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Ha un mieloma, va a lavorare lo stesso da dieci anni, ma gli riducono l'invalidità

BRINDISI – Lotta da dieci anni con un mieloma, seguito dai medici del Centro di ematologia dell’ospedale “Perrino” di Brindisi, ma non ha mai rinunciato al proprio lavoro, che è quello di insegnante in un istituto tecnico del capoluogo. Anche se gli effetti collaterali della malattia diventano sempre più pesanti, anche se le terapie sono sempre più complesse. Avrebbe potuto chiedere l’accompagnamento, o la pensione, ma non lo ha mai fatto. Anche se dieci anni fa la Commissione medica gli aveva riconosciuto il 100 per cento di invalidità “con residua capacità lavorativa”. Oltre a tre giorni al mese per le esigenze di cura. Ma a questo insegnante un anno e mezzo fa la stessa Commissione, in seguito ad uno dei controlli periodici, ha ridotto il grado di invalidità al 70 per cento, revocando anche i tre giorni di permesso mensili.

BRINDISI ? Lotta da dieci anni con un mieloma, seguito dai medici del Centro di ematologia dell?ospedale ?Perrino? di Brindisi, ma non ha mai rinunciato al proprio lavoro, che è quello di insegnante in un istituto tecnico del capoluogo. Anche se gli effetti collaterali della malattia diventano sempre più pesanti, anche se le terapie sono sempre più complesse. Avrebbe potuto chiedere l?accompagnamento, o la pensione, ma non lo ha mai fatto. Anche se dieci anni fa la Commissione medica  gli aveva riconosciuto il 100 per cento di invalidità ?con residua capacità lavorativa?. Oltre a tre giorni al mese per le esigenze di cura. Ma a questo insegnante un anno e mezzo fa la stessa Commissione, in seguito ad uno dei controlli periodici, ha ridotto il grado di invalidità al 70 per cento, revocando anche i tre giorni di permesso mensili.

Eppure la documentazione clinica prodotta in sede di verifica periodica sosteneva esattamente il contrario: la malattia tornava alla carica, la chemioterapia veniva spostata su procedure più incisive. Certificazioni prodotte non da una struttura di cura privata, non da uno specialista di parte, ma da un reparto di una struttura pubblica. Perché il taglio, con quale criterio? La parte interessata ha solo una strada per appurare ciò: chiedere un nuovo accertamento. Cosa che ha fatto: l?insegnante tra qualche giorno tornerà davanti ai medici che dovranno valutare la sua condizione di invalidità. E sempre con il solo sostegno della documentazione medica ospedaliera. Esito, ovviamente, imprevedibile. Chissà se otterrà nuovamente i suoi tre giorni mensili di permesso dal lavoro.

Ma questo caso è la spia di un malessere molto più ampio, perché gli scandali dei falsi invalidi hanno provocato situazioni di reale disagio a numerosi invalidi veri, perché spesso sulle valutazioni che li riguardano pesano valutazioni restrittive. E non tutti sono in gradi di confutare, reagire, ricorrere. Alla fine rischia di prevalere la rassegnazione, il peso di una patologia riconosciuta solo in parte. Dopo i decenni dei falsi invalidi, arrivano gli anni del giro di vite anche sugli ammalati veri. Su quelli che potrebbero starsene a casa, data la gravità della malattia, ma che invece scelgono di continuare a fare chilometri e chilometri ogni mattina per andare e tornare dal lavoro.

Ecco un nuovo pianeta da esplorare. Lo chiedono i patronati dei sindacati, lo chiedono le associazioni. Perché una Commissione medica di valutazione può dare un giudizio divergente dal medico che cura la persona portatrice di invalidità sul decorso si una malattia grave come un mieloma? Un caso particolare? Da quanto si dice a Brindisi, no. Il giro di vite è reale.

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Come funziona il percorso di accertamento delle invalidità

L'invalidità è riconosciuta da una Commissione operante presso ogni Ausl. La Commissione è composta da un medico specialista in medicina legale che assume le funzioni di presidente e da due medici di cui uno scelto prioritariamente tra gli specialisti in medicina del lavoro. I medici sono scelti tra i medici dipendenti o convenzionati della Usl territorialmente competente. Alla Commissione partecipa, di volta in volta, un sanitario in rappresentanza, rispettivamente, dell'Associazione nazionale dei mutilati ed invalidi civili (ANMIC), dell'Unione italiana ciechi (UIC), dell'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza ai sordomuti (ENS) e dell'Associazione nazionale delle famiglie dei fanciulli ed adulti subnormali (ANFFAS), ogni qualvolta devono pronunciarsi su invalidi appartenenti alle rispettive categorie. Dal 1 gennaio 2010, la Commissione è integrata da un medico INPS quale componente effettivo.

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