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L'Authority sugli appalti: affidamenti irregolari di servizi a coop. Nella lista la Asl di Brindisi

ROMA - Sono 35 su 42 gli affidamenti di servizi socio-sanitari da parte delle Asl bollati come irregolari dall’autorità sugli appalti a conclusione dell'indagine sul settore. E nel mirino dell’inchiesta finisce anche l’azienda sanitaria brindisina, per affidamenti non rientranti nei limiti di importo e di oggetto, come è successo nelle province di Avellino, Teramo, Sulmona, Verona, Latina, Belluno, Treviso, insomma, da un capo all’altro dell’Italia, per un totale di 291 contratti esaminati per un importo complessivo di 311,44 milioni.

ROMA - Sono 35 su 42 gli affidamenti di servizi socio-sanitari da parte delle Asl bollati come irregolari dall’autorità sugli appalti a conclusione dell'indagine sul settore. E nel mirino dell’inchiesta finisce anche l’azienda sanitaria brindisina, per affidamenti non rientranti nei limiti di importo e di oggetto, come è successo nelle province di Avellino, Teramo, Sulmona, Verona, Latina, Belluno, Treviso, insomma, da un capo all’altro dell’Italia, per un totale di 291 contratti esaminati per un importo complessivo di 311,44 milioni.

L'indagine ha preso origine da un comunicato del presidente Giuseppe Brienza, con il quale a luglio 2010 l'autorità di vigilanza sugli appalti pubblici invitava tutte le stazioni appaltanti che procedono ad affidamenti di servizi ad effettuare all'osservatorio dei contratti pubblici le corrispondenti comunicazioni, ricordando che, in base alla normativa sulle cooperative sociali non si possono stipulare convenzioni per la fornitura di servizi socio-sanitari ed educativi. L'osservatorio ha poi chiesto a tutte le Asl di fornire l'elenco di tutti gli affidamenti disposti.

“Dai primi dati raccolti era emerso che – precisa in un comunicato l'autorità - che in alcuni casi i chiarimenti delle stazioni appaltanti hanno consentito di escludere irregolarità. Si tratta di procedimenti aperti nei riguardi delle Asl di Teramo, Cesena, La Spezia, Prato, Napoli 1 e Napoli 2 e Sassari, relativi a 36 contratti (12% del numero totale) per un importo complessivo di 95,9 milioni (30,8 % dell'importo totale)”.

A seguito delle numerose tipologie di irregolarità riscontrate, l'autorità ha emanato un atto per richiamare le Asl al rispetto della normativa nazionale e comunitaria. In particolare l'autorità rileva che non è consentita la sottoscrizione di una convenzione di anno in anno con la medesima cooperativa per lo stesso servizio, pratica che elude i principi di rotazione ed economicità. Le stazioni appaltanti, inoltre, possono acquisire servizi diversi da quelli socio-sanitari il cui importo sia contenuto entro la soglia di rilevanza comunitaria. Per quanto riguarda l'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, questo non può essere considerato un servizio, né l'oggetto di una convenzione. I servizi al pubblico, come la gestione di un bar o di un parcheggio, non possono essere oggetto di convenzioni.

Secondo l'autorità, la disciplina regionale che ha consentito a Lazio, Puglia e Veneto (sono dieci le Asl coinvolte solo in Veneto) di adottare il convenzionamento diretto oltre i limiti della legislazione nazionale non è da ritenersi legittima. Laddove la scelta del contraente è avvenuta con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, in alcuni casi si sono riscontrate irregolarità con riferimento all'attribuzione di punteggi rilevanti all'esperienza pregressa nonchè alla mancata predeterminazione dei pesi e sotto-pesi. Infine, “il ricorso alla proroga e al rinnovo - conclude la nota - costituisce una violazione dei principi della libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione e trasparenza”.

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