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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Sintesi e conclusioni: paghiamo i picchi inquinanti del passato

Le emissioni delle centrali e del petrolchimico risultano ridotte rispetto agli anni '90 che hanno causato leucemie, malattie e tumori respiratori, alla vescica e al pancreas, patologie cardiovascolari e neurologiche. Ma bisogna vigilare e proseguire lo studio

L’area di Brindisi (comuni di Brindisi, Carovigno, Cellino San Marco, Mesagne, San Pietro Vernotico, San Vito dei Normanni e Torchiarolo, popolazione complessiva di 177,359 abitanti; dati ISTAT 2016) è da anni oggetto di attenzione per le possibili ripercussioni sulla salute della popolazione delle emissioni ambientali derivanti dagli impianti industriali presenti nell’area: lo stabilimento Petrolchimico, la Centrale Termoelettrica a servizio del Petrolchimico (ora ENIPOWER Brindisi) e le centrali termoelettriche ENEL Nord (ora EDIPOWER, non in esercizio da dicembre 2012) ed ENEL Sud (ora ENEL Produzione SpA, sita in Località Cerano – BR) (Figura 1).

Questo rapporto illustra i risultati dell’indagine epidemiologica condotta per valutare l’effetto cronico delle esposizioni agli inquinanti emessi dalle centrali termoelettriche e dal polo petrolchimico sulla mortalità/morbosità e l’incidenza tumorale della popolazione residente. Gli effetti delle esposizioni ambientali (dopo aver tenuto conto delle esposizioni occupazionali e del livello socio-economico) sono stati studiati utilizzando un approccio di coorte residenziale che, nell’ambito degli studi osservazionali, è quello che consente di valutare al meglio l’associazione tra una esposizione (in questo caso l’esposizione agli inquinanti industriali) e il suo effetto (mortalità/morbosità) sulla salute di una popolazione residente nei pressi di impianti industriali.

Emissioni SO2-2

La coorte in studio è costituita da tutte le 223,934 persone residenti tra il 1 gennaio 2000 (primo anno per il quale erano disponibili dati su supporto elettronico di tutti i comuni considerati) ed il 31 Dicembre 2013 nei comuni di Brindisi, Carovigno, Cellino San Marco, Mesagne, San Pietro Vernotico, San Vito dei Normanni e Torchiarolo i cui indirizzi di residenza, acquisiti dai registri delle anagrafi comunali, sono stati geo-referenziati e inseriti in un sistema informativo geografico (GIS).

Ad ogni individuo della coorte, sulla base dell’indirizzo di residenza, sono stati attribuiti gli indicatori della esposizione alle fonti di inquinamento presenti nell’area, stimati mediante modelli di dispersione in atmosfera. Sono stati considerati come inquinanti traccianti: Particolato (PM10) e Anidride Solforosa (SO2) per le centrali termoelettriche e i Composti Organici Volatili (COV) per il complesso petrolchimico.

Per ciascun residente è stata dunque ricostruita l’esposizione analizzando le emissioni degli impianti industriali relative al periodo 1991 – 2014. Per la ricostruzione degli scenari emissivi è stata condotta una complessa attività di ricerca ed analisi documentale attraverso il reperimento e la consultazione della documentazione disponibile presso il Dipartimento di Brindisi di Arpa Puglia (studi di impatto ambientale, domande di autorizzazione ai sensi del DPR 203/88, documentazione per AIA, rapporti di impatto d’area, ecc).

Sono stati acquisiti, inoltre, i riscontri alle specifiche richieste di informazione e di dati storici trasmesse alle società che attualmente gestiscono il polo petrolchimico e le centrali termoelettriche, anche svolgendo sopralluoghi presso gli impianti, mirati ad acquisire ulteriori informazioni e documentazioni utili. Per ciascun anno del periodo in studio è stato dunque ricostruito lo scenario emissivo di ciascun impianto. Ai fini dello studio epidemiologico sono state considerate rilevanti per l’esposizione di ciascun residente sia l’esposizione al 1997, anno che ha fatto registrare i valori emissivi più elevati nel periodo considerato, sia l’esposizione di ogni anno durante il periodo di follow-up dal 2000 al 2013 (esposizione a lag 0).

L‘esposizione è stata attribuita all’indirizzo di residenza registrato presso il comune al momento dell’ingresso nella coorte del singolo individuo. Così come suggerito dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, per la stima dell’esposizione individuale sono stati utilizzati i modelli di dispersione degli inquinanti, che consentono di tenere conto dei meccanismi che intervengono nella dispersione delle sostanze in aria (la meteorologia e l’orografia del territorio).

Nelle mappe i punti neri rappresentano gli indirizzi di residenza degli individui della coorte e le aree a maggiore o minore concentrazione degli inquinanti emessi dagli impianti industriali sono identificate da bande di colori diversi. La scala cromatica utilizzata vuole dare una idea dei diversi livelli di esposizione della popolazione residente. L’esposizione media annuale della popolazione residente riflette ovviamente l’andamento temporale delle emissioni industriali.

Le esposizioni medie più elevate si sono infatti osservate negli stessi anni in cui le emissioni risultavano più elevate. Al 1997, la popolazione risultava esposta ad una concentrazione media annua, stimata all’indirizzo di residenza di ciascuno individuo, di PM10 pari a 0.44 μg/m3, di SO2 pari a 8.01 μg/m3 (inquinanti provenienti da centrali termoelettriche) e di COV pari 0.60 μg/m3 (da impianto petrolchimico).

L’esposizione media di popolazione è diminuita molto negli anni fino a raggiungere valori molto bassi dal 2010 in poi. L’informazione sullo stato in vita dei membri della coorte è stata desunta dagli archivi anagrafici comunali ed un record-linkage con il Registro Regionale delle Cause di Morte ha consentito di risalire alle cause di morte dei soggetti deceduti. Tutti i soggetti sono stati seguiti fino al 31 dicembre 2013, ovvero fino alla data di morte o di emigrazione.

Alla fine del follow-up sono risultati deceduti 21,060 soggetti (9.4%). Attraverso procedure di record-linkage con i dati dei contributi pensionistici versati all’INPS, per ogni individuo della coorte è stato possibile risalire al settore di impiego per ogni anno dal 1974. E’ stato accertato che le occupazioni prevalenti nell’area sono state nei settori agricoltura (33,144 addetti), terziario (27,641), edilizia (10,109) e costruzioni meccaniche e navali (9,270).

Per tener conto di fattori relativi al contesto sociale è stato utilizzato un indicatore di stato socio-economico, disponibile a livello di sezione di censimento della residenza di ciascun soggetto della coorte. La mortalità per causa è stata valutata per tutto il periodo 2000-2013, il ricorso alle cure ospedaliere (per le cause non tumorali) è stato analizzato per il periodo 2001-2013 mentre la incidenza tumorale è stata considerata solo per il periodo di disponibilità dei dati, 2006-2010.

L’associazione tra l’esposizione ai traccianti delle fonti inquinanti e la mortalità/morbosità/incidenza tumorale della coorte è stata valutata mediante un modello di sopravvivenza di Cox che ha stimato i rischi relativi dei diversi esiti mediante un’analisi di sopravvivenza. I risultati hanno tenuto conto del concomitante effetto di fattori quali l’età, il genere, l’indicatore di stato socio-economico dei residenti e la esposizione professionale, potenziali confondenti dell’effetto dell’esposizione ambientale.

Sono stati considerati i livelli espositivi in modo diverso a seconda degli esiti indagati. Per lo studio degli effetti a lungo termine sulla mortalità per causa e sulla incidenza tumorale è stata considerata rilevante l’esposizione di ciascun residente al 1997, anno che ha fatto registrare i valori emissivi più elevati nel periodo considerato. Per la mortalità per cause non tumorali (in particolare la mortalità cardiorespiratoria che ha una latenza tra esposizione ed esito più ridotta) e per i ricoveri ospedalieri per cause non tumorali è stata considerata l’esposizione di ogni anno durante il periodo di follow-up dal 2000 al 2013 (esposizione a lag 0). E’ stata infine condotta un’analisi stratificata per periodo (2000-2004, 2005-2009, 2010-2013) per valutare l’effetto delle esposizioni sulla morbosità cardiovascolare e respiratoria. Principali risultati

Lo studio ha valutato l’effetto cronico delle esposizioni agli inquinanti emessi dalle centrali termoelettriche e dal polo petrolchimico sulla mortalità per causa della popolazione residente nell’area di Brindisi. L’esposizione stimata al 1997 (anno in cui le emissioni industriali sono risultate più alte nel periodo in studio) a PM10 ed SO2 da centrali termoelettriche è risultata associata ad aumenti del rischio della mortalità per tumori maligni, tumore del pancreas, tumore della vescica (uomini) e leucemia (uomini), eventi coronarici acuti e malattie dell’apparato respiratorio, in particolare broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO).

L’esposizione alle emissioni dal petrolchimico (COV, al 1997) è risultata associata alla mortalità per eventi coronarici acuti e per malattie respiratorie. Con l’esposizione tempo dipendente a SO2 (lag 0), invece di quella fissa stimata al 1997, la relazione tra SO2 e mortalità per eventi coronarici si conferma. Tale associazione non si apprezza più nel periodo più recente. 

L’analisi del ricorso alle cure ospedaliere per l’intero periodo di studio e considerando l’esposizione annuale (lag0) ha evidenziato che alle concentrazioni più alte degli inquinanti di origine industriale, sia delle centrali sia del petrolchimico, corrispondonoeccessi di ospedalizzazioni per diabete, malattie neurologiche, patologie cardiovascolari e respiratorie. La esposizione ad inquinanti da polo petrolchimico è risultata associata a ricoveri nel primo anno di vita per malformazioni congenite.

L’analisi del ricorso alle cure ospedaliere per malattie cardiovascolari e respiratorie nei tre periodi (2000-2004, 2005-2009, 2010-2013) ha mostrato effetti decisamente più marcati nel primo periodo e la presenza di un effetto residuo anche nell’ultimo periodo di osservazione, che potrebbe essere ascrivibile ad un ruolo della pregressa maggiore esposizione. In questo studio, tutte le associazioni sono state stimate tenendo conto delle caratteristiche individuali, del livello socio-economico e dell’esposizione occupazionale dei residenti.

Tuttavia, occorre osservare che le esposizioni agli inquinanti provenienti dagliimpianti energetici e dal petrochimico sono moderatamente correlate tra di loro e quindi non è possibile attribuire gli effetti in maniera univoca ad un particolare impianto rispetto ad un altro. L’analisi della mortalità per posizione socioeconomica dei residenti ha evidenziato un eccesso di rischio per malattie cardiorespiratorie tra i residenti in aree economicamente più svantaggiate (SEP basso e medio basso) rispetto ai residenti in aree con SEP elevato (al netto dell’effetto della concomitante esposizione ambientale ed occupazionale).

Alcune delle associazioni riscontrate trovano un solido conforto dalla letteratura scientifica in quanto gli inquinanti ambientali di origine industriale presenti nell’area (centrali termoelettriche e petrolchimico) sono già stati studiati in diversi contesti in ambito nazionale ed internazionale. I risultati relativi all’eccesso di mortalità cardiovascolare (eventi coronarici), specie quando si considera una latenza breve tra esposizione ed esito, così come quelli per malattie respiratorie, sono da ritenersi ben documentati dalla letteratura scientifica che ha considerato gli effetti dell’inquinamento atmosferico; le associazioni riscontrate pertanto in questo studio relativamente a queste patologie possono ritenersi molto robuste ed indicare una relazione di natura causale.

L’associazione tra la esposizione agli indicatori degli impianti termoelettrici e la morbosità per patologie cardiovascolari e dell’apparato respiratorio si manifesta non solo quando si considera il quadro espositivo del 1997, ovvero il quadro espositivo annuale durante il periodo di osservazione, ma anche, pur se in misura più contenuta, quando si considera l’esposizione recente durante il periodo 2010-2013, sicuramente ridotta rispetto alle esposizioni del passato. Si tratta di un dato di sicuro interesse che può essere interpretato, dato il valore più contenuto delle esposizioni recenti, come un effetto residuo delle esposizioni del passato a cui la popolazione locale è stata esposta.

I risultati relativi alla mortalità per tumore, dove le esposizioni rilevanti sono quelle del passato (a causa dei lunghi tempi di latenza tra esposizione e malattia), sono suggestivi di un ruolo causale delle emissioni industriali, specie per l’incidenza di tumore polmonare; per il tumore della vescica e per la leucemia diversi studi hanno riconosciuto un ruolo dei fattori ambientali ed occupazionali. Meno chiari sono i risultati per il tumore del pancreas.

A completare il quadro epidemiologico, sono i risultati relativi alle malformazioni congenite in rapporto con le emissioni del petrolchimico. Per quanto l’associazione non sia più presente osservando il periodo più recente in studio, tali risultati suggeriscono un esame più approfondito della salute riproduttiva in rapporto con le emissioni industriali nel territorio.

Nel rapporto completo sono disponibili tutte le informazioni sulla metodologia impiegata per la ricostruzione storica delle emissioni dei singoli impianti (Appendice 6,7,8). E’ stata inoltre preparata un’appendice al rapporto che presenta i risultati del confronto della mortalità per causa dei residenti nei diversi quartieri brindisini con quelli degli altri comuni del comprensorio (Appendice 4).

In sintesi, il lavoro di ricostruzione retrospettiva delle emissioni ha consentito di disporre di informazioni sulla esposizione della popolazione residente sin dagli inizi degli anni ’90 ed è stato evidenziato un importante impatto sulla salute delle passate emissioni industriali. Si è inoltre riscontrata una criticità relativa all’impatto del polo energetico sulla morbosità cardiovascolare e respiratoria negli ultimi anni che – alla luce della riduzione delle concentrazione degli inquinanti studiati - potrebbe essere interpretata come una conseguenza di esposizioni pregresse.

Tale criticità suggerisce l’opportunità di proseguire l’osservazione epidemiologica, garantendo contestualmente l’attuazione di tutte le misure preventive atte a tutelare la salute della popolazione residente in questo territorio, compresa l’adozione delle migliori tecniche disponibili per il contenimento delle emissioni industriali.

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