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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Ferrarese: “Fare il punto sull’ordine pubblico”. E il Prc denuncia le ronde

BRINDISI - Ordine pubblico in primo piano. A porre l’accento sui riflessi negativi che l’emergenza profughi rischia di produrre sul territorio è il presidente della Provincia, Massimo Ferrarese, tornato di suo pugno sulla questione. “In riferimento alle note vicende riguardanti i problemi scaturiti dalla presenza delle Tendopoli a pochi chilometri dal centro abitato di Oria - si legge nella nota della Provincia - il presidente Massimo Ferrarese ha chiesto al Prefetto di Brindisi Nicola Prete la convocazione di un Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. Tale richiesta è stata accolta dal Prefetto e il Comitato si riunirà domattina, giovedì 7 aprile, alle ore 10, in Prefettura”.

BRINDISI - Ordine pubblico in primo piano. A porre l’accento sui riflessi negativi che l’emergenza profughi rischia di produrre sul territorio è il presidente della Provincia, Massimo Ferrarese, tornato di suo pugno sulla questione. “In riferimento alle note vicende riguardanti i problemi scaturiti dalla presenza delle Tendopoli a pochi chilometri dal centro abitato di Oria - si legge nella nota della Provincia - il presidente Massimo Ferrarese ha chiesto al Prefetto di Brindisi Nicola Prete la convocazione di un Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. Tale richiesta è stata accolta dal Prefetto e il Comitato si riunirà domattina, giovedì 7 aprile, alle ore 10, in Prefettura”.

Da Roma, intanto, dove ha partecipato a un vertice a Palazzo Chigi, il presidente della Regione Nichi Vendola lancia un messaggio forte e chiaro: “La tendopoli di Manduria dovrà chiudere rapidamente”. Così il presidente Vendola. “Le tendopoli, soprattutto luoghi lontani dai centri abitati – ha sottolineato il governatore - sono il contrario di un modello di accoglienza. Sono un modello di concentrazione e rischiano di innescare le emergenze”.

Ed in serata, un primo segnale: circa 100 tende saranno smontate domattina nella tendopoli, dove sono attualmente montate oltre 400 tende capaci di ospitare più di 3000 persone. Lo si apprende da fonti del Comune di Manduria che hanno ricevuto una comunicazione ufficiale dalla Prefettura di Taranto. Le stesse fonti precisano che si tratta delle «prime cento tende da smontare». Ogni tenda può ospitare dalle sei alle otto persone. Nei giorni scorsi, in polemica con la decisione del Governo di inviare a Manduria più di 1.500 immigrati, si erano dimessi il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano e il sindaco di Manduria, Paolo Tommasino.

Una delegazione di Rifondazione Comunista, intanto, ha presentato alla Procura della Repubblica di Taranto un esposto del segretario regionale, Nicola Cesaria, e del segretario provinciale di Taranto, Preneste Anzolin, su un servizio giornalistico televisivo che documenterebbe la presenza di ronde: «Si vedono privati cittadini inseguire, insultare e accompagnare violentemente migranti al campo di Manduria”.

La presenza di ronde fu documentata nelle ore immediatamente successive all'arrivo a Manduria degli immigrati: tuttavia, subito dopo sono state smantellate anche perche agli immigrati è stato concesso di entrare e uscire dal campo secondo la loro volontà. "A parere degli esponenti del Prc - è detto in una nota - le immagini del servizio televisivo, oltre a ricordare tristissime e tragiche esperienze storiche che si sperava di non dover più vedere, fanno ipotizzare reati gravissimi quali il sequestro di persona e il razzismo.  Ove il lavoro di indagine ed approfondimento da parte della Procura della Repubblica giungesse alla conclusione di accertamento delle penali responsabilità, il Prc - conclude la nota - chiederà alla Regione Puglia di costituirsi parte civile contro tutti coloro che hanno consentito una così grave degenerazione della convivenza civile”.

In vista della riunione della Commissione Affari Costituzionali che si terrà domani, Maurizio Turco, deputato radicale, ha invece scritto al Presidente della Commissione, Donato Bruno, proponendo che si disponga con urgenza una indagine conoscitiva sul campo di Manduria. Oltre al fiume di parole, ci sono i volti, segnati dal dolore, dei protagonisti del campo. L’eco della tragedia di Lampedusa ha acuito il dolore e la sofferenza. Dentro ogni tenda, una storia, un dramma. Come testimoniano gli occhi pieni di lacrime di un ragazzo tunisino: Mohamed Sahbi Masoudi, 27 anni.

Suo fratello è disperso da nove giorni. E lui ai cronisti racconta: "Temo che a Faouzi sia successo qualcosa di molto grave. Mia madre sente che è morto durante la traversata. Lei è malata, ha avuto un malore, le mie due sorelle l'hanno portata in un ospedale tunisino. Non parla più". Mohamed Sahbi Masoudi in Tunisia faceva il meccanico prima di salire sul barcone della speranza e di sbarcare a Lampedusa. I pericoli del Mediterraneo li conosce perché la sua barca è stata per quattro giorni in balia del mare, fino al salvataggio compiuto da una motovedetta italiana. Il fratello scomparso, di 23 anni, studente al secondo anno di giurisprudenza, ha tentato la traversata dopo di lui ma da troppo tempo non dà più notizie di sé.

"Il 28 marzo - racconta Mohamed in francese, davanti all'ingresso della tendopoli di Manduria - Faouzi mi ha chiamato per dirmi che sarebbe partito il giorno dopo, martedì, da Sfax, a circa 270 chilometri a est di Tunisi. Sul barcone, oltre a lui, erano previsti altri 54 passeggeri. Mi ha detto anche che aveva pagato circa 750 euro per il viaggio. Quella è stata l'ultima volta in cui l'ho sentito". Mohamed esclude che il fratello sia fuggito dalla polizia italiana. "Se fosse arrivato in Italia o da qualsiasi altra parte - spiega - ci avrebbe avvisato; e la stessa cosa avrebbe fatto se non fosse più partito".

Ma quello che allarma in questa storia è che anche due amici che si sarebbero imbarcati con Faouzi non danno più notizie ai loro familiari. I due sono poco più che ventenni e si chiamano Monham El Hechmi e Mehdi Trabelssi. I parenti dei due ragazzi chiamano Mohamed tutti i giorni per sapere se ha novità del fratello ma la risposta è sempre negativa. Alle ricerche di Faouzi si sta interessando anche la polizia italiana che ha finora controllato, senza successo, la lista dei migranti finiti nell'ospedale di Lampedusa mentre è in corso un controllo più approfondito tra quelli sbarcati e fotosegnalati sull'isola. L'esito delle ricerche fa temere il peggio, ma la speranza che Faouzi e i suoi amici siano fuggiti non è da scartare.

Il portavoce di molti dei 1.300 tunisini ospitati della tendopoli, Hamadi Ksouri, fa un appello a nome dell'amico Mohamed: "Chi sa qualcosa di Faouzi chiami la polizia perché la famiglia Masoudi è distrutta”. Mentre Mohamed si dispera, nel campo si diffonde la notizia del tragico naufragio nel Canale di Sicilia. Molti restano in silenzio e, anche se le vittime non sono loro connazionali, nessuno se la sente di risvegliare i fantasmi del viaggio-odissea appena compiuto. Alcuni, fuori dalla tendopoli, invece, si uniscono a due gruppi di cantori locali giunti dai comuni vicini per portare un po’ di allegria. Con tamburelli, fisarmonica e chitarra, i migranti  hanno intonato prima canti tunisini e poi ballato la pizzica salentina come consumati tarantolati: scrollandosi di dosso la tensione, la rabbia, il dolore.

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