rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Speciale

S'allarga lo scandalo Tecnova: dopo gli schiavi, le imprese non pagate

BRINDISI - La faccia sporca del fotovoltaico ha due colori. Nero, come quello della pelle degli schiavi maltrattati nei campi di pannelli al silicio, e bianco come quello della pelle dei piccoli imprenditori che hanno investito nell'indotto della costruzione delle centrali del futuro. Operai extracomunitari e piccoli imprenditori locali, accomunati da un unica tragica beffa del destino, l'aver creduto in una opportunità di lavoro e ritrovarsi a qualche mese dall'inizio dell'avventura sull'orlo di un baratro. Tutti sono legati da un unico filo rosso che riporta a Tecnova.

BRINDISI - La faccia sporca del fotovoltaico ha due colori. Nero, come quello  della pelle degli schiavi maltrattati nei campi di pannelli al silicio, e  bianco come quello della pelle dei piccoli imprenditori che hanno investito  nell'indotto della costruzione delle centrali del futuro. Operai extracomunitari e piccoli imprenditori locali, accomunati da un unica tragica  beffa del destino, l'aver creduto in una opportunità di lavoro e ritrovarsi a qualche mese dall'inizio dell'avventura sull'orlo di un baratro. Tutti sono legati da un unico filo rosso che riporta a Tecnova.

Accanto agli  extracomunitari rimasti senza stipendio dopo essere stati sfruttati in condizioni indicibili, ci sono i responsabili di una ventina di piccole imprese e ditte individuali salentine che vantano crediti nei confronti di Tecnova per circa un milione di euro con circa 70 lavoratori che hanno fornito servizi non  pagati.  Sono quindici i rappresentanti delle aziende che hanno creato un comitato per rivendicare i loro diritti con un sit-in svoltosi in mattinata all'esterno della Prefettura di Brindisi, manifestando la loro rabbia per una situazione che mette a rischio il loro futuro e quello dei dipendenti.

L'incontro con il prefetto Nicola Prete è l'inizio di un percorso che mira a una soluzione del problema tramite il sostegno delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Dal noleggio mezzi, alla fornitura materiali, ai trasporti, sono numerosi i servizi offerti dalle imprese delle province di Brindisi, Lecce e Taranto che hanno una collaborazione con Tecnova dall'estate del 2010 e che non ricevono compensi da 4-5 mesi: in questo lasso di tempo a  nulla sono servite le sollecitazioni per i pagamenti.

Dall'azienda sono piovute solo garanzie verbali, rassicurazioni, lettere di scuse per temporeggiare e inviti a non intraprendere le vie legali perchè tutto, dicevano, sarebbe stato risolto. Questo però non è avvenuto e dopo il terremoto degli arresti è cresciuta la preoccupazione dei lavoratori assistiti, dall'avvocato Massimiliano Ariano.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

S'allarga lo scandalo Tecnova: dopo gli schiavi, le imprese non pagate

BrindisiReport è in caricamento