dal direttore del centro, l’ingegnere Giulio Belz.

BRINDISI - E’ possibile oggi trovare a Brindisi un punto di partenza per mettere a confronto le nuove tecnologie di tutela ambientale, quelle per la massima resa delle fonti rinnovabili, sviluppate dall’industria, con le esigenze di tutela della salute e degli equilibri ecologici, ma anche dello sviluppo e del lavoro? Enel apre spesso le porte dei laboratori brindisini dove sta sviluppando una serie di progetti che hanno questo obiettivo dichiarato e, come strategia di fondo, quello di avere un giorno non lontanissimo centrali ad emissioni zero. Nei giorni scorsi Enel ha messo a disposizione di un gruppo di studenti della Facoltà di Scienze sociali, politiche e del territorio i responsabili dei progetti in corso di sviluppo a Brindisi guidati dal direttore del centro, l’ingegnere Giulio Belz.

Accanto alla centrale termoelettrica Federico II, alimentata a carbone, nel 1984 sorge il Centro di Ricerca di Brindisi, che impiega 38 persone delle quali 11 ricercatori e 17 tecnici. Ogni anno si sviluppa in tutti i centri ricerca d’Italia una “mappa tecnologica” per tracciare le linee guida tra i 210 ricercatori per attuare i 35 progetti. Oltre quello di Brindisi ,che si occupa di ambiente , gli altri centri si trovano a Livorno (perlopiù un’area sperimentale) , Catania  (progetti sull’energia solare) e a Pisa (per studiare le combustioni rinnovabili ), quest’ultimo è la mater quater di tutti i Centri Ricerca.

Uno degli obiettivi principali è attuare il progetto Ccs per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica (CO2), con l’abbattimento dell’anidride carbonica basato sulla cattura e lo stoccaggio separando la CO2 dai fumi di combustione tramite processi chimici (bagno di ammine). Oggi le normative anti-inquinamento nazionali ed europee sono sempre più restrittive. L’esigenza di avere centrali abbastanza efficienti da soddisfare il fabbisogno di energia sempre maggiore ed allo stesso tempo il meno inquinanti possibile è diventata ormai fondamentale. L’Enel già da tempo investe in questo senso cospicue somme di denaro (le attività legate allo sviluppo delle tecnologie Ccs valgono circa 200 milioni).

L’impianto di cattura dell’anidride carbonica che sorge all’interno della stessa centrale è stato sviluppato sulla base di un progetto americano proprio dal Centro Ricerca di Brindisi, partendo da un modello in scala, e giungendo all’impianto sperimentale collegato ad uno dei gruppi termoelettrici. La fase successiva sarò quella di sviluppare un impianto ancora più efficiente e di maggiori dimensioni da realizzare nella centrale di Porto Tolle. Una centrale equipaggiata con questo impianto riesce a ridurre di circa il 70% le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, stoccandola dentro apposite cisterne. Raggiunto il limite di stoccaggio delle cisterne, vengono utilizzati i siti di estrazione petroliferi e del gas esauriti come depositi naturali di stoccaggio nel sottosuolo, nelle quali la Co2 in tempi geologici si solidifica trasformandosi in carbonato di calcio.

E’ importante che questo genere di ricerca si svolga proprio a Cerano, dove si trova la centrale che rappresenta in Italia l’impianto industriale con maggiori emissioni di Co2. Ma a Brindisi l’Enel studia anche il particolato atmosferico e quindi le polvere sottili (utilizzando tra l’altro un  potente microscopio elettronico), particelle sospese in aria invisibili all’occhio umano, sia solide che liquide e dannose per le vie respiratorie, distinte in base al diametro (dalle Pm10 che Pm2.5 ). Le polveri sottili sono originate sia da sorgenti naturali (erosione dei suoli, incendi, eruzioni vulcaniche, aerosol marino, sabbie desertiche), sia da sorgenti antropiche (traffico, emissioni industriali e riscaldamento domestico). Naturalmente Enel da questo studio ricava alla fine la percentuale del rischio-polveri che la centrale di Cerano comporta per il territorio.

E ci sono tre approcci di lavoro. Il modello di dispersione  (modello teorico) , quello a recettore (riconosce il contributo di ciascuna sorgente) e il modello morfo – chimico (si studia la singola particella osservandone la forma e la composizione chimica). I tre modelli vanno applicati contemporaneamente tenendo conto che l’osservazione è condizionata dalle condizioni meteo e dal grado di rimescolamento dell’energia. Ma attraverso lo studio delle polveri sottili è possibile soprattutto sviluppare dei filtri sempre più efficienti e capire la natura e la concentrazione delle polveri sul territorio e la loro provenienza. Un analogo studio sviluppato da Arpa Puglia è giunto alle stesse conclusioni cui erano arrivati i ricercatori Enel a proposito del fenomeno delle elevate concentrazioni di polveri sottili a Torchiarolo, dove la fonte primaria si è rivelata la combustione di legna nei caminetti (sprovvisti ovviamente di filtraggi), e su questo è in corso un progetto di abbattimento delle emissioni finanziato dalla Regione Puglia, per evitare procedure di infrazione da parte dell’Unione europea.

Ciò che però rappresenta una novità assoluta non solo per gli studenti che hanno partecipato all’incontro, è che da Centro ricerca Enel di Brindisi viene continuamente sviluppato e perfezionato un modello di governance della rete di campi eolici della società, destinato quotidianamente a fornire una previsione più esatta possibile della produzione di energia disponibile per l’immissione nelle rete nazionale. Sull’efficacia e il margine di precisione del modello di previsione si giocano ovviamente cifre elevate di business aziendale. Ecco perché grande importanza hanno acquisito negli ultimi anni gli studi sull’eolico, che oggi è uno dei settori che maggiormente contribuiscono alla produzione di energia elettrica, ma che nonostante la grande evoluzione delle tecniche che consentono una migliore individuazione dei siti nei quali istituire i nuovi parchi per massimizzare la produzione di energia, non potrà mai rimpiazzare del tutto assieme alle altre Fer (Fonti energetiche rinnovabili) come il fotovoltaico, le biomasse e l’energia termica – fanno notare i ricercatori - le centrali a carbone che hanno un rendimento molto più elevato.

Il discorso riporta al problema dell’abbattimento delle emissioni locali e a quelle di Co2. Altra innovazione molto importante è rappresentata dallo studio sulle microalghe, che tramite un processo di fotosintesi trasformano la C22 assorbita in biomassa utilizzabile come combustibile per la produzione di energia elettrica. Un importantissimo lavoro di ricerca in quest’ambito viene svolto sempre nel centro di ricerca Enel a Cerano, dove sono stati costruiti dei bacini per la coltura delle microalghe sia all’aperto che in vasche chiuse, per studiarne il comportamento e le metodiche per sfruttare al meglio il loro utilizzo. Ovviamente tutte le ricerche in ambito energetico sono improntate a raggiungere i migliori risultati possibili utilizzando le tecniche meno costose per mantenere a livelli accettabili sia i costi di produzione che quelli di utilizzo dell’energia (la bolletta dei cittadini e delle imprese). Per questo si cerca l’equilibrio più soddisfacente tra efficienza dei sistemi di ambientalizzazione e costo degli stessi. Insomma, la Puglia è in testa in Italia per le emissioni di Co2, ma è anche il luogo dove il lavoro per raggiungere l’obiettivo di riduzione imposto dall’Unione europea è molto avanzato.

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