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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Quarant’anni di carcere per la banda del “Bar Chopin”

BRINDISI - Rito abbreviato e sentenza pesante. Il verdetto del Gup è giunto in giornata. E così, per cinque dei sei presunti componenti la banda del “bar Chopin”, sono piovuti quarant’anni complessivi di carcere. Così ha sentenziato il Giudice per l'udienza preliminare Giovanni Gallo. Il verdetto, dunque: Raffaele Martena (23 anni, originario di San Pietro ma residente a Tuturano) è stato condannato a 15 anni (a fronte dei 18 chiesti dal pm, Alberto Santacatterina); Luigi Lorenzo (23 anni, di Brindisi, assistito dall’avvocato Daniela D’Amuri) è stato condannato a 8 anni (sconto di 6 mesi rispetto alle richieste del Pm) ma sgravato dal peso di aver rivestito il ruolo di capo dell’organizzazione al fianco di Martena. Condanna a otto anni (anziché dieci) anche per Ivan Martucci alias “Cartuccia”, 23 anni, di Tuturano.

BRINDISI - Rito abbreviato e sentenza pesante. Il verdetto delgup è giunto in giornata. E così, per cinque dei sei presunti componenti la banda del “Bar Chopin” di Tuturano, tutti giovanissimi, sono piovuti quarant’anni complessivi di carcere.  Così ha sentenziato il giudice per l'udienza preliminare Giovanni Gallo. Il verdetto, dunque: Raffaele Martena (23 anni, originario di San Pietro ma residente a Tuturano) è stato condannato a 15 anni (a fronte dei 18 chiesti dal pm, Alberto Santacatterina); Luigi Lorenzo  (23 anni, di Brindisi, assistito dall’avvocato Daniela D’Amuri) è stato condannato a 8 anni (sconto di 6 mesi rispetto alle richieste del Pm) ma sgravato dal peso di aver rivestito il ruolo di capo dell’organizzazione al fianco di Martena. Condanna a otto anni (anziché dieci) anche per Ivan Martucci, 23 anni, di Tuturano.

La sentenza riguarda anche i titolari del Bar Chopin, ritenuto dagli inquirenti il quartier generale  del sodalizio: Andrea Iaia (38 anni, difeso dall’avvocato Gianvito Lillo), è stato condannato a 2 anni e 8 mesi anziché 6, per reati minori legati allo spaccio. Decaduta, invece, l'ipotesi che il 38enne potesse aver fatto parte di una associazione delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Più pesante la pena per il fratello minore, Mauro Iaia, (24 anni) condannato a 7 anni (anziché i sei richiesti dall'accusa). Unico a beneficiarie dell’assoluzione è stato Cosimo Avallone, 39 anni, di Brindisi, difeso dall'avvocato Luca Leoci, per il quale il pm aveva chiesto la condanna a quattro anni.

Già preannunciata battaglia in appello da parte del collegio difensivo, composto da Giacomo Serio, Fiorendina De Carlo e Ladislao Massari. Affronteranno invece il processo ordinario altri due imputati, ossia Gianni Sabella (23 anni, di San Pietro Vernotico) e Salvatore Minelli (39 anni, anche lui di San Pietro Vernotico). La banda finì in carcere il 18 gennaio 2010, a margine di una lunga e complessa attività investigativa che sfociò nell’operazione condotta dalla squadra mobile di Brindisi, al comando del dirigente Francesco Barnaba.

Furono  manette per tutti, con l’accusa di avere trafficato droga avendo come base operativa i paraggi del bar Chopin e una cabina telefonica che si trova in zona, tenuta a lungo sotto controllo da parte degli investigatori, che piazzarono in zona telecamere e cimici. I reati contestati al gruppo sono antecedenti al 2007.

Seguendo le tracce di Martena (tenuto sott’occhio proprio nel periodo in cui era ai ferri corti con un pusher che pare avesse accumulato qualche debito di troppo nei suoi confronti), i poliziotti giunsero a scoperchiare un grosso giro di droga. I soldi che doveva avere dal presunto spacciatore al dettaglio non erano pochi, circa 8mila euro, in ragione dei quali chiese e ottenne dal debitore la Golf di proprietà di quest’ultimo, a titolo risarcitorio.

Auto sulla quale gli inquirenti piazzorono le cimici, seguendo le mosse di Martena e poi quelle di Lorenzo. Mesi di intercettazioni ambientali e di pedinamenti, sino al blitz.  E proprio lui, Martena, disoccupato certificato ma ritenuto fornitore di significative quantità di sostanza stupefacente da piazzare sul territorio di sua competenza, fu trovato in possesso di 65.000 euro in contanti. La banda aveva a disposizione soldi, droga ma anche armi, per regolare i conti all’occorrenza.

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