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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Morte di un finanziere: il giudice a sorpresa ordina una nuova perizia

BRINDISI - Aveva 46 anni, ma aveva riposto la divisa da finanziere da un pezzo, per dedicare la propria vita alle figlie bambine e alla moglie Giovanna, malata di sclerosi multipla. Morì per shock anafilattico il 24 gennaio 2007, dopo l’iniezione del liquido di contrasto prima di sottoporsi a risonanza magnetica presso la clinica Salus. E’ colpo di scena nel processo a carico del medico-radiologo Antonio Di Palma (avvocato Massimo Manfreda): il giudice Francesco Cacucci ha disposto una nuova perizia, dando mandato ad uno specialista in allergologia di dipanare l’intricata matassa, incarico assegnato quasi al termine del dibattimento su richiesta del legale di parte civile Rosario Almiento. L’esito della consulenza, che sarà depositata entro il 6 luglio, data della prossima udienza, dirà la verità sulla morte di Luigi detto Gino Latino.

BRINDISI - Aveva 46 anni, ma aveva riposto la divisa da finanziere da un pezzo, per dedicare la propria vita alle figlie bambine e alla moglie Giovanna, malata di sclerosi multipla. Morì per shock anafilattico il 24 gennaio 2007, dopo l’iniezione del liquido di contrasto prima di sottoporsi a risonanza magnetica presso la clinica Salus. E’ colpo di scena nel processo a carico del medico-radiologo Antonio Di Palma (avvocato Massimo Manfreda): il giudice Francesco Cacucci ha disposto una nuova perizia, dando mandato ad uno specialista in allergologia di dipanare l’intricata matassa, incarico assegnato quasi al termine del dibattimento su richiesta del legale di parte civile Rosario Almiento. L’esito della consulenza, che sarà depositata entro il 6 luglio, data della prossima udienza, dirà la verità sulla morte di Luigi detto Gino Latino.

Chiarendo soprattutto se la condotta del medico radiologo fu diligente fino in fondo oppure no. Stralciata la posizione di altri due medici inizialmente coinvolti nell’inchiesta, il medico curante, il consigliere comunale di Brindisi Giampaolo D’Onofrio, che gli aveva consigliato la risonanza magnetica e l’anestesista Vincenzo Rizzo che gli iniettò il liquido di contrasto. La prima perizia dei tecnici incaricati dalla procura ha acclarato che vi fu una negligenza gravissima da parte dei medici che prima della risonanza avrebbero dovuto chiedere a Latino di quali medicinali faceva uso per i problemi al cuore, ma non lo fecero. Negligenze nella fase dell’anamnesi dunque.

Drammatica la testimonianza resa in aula dalla moglie di Luigi Latino, Giovanna Ippati, che scoprì il decesso del marito praticamente con i propri occhi. Fu chiamata alla Salus, d’urgenza. Fece quel che poté, grazie all’aiuto di un vicino, per arruvare in fretta. In clinica le dissero che il marito era grave, senza aggiungere altro, finché non ne vide il cadavere su un tavolo di marmo. “Ho fatto tante volte la risonanza magnetica – ha detto la vedova in aula -. L’ho fatta sia prima della morte di mio marito sia dopo. Ebbene, sia al Perrino sia alla Salus, prima della morte di Luigi mai mi hanno chiesto se facevo uso di anti-ipertensivi. Dopo la morte di mio marito, ogni volta che vengo sottoposta a questo esame, mi chiedono se uso questi farmaci e alla mia risposta affermativa mi dicono di non assumerli prima di fare l’esame. Mio marito prendeva farmaci contro l’ipertensione”.

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