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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Intervento/ Il paradosso Casa Serena

Da molti anni oramai, mi occupo di sindacato e soprattutto di sindacato che si batte per la tutela delle categorie più deboli, con meno voce, con meno attenzione sui mass media, insomma di quelle persone che vengono definite gli invisibili, nelle cui file rientrano ad esempio gli utenti di Casa Serena di San Vito dei Normanni.

Da molti anni oramai, mi occupo di sindacato e soprattutto di sindacato che si batte per la tutela delle categorie più deboli, con meno voce, con meno attenzione sui mass media, insomma di quelle persone che vengono definite gli invisibili, nelle cui file rientrano ad esempio gli utenti di Casa Serena di San Vito dei Normanni, struttura assurta agli onori delle cronache, per l’inopinato taglio di risorse da parte della Regione, taglio di risorse che ne mette a rischio la sopravvivenza, con tutte le conseguenze del caso per gli utenti stessi e per i lavoratori addetti.

Per meglio comprendere questa vicenda è indispensabile fare alcuni passi indietro e comprendere come si è sviluppata l’attività di Casa Serena. La Giunta Regionale, in esecuzione dei dettati dell’art.16 della Legge regionale 15/92, con delibere n. 1217/93 e n.3743 /93 disponeva il trasferimento al Comune di San Vito dei Normanni del patrimonio immobiliare e mobiliare e delle relative competenze assistenziali dell’ex ONPI con decorrenza 1 giugno 1998. Il Comune di San Vito dei Normanni, a seguito di richiesta della Regione a subentrare nelle funzioni, ha impugnato innanzi al Tar di Lecce la delibera n. 2460 del 18/6/1998 di assegnazione contributi di gestione. Il Tar ha respinto le censure sollevate dal Comune di San Vito dei Normanni. La Regione Puglia con delibera n. 798 dal 24 giugno 1999 disponeva la cessazione della gestione della Casa Serena ex Onpi.

Il Comune di San Vito dei Normanni impugnava tale atto amministrativo che il Tar Puglia nuovamente respingeva. La Sezione decentrata di controllo di Brindisi nominava il dott. Antonio De Stradis quale commissario ad acta per l’adozione della delibera n.47 del 30 /11 /1999 di trasferimento definitivo della Casa serena ex Onpi con 41 ospiti. La continuità dei servizi affidati dalla Regione, viene assicurata dal Comune di San Vito dei Normanni attraverso l’affidamento a cooperative esterne e dai dipendenti regionali rimasti, che operano all’interno della struttura assicurando la gestione dei servizi ordinari e socio-sanitari di cui gli anziani necessitano.

Nel frattempo, l’approvazione delle prime leggi inerenti la sicurezza intervengono a creare le prime complicazioni. Si dà il via, dunque, ai primi lavori di adeguamento normativo della struttura, allo scopo di conseguire le certificazioni ed autorizzazioni necessarie all’esercizio delle attività di assistenza. Purtroppo non basta. Con il passare del tempo, la struttura finisce in uno stato di non conformità totale alle norme, a partire dall’impianto elettrico, passando per le barriere architettoniche, per finire all’agibilità. Si va avanti chiudendo via via tutti gli spazi non agibili. Si bloccano le liste di accettazione e dai centoventi anziani iniziali si passa ad ospitarne una trentina circa.

Con un primo finanziamento è stata ristrutturata una parte di una delle due torri. Nel frattempo la Asl di Brindisi pensa e quindi progetta di sviluppare la rete di Centri di Salute e di Case della Salute, ovvero quelle strutture definite dal Piano Regionale di Salute 2008-2010, “strutture in grado di erogare materialmente nello stesso spazio fisico, anche grazie a collegamenti funzionali, l’insieme delle prestazioni sociosanitarie e di garantire la continuità dell’assistenza con l’ospedale e le attività di prevenzione. Queste potranno operare nelle 12 ore (Centri di Salute) o nelle 24 ore, (Case della Salute).

Tali strutture saranno dunque caratterizzate dalla contestuale presenza di segmenti assistenziali propri del sistema territoriale, quali servizi ambulatoriali poli-specialistici, servizi dipartimentali, consultori familiari. Le Case della salute dovrebbero essere altresì il luogo più indicato ove allocare attività di tipo residenziale (ad esempio posti letto di Rssa, Rsa, “Hospice”); ciò, se realizzato, assumerà una particolare valenza per le strutture realizzate “ex novo”, o su suoli o su pre-esistenze, messi a disposizione dai Comuni, quale effetto di una compartecipazione capace di definire una offerta assistenziale integrata di tipo socio-sanitario.

In particolare, la Asl Brindisi promuoverà lo sviluppo di tali sistemi assistenziali là dove sono già attivi moduli Siata ovvero forme di aggregazione strutturata tra medici di Medicina Generale, allo scopo di garantire la continuità assistenziale per i cittadini sulle 24 ore, di cui 12 sono assicurate dai Medici di Medicina Generale, e 12 sono assicurate dalla Guardia Medica, oppure, laddove sussistano le condizioni, dagli stessi medici di Medicina Generale organizzati in Utap (Unità Territoriale di Assistenza Primaria). All’interno di tali strutture dovrà essere anche assicurato il momento della partecipazione e della tutela democratica del diritto alla salute, mediante la garanzia di accesso e di fruizione di spazi adeguati per gli Organismi rappresentativi dei Cittadini e degli Utenti”.

I “Centri di Salute” e le “Case della Salute” saranno realizzate innanzitutto nei Comuni privi di strutture sanitarie di maggiore complessità, mediante adeguamento di strutture già esistenti nelle quali siano già attivi servizi territoriali, o mediante realizzazione “ex novo”. Tali opere saranno rese possibili mediante l’utilizzo delle risorse dedicate, di cui all’Accordo di Programma con la Regione Puglia per il PO FESR/FAS 2007-2013, da utilizzarsi per interventi su strutture preesistenti e/o aree messe a disposizione dai Comuni.

Al momento, tuttavia, nulla di tutto questo, almeno per la nostra Provincia, risulta essere attivato. Con la legge regionale n. 7 del 6 febbraio 2013, l’Art. 12 ha sancito le modifiche all’art. 69 della l.r.19/2006; infatti in tale articolo, il comma 3 è sostituito dal seguente: a decorrere dall’anno 2013 le risorse autonome previste dalla legge di bilancio annuale sono allocate sui seguenti capitoli. capitolo 784010 “Fondo globale per i servizi socio-assistenziali”, unità previsionale di base 5.2.1

“Programmazione sociale e integrazione”, al quale confluiscono annualmente le risorse, nella misura non superiore al 10 per cento del fondo medesimo e comunque non superiore allo stanziamento previsto nel bilancio 2006, per il concorso al finanziamento delle spese di funzionamento sostenute dai Comuni per il funzionamento delle Case di riposo ex Onpi di Bari e San Vito dei Normanni (Legge n. 649/1968, legge n.764/1975 e L. R. n. 37/1994), e della Casa di riposo dei profughi di Bari (L. R. n. 28/1979), da ripartire tra i Comuni proporzionalmente al numero di ospiti presenti nella struttura alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di erogazione dei contributi”.

Con delibera n.1534 del 2 agosto 2013 la Giunta Regionale ha approvato il Piano regionale delle politiche sociali 2013-2015 assegnando al Comune dì San Vito dei Normanni una somma annua di 300.000,00 euro destinata alla gestione della Casa di Riposo Ex Onpi, oggi Casa Serena" per l’anno 2013 a fronte della somma di 653.000,00 degli anni precedenti. Questo è il quadro di riferimento storico e normativo che si è sedimentato negli anni, dal quale discende tutta la problematica attuale ed i rischi che si stanno correndo, sia per gli utenti che per il personale. Mi pare lecito, tuttavia, porsi alcune ulteriori domande.

Qualcuno mi deve spiegare perché le due strutture omologhe, di provenienza ex Onpi, quella di San Vito dei Normanni ospita circa 30 anziani, quella di Bari ne ospita poco meno della metà, però l’erogazione finanziaria regionale è circa di pari importo ? Inoltre, è possibile che dalle menti dei grandi manager, politici e non, regionali e dell’amministrazione comunale di San Vito (la quale se esprimesse un po’ più di autorevolezza e meno improvvisazione, sarebbe certamente molto più efficace anche nei rapporti con le istituzioni regionali), non venga fuori un progetto che rilanci e valorizzi la funzione delle due strutture predette, uniche strutture pubbliche in Puglia.

Com’è noto tutte le altre, che si occupano del pianeta anziani, sono private. Niente da dire contro le strutture private ma, non possiamo distruggere due realtà sulle quali la Regione e i Comuni interessati hanno speso fior di milioni per varie ristrutturazioni. Credo che anche la Corte dei Conti potrebbe avere qualcosa da ridire in merito; infine, mi chiedo e chiedo alla Regione Puglia, perché non fa obbligo all’Asl di competenza, con apposita disposizione regionale, di mettere in atto una forma di gestione che comprenda tutto il bacino Asl e che veda quindi coinvolti i comuni interessati nella gestione e nella fruizione dei servizi, nell’interesse degli anziani delle varie comunità locali?

E’ possibile che tutti i risparmi necessari al risanamento del bilancio della Regione, si concretizzino nei 300 mila euro tagliati a Casa Serena; è lecito chiedere come si pensa, in caso di chiusura della struttura, di ricollocare i pazienti, molti dei quali non autosufficienti o addirittura allettati, che risiedono in quella struttura da tantissimi anni e che sicuramente riceverebbero un trauma psico-fisico non indifferente dall’essere strappati a quella che considerano la loro casa? E del personale che cosa si pensa di fare? Creare altri quaranta disoccupati?

E ancora, in una società dove la popolazione invecchia e la cura degli anziani viene sempre più delegata a terzi, fuori dalla famiglia, in quanto i figli risiedono fuori dai comuni di provenienza per motivi di lavoro, come si pensa di risolvere i casi in cui per reddito non ci si può permettere badanti o assistenti vari? Assisteremo anche nella nostra Puglia alla triste piaga degli homeless, cioè anziani malati, abbandonati a se stessi, che sopravvivono di stenti per le vie cittadine?

Non si considerino queste mie affermazioni come esagerazioni o populismo, il futuro è dietro l’angolo, soprattutto se si continuerà a considerare la spesa pubblica per servizi sociali come un peso e non come un investimento, una risorsa, non solo di civiltà ma anche economica. Come cittadino, sindacalista, sanvitese, pugliese, ma soprattutto essere umano, lotterò con ogni mia forza, affinché si inverta questa rotta e si recuperino la risorse necessarie a consentire agli anziani una vecchiaia dignitosa. Qualche sagra in meno, qualche progetto culturale meglio articolato e razionalizzato, qualche duplicazione di spesa in meno, e si trovino le risorse affinché gli utenti di questa struttura, come di altri, possano affermare veramente di trascorrere la loro vecchiaia in una Casa Serena.

Concludo con un’amara considerazione: come al solito in Italia sappiamo scrivere molto bene, a partire dalla Costituzione ed a tutte le leggi che vengono emanate, il problema è che molto spesso non si ha la capacità di applicarle.

*segretario generale aggiunto Cisl Pensionati Taranto-Brindisi

 

 

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