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In trincea, al Centro di ematologia

BRINDISI – Ha fondato il reparto di Ematologia a Brindisi nel 1982 diventandone il direttore, prima all’ospedale Di Summa e dal 1995 presso l’ospedale Antonio Perrino. Giovanni Quarta dopo trent'anni dalla fondazione e molti di più di lavoro, ha spiegato a BrindisiReport.it le criticità e i risultati ottenuti, sottolineando l’importanza del lavoro di gruppo e non solo medico, ma anche del supporto dato dalle associazioni di volontariato come Ail e Admo.

BRINDISI – Ha fondato il reparto di Ematologia a Brindisi nel 1982 diventandone il direttore, prima all’ospedale Di Summa e dal 1995 presso l’ospedale Antonio Perrino. Giovanni Quarta dopo trent'anni dalla fondazione e molti di più di lavoro, ha spiegato a BrindisiReport.it le criticità e i risultati ottenuti, sottolineando l’importanza del lavoro di gruppo e non solo medico, ma anche del supporto dato dalle associazioni di volontariato come Ail e Admo.

Punto di emergenza riscontrato dal medico ematologo negli ultimi anni è quello di un aumento esponenziale delle malattie ematologiche, soprattutto nei giovani, a causa del fattore ambientale nel nostro territorio e in punti ben definiti della provincia. Il risultato positivo sta nei programmi scientifici che sono orientati al trapianto, all'impiego delle cellule staminali e alla terapia cellulare.

Tanti sono stati i risultati e riconoscimenti in questi trent'anni di lavoro. Al Centro di ematologia sono riusciti ad ottenere i più grandi riconoscimenti sul campo della ricerca, sia sul campo applicativo. Dal 1995 ad oggi hanno eseguito circa 300 trapianti di midollo osseo. Hanno ottenuto la certificazione di qualità  sul laboratorio di ematologia diventando un centro di riferimento nazionale  di una rete di laboratori accreditati.

Diverse pubblicazioni scientifiche con i gruppi operativi per lo studio dei linfomi, mielomi e leucemie. Arrivando a fare anche il trapianto allogenico di cellule staminali. “Non c’è migliore cura di quando viene fatta la ricerca: lì si trova sicuramente l’eccellenza”, sottolinea il direttore Giovanni Quarta.

A trent'anni dalla nascita del suo reparto, oggi, quali sono i punti deboli e quelli forti?

“Dovrei iniziare con un discorso in generale spiegando un po’ come funziona tutto il sistema sanitario e quello interno all’ospedale, che le posso assicurare molto complesso. Fin dall’inizio e parlo più di vent’anni fa, mi sono sempre promesso di offrire ai cittadini un centro all’avanguardia, un prodotto non eccellente, ma di più. Oggi purtroppo ci sono troppe carenze nel servizio sanitario, e non dei singoli reparti. Cadiamo nella gestione di tutti i servizi collaterali. Non ci può essere una via di mezzo nel trattamento delle malattie. Oggi noi assistiamo a liste d’attese che sono inconcepibili per le visite,  reparti come il pronto soccorso che non riescono a far fronte alle esigenze di urgenza dei cittadini, non abbiamo posti letto nell’ospedale, infatti il nostro reparto è sede di extraerogazione in altri reparti, sono cose inconcepibili che oggi non si possono accettare”.

Quanti posti letto ci sono in Ematologia?

“E’ una bella domanda (sorride, ndr). I posti letto ufficiali dovrebbero essere 20, in realtà, ogni giorno abbiamo circa 60-70 posti letto perché abbiamo un turn over di pazienti tra quelli ricoverati, quelli in day hospital, e il centro di microcitemia, per cui ogni giorno curiamo una media di 75-85 pazienti. E non è una cura banale, sono trattamenti terapeutici e diagnostici piuttosto impegnativi che coinvolgono anche le attività laboratoristiche, perché senza il laboratorio non si può fare assolutamente niente. Sono attività che riguardano il midollo, il linfonodo, eccetera”.

Quante unità lavorano nel reparto in base ai turni?

“In base ai turni noi abbiamo 11 medici, 2 biologi e 1 tecnico. Dovremmo avere un organico di 34 infermieri, in realtà sono molto meno. Le risorse sono insufficienti per coprire il bisogno (causa anche la legge 104 che ha tagliato le risorse, ndr). Per sopperire  a questo  ci affidiamo anche ai medici volontari dell’Ail per l’assistenza domiciliare. Abbiamo circa 20 pazienti fuori che devono essere trattati giornalmente. Sarebbe un altro reparto con 20 posti letto di degenza. Abbiamo una biologa e una psicologa che vengono pagate dall’Ail”.

Negli anni ha notato un’incidenza maggiore delle malattie ematologiche?

“Stiamo facendo proprio in questi giorni con i ricercatori del Cnr delle riunioni per valutare appunto la diffusione territoriale delle patologie negli ultimi anni. E’ ovvio che abbiamo notato un incremento delle malattie ematologiche, l’ha dimostrato anche l’Arpa nell’ultimo studio relativo anche al registro nazionale dei tumori del 2006. Quindi l’aumento di linfomi di Hodgkin così come le leucemie. Nei prossimi anni, alla fine dell’ultimo studio che stiamo facendo, potremo avere una lettura ancora più chiara e inoppugnabile della situazione e dei dati. La nostra sensazione è che sono notevolmente aumentate soprattutto in alcune aree della nostra provincia tipo Ostuni, San Pancrazio, Erchie”.

C’è stata anche un’incidenza di malati under 30?

“La nostra sensazione negli anni è che sono aumentate le malattie sui giovani. Crediamo che si sia proprio accorciata l’età d’incidenza di queste malattie quindi abbiamo sempre più giovani che si ammalano ma la nostra sensazione è che le patologie stesse stiano cambiando nel loro stretto senso biologico e stiano diventando sempre più aggressive. Ma questo è un fenomeno che noi andiamo a denunciare anche nelle nostra comunità scientifica da diversi anni, quindi l’incidenza di patologie che prima avevano un andamento più canonico adesso hanno  un andamento più maligno, e anche dal punto di vista biologico più complesso e questo sicuramente è legato a fenomeni ambientali che però al momento nessuno ha voluto considerare. Noi spesso negli anni passati abbiamo fatto segnalazioni, indicando anche in alcune determinate zone della provincia la nascita di  problematiche molto, ma molto rare ma nessuno se ne è mai fregato niente. Poi per esempio abbiamo scoperto che a San Pancrazio c’è una discarica, mentre in altre zone altre discariche abusive. Abbiamo scoperto la emissione di inquinanti che non sono certamente canonici. Ma nessuno però che si sia mai preoccupato di fare uno studio preciso”.

Visto che il suo reparto è diventato un centro eccellente del trapianto di midollo osseo. Quanto è importante appunto la donazione?

“Dare un valore da una scala che va da uno a cento, darei 150. La donazione è tutto. Oggi abbiamo una duplice visione dei problemi: quella innanzitutto di cercare di costruire delle terapie tra virgolette confezionate su misura su singoli pazienti volte ad eliminare la causa biologica che ha prodotto questa malattia, quindi fare una terapia mirata e in alcuni casi come la leucemia mieloide cronica ci siamo quasi riusciti. Abbiamo una guarigione che sfiora il 98%. L’altro aspetto è quello curativo per patologie  che non possiamo trattare solo con i farmaci o meglio che non hanno risposto soltanto con i farmaci. La terapia trapiantologica in alcuni casi consente una definita guarigione e se è diventato obbligatoria per alcune forme di leucemia acuta, sta diventando importante anche in alcune forme di linfomi. Addirittura si sta studiando di integrare il trapianto direttamente in fasi  precoci di trattamento visto che si sta riuscendo ad avere una buona risposta anche dalla ricerca dei donatori del registro”.

Quanto è importante la sinergia la collaborazione tra medici e associazioni di volontariato come Ail e Admo?

“Io più che sinergia l’ho sempre intesa come ‘simbiosi’. Nella mia vita professionale ed esperienza, ho sempre considerato come un appoggio incondizionato l’associazione di volontariato. A volte anche come un motore per andare avanti”.

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