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Radioterapia della prostata, la Asl rende noti i dati: ottimi risultati al Perrino

BRINDISI - A totale vantaggio dei pazienti e delle persone che devono scegliere dove curarsi, la Asl di Brindisi ha deciso di rendere noti i risultati ottenuti dal servizio di Radioterapia dell’ospedale Antonio Perrino su soggetti colpiti da tumori alla prostata. Risultati del tutto in linea con quelli dei migliori centri internazionali, di cui sono stati applicati alcuni protocolli.

BRINDISI - A totale vantaggio dei pazienti e delle persone che devono scegliere dove curarsi, la Asl di Brindisi ha deciso di rendere noti i risultati ottenuti dal servizio di Radioterapia dell’ospedale Antonio Perrino su soggetti colpiti da tumori alla prostata. Risultati del tutto in linea con quelli dei migliori centri internazionali, di cui sono stati applicati alcuni protocolli.

Per questo, fa sapere la Asl, il dott. Francesco Tramacere ha guidato una attività di revisione dei risultati ottenuti in oltre 200 pazienti trattati dal 2001 al 2005 per tumori della prostata. L’analisi statistica è stata condotta dal dott. Emilio Gianicolo dell’ IFC-CNR di Lecce. Una metà sono stati trattati con radioterapia associata ad ormonoterapia, l'altra metà con radioterapia dopo chirurgia. La metodica ad alte dosi impiegata, è stata quella in uso presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center (MSKCC) di New York: 80 Gray con tecnica conformazionale quando la radioterapia era impiegata senza intervento chirurgico, 70 Gray con la stessa tecnica quando la radioterapia era impiegata dopo la chirurgia.

La sopravvivenza a 5 anni causa specifica (dipendente, cioè, esclusivamente dalla malattia tumorale) è stata del 95% in quelli trattati solo con radioterapia e ormonoterapia e del 97% nel gruppo sottoposto a radioterapia dopo chirurgia. I pazienti a basso rischio sono tutti vivi e senza recidiva biochimica (PSA normale) dopo almeno 5 anni di controlli. I pazienti ad alto rischio trattati solo con radioterapia ed ormonoterapia hanno avuto un controllo del PSA a 5 anni del 64%, uguale a quello del MSKCC di New York. I pazienti ad alto rischio trattati con radioterapia dopo l'intervento chirurgico hanno avuto un controllo biochimico (PSA normale) del 93% come nello studio europeo guidato dal prof Bolla di Grenoble (Francia). Le complicanze urinarie e rettali gravi sono state in linea con quelle dei centri di riferimento (tra l’1% e il 7%).

Questi risultati sono in corso di pubblicazione su riviste scientifiche e confortano sulla efficacia dell'attività finora svolta. Una attività peraltro ispirata alle indicazioni dei maggiori centri impegnati nella ricerca oncologica. La costante attenzione alle evidenze mediche ed ai migliori risultati ottenibili ha indotto l'equipe della Radioterapia di Brindisi ad introdurre un nuovo schema di cura per i tumori della prostata, l'ipofrazionamento. Infatti, la radioterapia ad alte dosi, 80 Gray, ancorché efficace, impegna il malato per 8 settimane. Recentissime evidenze, pubblicate in queste settimane dal gruppo del prof. Arcangeli dell'Istituto Tumori di Roma, hanno dimostrato invece che un ciclo di 20 sedute con dosi singole più alte di quelle normalmente usate, è in grado di produrre risultati migliori nei pazienti sia a basso che ad alto rischio. Il nuovo schema di terapia, noto come ipofrazionamento, consente di ottenere risultati migliori e permette al paziente di terminare la cura in un tempo più breve.

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