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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Funghi spontanei: a cosa fare attenzione per evitare spiacevoli conseguenze

Un confronto con gli esperti per sapere come comportarsi

Trifolati, alla piastra, con pappardelle o in umido, da sempre i funghi attirano un gran numero di appassionati della gastronomia. Tra le tante specie esistenti, i più ricercati sono certamente i funghi spontanei, che durante l’autunno la natura ci regala generosamente. Bisogna però fare molta attenzione: per consumare funghi spontanei si deve tener conto di alcuni fattori fondamentali per evitare di andare incontro a spiacevoli conseguenze, a volte anche mortali.

Con l’arrivo delle piogge e della stagione umida, iniziano anche le intossicazioni alimentari che scaturiscono dal consumo di funghi, magari acquistati nei mercati e privi di certificazioni o raccolti senza una conoscenza adeguata. É facile, infatti, per chi non è sufficientemente preparato, aggiornato o formato, commettere degli errori nella raccolta o nella conservazione dei miceti. Per evitare rischi per la salute, anche gravi, è opportuno acquistare funghi spontanei verificati dalla Asl di Brindisi, che certifica i raccolti e consegna adeguata documentazione ai commercianti, i quali devono poi esporla sui banchi di vendita.

Per chi invece desidera cimentarsi in prima persona nella raccolta dei funghi, in Puglia è necessario un permesso di raccolta rilasciato dai Comuni. Come si ottiene? Bisogna frequentare dei corsi di formazione presso associazioni micologiche autorizzate e rinnovarlo ogni 5 anni. “Tuttavia sarebbe opportuno - come sostiene il dottor Liborio Rainò, responsabile del Centro di Controllo Micologico della Asl Brindisi - far valutare a gli esperti micologi della Asl il proprio raccolto, prima di consumarlo o venderlo”. 

É fondamentale tener conto di tanti aspetti, che non riguardano solo il riconoscimento del fungo in sé, ma anche la conservazione, le quantità e la frequenza di consumo. Lo stesso dottor Rainò spiega che “A patto che lo stato di salute del consumatore sia buono e che non ci si trovi in condizioni particolari (come gravidanza, patologie complesse, bambini in tenera età), è opportuno consumare funghi in quantità contenute e non di frequente, nonché funghi che non abbiano superato i tre giorni dalla raccolta, conservati in maniera adeguata evitando di chiuderli in sacchetti di plastica, e sottoposti, non solo ad una corretta pulizia ma, anche ad una cottura di almeno 25 minuti”.  

Cosa fare in caso di sintomi di intossicazione, come dolori addominali, mal di testa, diarrea, anche lievi? Il consiglio del dottor Rainò è di recarsi urgentemente in pronto soccorso, possibilmente portando con sé un campione dei funghi assunti, anche se cotti.

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