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L’ex assessore non diffamò l’onorevole: assolto Tani Roma, sotto gli occhi di Vitali

FRANCAVILLA FONTANA - L’ex assessore e il giornalista non diffamarono l’onorevole. E così, trascinati sul ring della sezione distaccata del Tribunale di Ostuni, l’ex amministratore provinciale e il suo intervistatore ne escono indenni: assolti con formula piena, perché il fatto non costituisce reato. Tanto recita la sentenza letta nel pomeriggio dal giudice Genantonio Chiarelli, al termine di un lungo procedimento penale che ha visto protagonisti, l’un contro l’altro, l’onorevole Luigi Vitali e l’ex assessore provinciale alle Finanze, Tani Roma (difeso dall’avvocato Mauro Masiello). Il primo quale parte lesa, il secondo, invece, in quanto destinatario, insieme al giornalista Tonino Saponaro (difeso dall’avvocato Antonello Anglani), di una formale querela per diffamazione depositata proprio dal parlamentare, a seguito di alcune dichiarazioni rese in Tv.

FRANCAVILLA FONTANA - L’ex assessore e il giornalista non diffamarono l’onorevole. E così, trascinati sul ring della sezione distaccata del Tribunale di Ostuni,  l’ex amministratore provinciale e il suo intervistatore ne escono indenni: assolti con formula piena, perché il fatto non costituisce reato. Tanto recita la sentenza letta nel pomeriggio dal giudice Genantonio Chiarelli, al termine di un lungo procedimento penale che ha visto protagonisti, l’un contro l’altro, l’onorevole Luigi Vitali e l’ex assessore provinciale alle Finanze, Tani Roma (difeso dall’avvocato Mauro Masiello). Il primo quale parte lesa, il secondo, invece, in quanto destinatario, insieme al giornalista Tonino Saponaro (difeso dall’avvocato Antonello Anglani), di una formale querela per diffamazione depositata proprio dal parlamentare, a seguito di alcune dichiarazioni rese in Tv.

Lo stesso Pm, Miriam Iacoviello, al culmine della requisitoria, aveva chiesto l’assoluzione per Roma e Saponaro, sottolineando come entrambi avessero fatto riferimento a dichiarazioni realmente rese dall’onorevole durante i lavori di un Consiglio comunale. Il parlamentare, che ha voluto essere presente in aula durante la discussione, ha lasciato poi il Tribunale, senza attendere la lettura della sentenza, accolta invece con soddisfazione da Roma, che a sua volta starebbe meditando di replicare, pan per focaccia, al rivale politico: “Un controquerela? Valuteremo”.

I fatti risalgono all’inverno di quattro anni addietro. Attorno all’ampliamento di un capannone industriale da parte dell’imprenditore Vincenzo De Castri (oggi coinvolto a pieno titolo nelle indagini avviate dalla Procura di Brindisi a carico del clan del boss francavillese Giancarlo Capobianco) fu bagarre in Consiglio comunale nel marzo del 2007. Accuse feroci, quelle che dall’opposizione furono rivolte nei confronti della maggioranza di centrodestra. E nel mirino della minoranza finì anche l’onorevole Vitali (presente oggi in aula, insieme al suo legale di fiducia, Raffaele Missere), che a seguito di alcune dichiarazioni rese dall’allora assessore provinciale ai microfoni di Trcb non esitò a querelarlo per diffamazione.

Nella querela il parlamentare sosteneva che Tani Roma, nell’ottobre dello stesso anno, avrebbe accusato davanti alle telecamere i maggiorenti della coalizione di governo di consentire abusi edilizi in cambio del sostegno elettorale durante le elezioni, prefigurando in tal senso a loro carico il reato di corruzione: “E pensare che fu proprio l’onorevole Vitali, nella seduta del 12 marzo 2007 - ha ricordato in aula il suo legale - a chiedere il ritiro dell’argomento, invitando il sindaco e il comandante dei vigili a verificare quanto denunciato dall’opposizione”.

Diversi, dall’inizio del processo ad oggi, i testimoni ascoltati in aula. Tra questi il consigliere comunale Mario Filomeno (già sindaco della Città degli imperiali), l’ex comandante dei vigili urbani, Francesco Taurisano (attuale vice segretario comunale) ed un vigile urbano: Angelo Roma, fratello dell’ex amministratore provinciale. Proprio quest’ultimo, dinanzi al giudice Chiarelli aveva raccontato fatti e circostanze legate ad una serie di sopralluoghi effettuati sul cantiere in questione, nei pressi della Zona industriale, sottolineando di essere stato all’epoca consigliato dal suo ex comandante, in sede di accertamento delle presunte opere abusive, affinché non procedesse nella redazione del verbale, in virtù di un permesso a costruire che da lì a qualche giorno - come aveva avuto modo di accertare e di riferire al suo superiore lo stesso agente municipale - sarebbe stato rilasciato dall’Ufficio tecnico comunale”.

Il pronunciamento del Giudice, arrivato nel pomeriggio, pone fine al duello, scandito da querela, tra il parlamentare e l’ex assessore. Tutte ancora da chiarire, invece, le vicende (peraltro tra loro distinte) legate alle presunte opere abusive attinenti il capannone industriale e ai rapporti tra l’imprenditore e il boss.

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