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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Fotovoltaico, arriva il nuovo decreto. "Ma si spara sempre nel mucchio"

BRINDISI - Energie rinnovabili, le commissioni parlamentari frenano e chiedono la rettifica del decreto legislativo prossimo ad essere licenziato dal governo, ponendo vincoli al proliferare selvaggio degli impianti, fotovoltaico innanzitutto. Le prime modifiche proposte al testo risalgono all’8 febbraio scorso. La commissione Ambiente e Attività produttive della Camera ha chiesto in sostanza di “anticipare l’entrata in vigore dei limiti per gli impianti fotovoltaici in zona agricola” e soprattutto di eliminare il tetto massimo di un megawatt per gli impianti in questione e prevederne uno “adeguato ad evitare l’utilizzo eccessivo delle aree agricole”, dedicando al fotovoltaico la quota massima del venti per cento delle superfici agricole fino a cinque ettari.

BRINDISI - Energie rinnovabili, le commissioni parlamentari frenano e chiedono la rettifica del decreto legislativo prossimo ad essere licenziato dal governo, ponendo vincoli al proliferare selvaggio degli impianti, fotovoltaico innanzitutto. Le prime modifiche proposte al testo risalgono all’8 febbraio scorso. La commissione Ambiente e Attività produttive della Camera ha chiesto in sostanza di “anticipare l’entrata in vigore dei limiti per gli impianti fotovoltaici in zona agricola” e soprattutto di eliminare il tetto massimo di un megawatt per gli impianti in questione e prevederne uno “adeguato ad evitare l’utilizzo eccessivo delle aree agricole”, dedicando al fotovoltaico la quota massima del venti per cento delle superfici agricole fino a cinque ettari.

Ai limiti proposti in forma di emendamento da palazzo Montecitorio, si sommano gli ulteriori paletti previsti in quel di palazzo Madama. La commissione Industria del Senato ha chiesto in sostanza di far scattare i nuovi incentivi per le rinnovabili solo nel 2014, cioè solo dopo “definizione completa del quadro normativo e regolatorio”, ma anche di valutare il meccanismo “feed-in premium”, incentivi insomma che prevedano una componente fissa e una variabile che segua l'andamento del mercato dell'energia elettrica. Insomma, un freno doppio e triplo alla proliferazione degli impianti. Ma anche dell’altrettanto disinvolta proliferazione di imprese di dubbia provenienza che investono nel settore attratte dal mare magnum degli incentivi.

La verità è che, lo confermano le imprese specializzate nel settore, la stagione di vacche magre ha costretto l’esecutivo nazionale a ridurre la spesa anche sul fronte delle rinnovabili. Dal 2011 gli incentivi pubblici saranno soggetti a un taglio finale del 60 per cento, quindi molte aziende stanno valutando la convenienza o meno degli investimenti. In più, dal marzo 2010 non esiste più la possibilità di fare impianti con la sola Dia, ma ci vuole la Via della Provincia o l'Autorizzazione unica della Regione, a seconda della potenza prevista. Leggi, procedure più complesse.

Tanto non basta secondo il presidente della Provincia di Brindisi Massimo Ferrarese a scongiurare i pericoli serpeggianti intorno al settore, a partire dalle infiltrazioni mafiose. Su questo terreno, l’ex presidente di Confindustria ha intrapreso una strada che, dopo il passaggio in procura, si traduce in proposta istituzionale al governo regionale ma anche alle comunità locali: certificati antimafia obbligatori e fondi di garanzia per i Comuni da versare per lo smantellamento dei pannelli da parte delle imprese che costruiscono gli impianti.

Preoccupazioni, quelle di Ferrarese, che troverebbero riscontro nelle presunte cifre da capogiro che starebbero per piovere sul Brindisino nei prossimi anni: ben 13 miliardi di fondi dell'Unione europea, previsioni che gli industriali del settore sono pronti a smentire. Se le divinazioni del presidente della Provincia dovessero rivelarsi azzeccate, sarebbe tutt’altro che una buona nuova, avverte lo stesso Ferrarese. Il dato sarebbe piuttosto sintomatico di una sospetta massa di investimenti nel settore che porterà il territorio messapico a coprire da solo percentuali di rinnovabili molto oltre il fabbisogno previsto a livello nazionale.

Preoccupazioni vere o infondate? Risponde il presidente di Confindustria Brindisi succeduto a Ferrarese, Giuseppe Marinò.

“Preciso innanzitutto che io non voglio entrare in polemica con nessuno,  semplicemente io la penso in maniera del tutto diversa, a partire da un assunto: si sta sparando nel mucchio, demonizzando un settore che risponde precisamente a politiche di indirizzo promosse innanzitutto dal mio governo regionale, dall’esecutivo pugliese in generale e dal presidente Nichi Vendola in particolare, che fino a ieri si fregiavano della primogenitura e dell’avanguardia pugliese nel settore delle rinnovabili. Che adesso diventano il demonio, la mafia addirittura. Allora su tutto questo si deve fare chiarezza, su due fronti, e sono io che pongo le domande a questo punto. E’ vero o non è vero che su questa materia abbiamo sottoscritto un protocollo di legalità con tutti i soggetti istituzionali interessati, con le parti sociali, le organizzazioni datoriali? Allora, io come Confindustria posso rispondere delle imprese associate, su tutto il resto sono le autorità preposte che devono dirmi con chi ho a che fare, non posso essere io che ho già sottoscritto nero su bianco un impegno assai preciso in questo senso. Poi. E’ vero o non è vero che nel 2007 la Puglia ha licenziato il famoso regolamento 35? E’ stato un errore? Bene, chi non fa non sbaglia, e allora per riparare a quell’errore, che prevedeva l’autorizzazione alla realizzazione di impianti da un megawatt sulla sola scorta della Dichiarazioni di inizio lavori, ci si metta tutti intorno a un tavolo, e si trovi la soluzione (è già operativo dal 31 dicembre il nuovo regolamento regionale, ndr). Ma sparare nel mucchio no, non va bene. E’ letteralmente inaccettabile. Perché lo sa di questo passo cosa accade?”.

Ce lo spieghi.

“Accade che ad essere colpite sono quelle imprese sane e certificate su tutti i fronti, che da anni attendono risposte sui progetti presentati e che oggi non sanno di che morte andranno a morire”.

In nome dei rischi che lei paventa sulla sopravvivenza dei progetti e delle imprese si dovrebbe chiudere un occhio sui rischi prospettati, dunque?

“Ma scherziamo? Nossignore, si deve far fronte ai rischi di infiltrazioni che per carità, ci sono e ci sono stati, come ci sono negli appalti pubblici, ma operando i doverosi distinguo. Chi sa, non mi stanco di ripeterlo, deve denunciare, ma deve fare nomi e cognomi, non deve sparare nel mucchio o demonizzare il settore a tutto danno di chi lavora onestamente. A meno che non si voglia sostenere che tutto è inquinato, tutto è marcio. E nessuno, ragionevolmente, può affermare una cosa simile se non assumendosene fino in fondo le proprie responsabilità. Tutto quello che è successo, e io pretendo un mea culpa di ciascuno dei soggetti interessati, è successo perché ci sono norme che lo hanno consentito, non certo io o gli imprenditori in generale.

Ma secondo lei, esiste o non esiste un allarme mafia?

"Non sono assolutamente d’accordo su una visione di questo genere, e i grandi risultati dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, parlano chiaro. I più grandi successi contro le infiltrazioni sono stati raggiunti in Puglia e al Sud. La magistratura continua a fare la sua parte, le forze di polizia anche. Adesso tocca a noi, ribadisco, chi conosce situazioni poco chiare sporga denuncia subito, ma senza sparare nel mucchio. Non mi stancherò mai di ribadirlo. Così come ribadisco, da operatore del settore, che molte delle imprese non sono note a Confindustria, il sistema pubblico sta facendo un censimento solo adesso. La pubblica amministrazione non è ancora in grado di fornirci una banca data delle imprese. Io conosco quelli che ho censito e che stanno aspettando risposte su progetti presentati da anni”.

Quanto lavoro sta portando alle imprese locali il settore del fotovoltaico? Quante sono le imprese brindisine che investono nel fotovoltaico?

“Le imprese brindisine, iscritte a Confindustria, sono solo due. Le aziende che stanno lavorando nella filiera, sono tantissime, tutto il settore edilizio si può dire che stia lavorando esclusivamente su questo fronte. E’ per questo che, torno a chiedere, se la politica ha cambiato indirizzo, se la bandiera della green-economy è stata ammainata in nome di chissà quale pericolo, allora ce lo dicano. Lo chiediamo alle istituzioni tutte, e lo chiediamo anche a Ferrarese”.

Decreto Rinnovabili_Commissioni Camera e Senato

Comunicato stampa sen. Tomaselli su Decreto Rinnovabili

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