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Truffa dei cartellini Asl, alla fine potrebbero tornare tutti al lavoro

BRINDISI - Assenteisti Asl, l’azienda sanitaria si riserva di acquisire le fonti di prova cristallizzate nell’inchiesta penale prima di adottare i provvedimenti disciplinari conseguenti a carico dei 24 indagati per truffa al sistema sanitario nazionale fra medici, infermieri, assistenti amministrativi e tecnici del distretto sanitario di via Dalmazia. “L’istruttoria disciplinare è sospesa fintanto che la Asl non sarà in grado di accedere alle fonti di prova”, dichiara il direttore generale Rodolfo Rollo, “fino a quel momento non potremo adottare alcun provvedimento. Una volta avuto accesso agli atti, questo potrebbe avvenire anche nella fase dell’eventuale dibattimento o subito dopo il rinvio a giudizio, potremo decidere il da farsi indipendentemente dagli esiti in sede penale”.

BRINDISI - Assenteisti Asl, l’azienda sanitaria si riserva di acquisire le fonti di prova cristallizzate nell’inchiesta penale prima di adottare i provvedimenti disciplinari conseguenti a carico dei 24 indagati per truffa al sistema sanitario nazionale fra medici, infermieri, assistenti amministrativi e tecnici del distretto sanitario di via Dalmazia. “L’istruttoria disciplinare è sospesa fintanto che la Asl non sarà in grado di accedere alle fonti di prova”, dichiara il direttore generale Rodolfo Rollo, “fino a quel momento non potremo adottare alcun provvedimento. Una volta avuto accesso agli atti, questo potrebbe avvenire anche nella fase dell’eventuale dibattimento o subito dopo il rinvio a giudizio, potremo decidere il da farsi indipendentemente dagli esiti in sede penale”.

Le date che scandiscono il procedimento amministrativo sono parallele a quelle dell’inchiesta firmata a quattro mani dal procuratore capo Marco Di Napoli e dal pubblico ministero Adele Ferraro che il 15 novembre scorso hanno chiesto e ottenuto dal gip Eva Toscani la restrizione ai domiciliari per gli indagati, fra questi due erano le addette alle pulizie che secondo la procura marcavano i badge per favorire i presunti assenteisti, ipotesi confermata dalle due donne nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Di più. Una delle inservienti, riconoscendo gli addebiti degli inquirenti, ha patteggiato la pena (sospesa) a un anno e tre mesi di reclusione. Le posizioni in questione, per inciso, sono quelle su cui grava il carico pesante delle accuse, ma il numero totale dei presunti assenteisti è pari a sessantadue indagati.

I 24 assenteisti del distretto sanitario di via Dalmazia ristretti ai domiciliari, sono intanto tornati in libertà per effetto delle decisioni del Riesame. Il tribunale ha commutato per tutti la misura cautelare in sospensione obbligatoria dal servizio per due mesi. Il calcolo dei sessanta giorni di sospensione formulato dal cosiddetto Tribunale delle libertà ha avuto inizio non dal 15 novembre, giorno del blitz, ma dal pronunciamento del tribunale stesso, per cui i due mesi di sospensione scadranno per tutti non prima della metà di febbraio. Calcolo errato secondo più di qualche voce proveniente dal collegio difensivo, che non tiene conto del “già sofferto” in termini di custodia cautelare, per quanto nessuno abbia ritenuto utile opporsi formalmente alla decisione.

Giusto o sbagliato, il computo della sospensione fa slittare al prossimo mese le convocazioni fissate dalla azienda sanitaria, sospendendo il procedimento disciplinare fino a data da destinarsi. Se è vero infatti che il regolamento interno licenziato a marzo dell’anno in corso, sulla scorta della legge Brunetta, prevede che le sanzioni disciplinari procedano per vie indipendenti da quelle del processo penale, è vero anche che la Asl avrebbe avuto mano libera solo se avesse affidato ad una commissione interna le indagini su sospetti di assenteismo. Indagini i cui esiti avrebbero dovuto essere comunicati alla procura, fatta salva la possibilità di adottare decisioni autonome sul piano dei provvedimenti disciplinari. Percorso possibile solo a patto che qualcuno, all’interno dell’azienda, si fosse accorto dell’andazzo assenteista. E qualcuno se ne sarebbe certamente accorto se vi fossero stati controlli adeguati.

La sequenza di condizionali tradisce il fatto che le cose sono andate altrimenti. La Asl si muove oggi a rimorchio della magistratura inquirente.  Procedere al licenziamento, o all’ulteriore sospensione dei dipendenti al termine dei due mesi imposti dal Riesame, prima di una qualsiasi sentenza, è possibile per legge. Ma potrebbe significare un rischio troppo alto per l’azienda, tanto quanto per i  contribuenti. E se gli accertamenti in sede penale mitigassero le accuse? I licenziamenti, anche quelli per giusta causa, possono naturalmente essere impugnati tanto quanto le sospensioni. Diverso insomma sarebbe stato se la Asl fosse giunta a conclusioni autonome, magari più tempestive.

Adesso la Asl deve, gioco forza, quanto meno attendere l’acquisizione delle fonti di prova, dopodiché i legali difensori avranno a disposizione sessanta giorni per le controdeduzioni, al termine dei quali sarà l’azienda sanitaria, in perfetta autonomia, a decidere quale sarà l’esito del procedimento disciplinare. “La legge ci consente di adottare i provvedimenti disciplinari che riterremo opportuni, sulla sola scorta delle fonti di prova alla base dell’impianto accusatorio”, dichiara Rollo. E se video e documenti alla base delle ipotesi della procura, dovessero arrivare nelle mani della Asl dopo la scadenza dei termini di sospensione imposti dal Riesame? Non è peregrina l’ipotesi che i dipendenti indagati rientrino in servizio.

“Sì, questo è possibile – dichiara ancora il direttore generale -, ma si tratterebbe di un reintegro condizionato ad un procedimento disciplinare sospeso, non chiuso. E’ altrettanto sicuro che noi, indipendentemente dalle sentenze, che potrebbero essere mitigate faccio per dire, dal fatto che fra gli indagati ci sono molti incensurati, le sanzioni da noi erogate potrebbero avere tutt’altra severità”. I dipendenti finiti nel registro degli inquirenti insomma, potrebbero tornare al lavoro da qui a breve, per restarci quanto a lungo non è dato sapere.

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