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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Paola Baldassarre show su TeleRama: dalle giostrine all'ermetismo...

Da Elliott al "chioschetto dei gelati”, dall'ermetismo subliminale alle "giostrine carine ancorché rumorose”, fino alla "triplicazione dei paninari” che nemmeno Gesù era riuscito a compiere. Se vi siete persi il ritorno di Paola Baldassarre su TeleRama, eccovi un sunto dell'apparizione.

Non c’è niente da fare, quando la nostra rimpianta ex vice-sindaco Paola Baldassarre va in televisione, lo show sale di tono. Che si tratti di Bruno Vespa o di Giuseppe Vernaleone, poco importa: davanti alle telecamere la brindisina è insuperabile. E se si trova a Lecce, potenziale capitale della cultura, si trova proprio a suo agio. Ecco alcune sue dichiarazioni rilasciate nel corso della trasmissione Tribù, andata in onda su TeleRama il 6 agosto. Il bravissimo conduttore Giuseppe Vernaleone, ignorando a cosa andasse incontro invitando la Baldassarre, si era riservato l’argomento Cultura per l’ultima puntata prima delle ferie. È stato ricoverato subito dopo la sigla di chiusura: in ospedale ripeteva come un automa alcune frasi dell’ex vicesindaco. Per lui ferie saltate e prognosi riservata. Ci auguriamo che questi brevi stralci non abbiamo lo stesso effetto sui lettori. Consapevoli del fatto che il lettore medio di BrindisiReport.it è di un livello culturale precario, abbiamo sottolineato i passaggi più profondi.

LA PRESENTAZIONE SUBLIMINALE. «Sono stata assessore provinciale alla Cultura e vicesindaco dimissionario con una passione indomita verso la politica, perché consapevole che la politica quando mette al centro il bene della persona e il bene comune può subliminare dei percorsi che portano alla crescita reale di una città e di un territorio. La politica, che può fare tantissimo, per la cultura fa molto poco, e questa è una realtà incontrovertibile».

LA CITAZIONE DOTTA. «Se lei mi consente una citazione, Elliott (non sappiamo se Elliott Gould, Elliott Smith oppure Elliott il drago invisibile, ndr) diceva che la cultura è storia e significato della vita in uno spazio sociale e in un ambito storico ben definito e questo naturalmente attiene alla crescita dei luoghi, se noi parliamo di territorio dobbiamo necessariamente collegare l’idea della cultura alla dimensione antropica, perché se parliamo di piani regolatori, Pug, industria culturale ma non la saldiamo alla crescita, all’inclusione sociale, a progetti di accountability con l’Università parliamo del nulla. Allora, immaginare i luoghi dell’ipervisibilità in una città e i quartieri periferici sempre più isolati e desolati, con un capitale umano che sconta un analfabetismo di ritorno che poi è un boomerang per noi stessi è un vero e proprio crimine.

In studio già si registra qualche svenimento. Vernaleone, bianco in volto, dà la pubblicità ogni volta che la Baldassarre termina di parlare. Qualcuno sostiene che il conduttore andasse a consultare wikipedia per tentare di comprendere cosa l’ospite avesse appena detto. In realtà, per sostenere l’elevato livello dei dibattito, sorseggiava un micidiale cocktail di Negroamaro, grappa e succo di fichi d’india.

ANDATE IN PACES. «Se chi amministra non ha una visione della città e del territorio non può nascere un discorso che possa rivitalizzare la cultura e dare lavoro. “Città aperte” poteva supplire sul piano economico alla apertura di chiese e musei. Ma se avessimo la forza di imporre dei percorsi dalla Via Francigena alla Paces rupestre, che ha lambito dalla seconda colonizzazione bizantina in poi il nostro territorio… voi dovete pensare che la Fondazione San Domenico si deve alla mia illuminatissima amica Marisa Melpignano che ha firmato la gestione della Paces rupestre di Egnazia...».

Qualcuno del pubblico non regge alla Paces rupestre, e in preda a spasmi e giramenti di testa abbandona lo studio. Il cameramen, non sapendo più inquadrare, punta la telecamera sulle scarpe degli ospiti. Ma il peggio deve ancora venire…

L’ERMETISMO. Vernaleone parla di Pug e improvvidamente tira in ballo la Baldassarre, che lo stende al tappetto con una dichiarazione incontrovertibile:

«Gli acronimi devono necessariamente inibire e portare all’ermetismo della conoscenza».

Sistemato il conduttore, l’ex vicesindaco si concentra in una serie di elogi al suo amato sindaco Mimmo Consales…

LE GIOSTRINE. «È l’uomo che incardina principi e valori, se in una giunta siede un architetto all’urbanistica che non ha una visione che non comprende l’elemento culturale, quello architettonico, i processi di rigenerazione urbana, se ha una visione legata solo agli interessi di parte, questo è un dramma che sconta la comunità. La città attiva richiederebbe al cittadino comune, all’associazione di farsi costantemente interprete di quelle che sono le esigenze. La politica se non è fedele ad alcuni percorsi etici continua a far cadere il proprio territorio in trappole infernali. Io faccio un esempio: noi abbiamo il nostro bellissimo lungomare che è bello, che in questo momento è tornato alla fruizione pubblica perché definitivamente restaurato (progetto che nasce con il sindaco Mennitti). Ora, alla fine, dove c’è Palazzo Montenegro, sono ritornate le giostre, una battaglia di Mimmo Mennitti per anni. Queste giostre rumorose ancorché carine, ma quelle giostre impediscono di poter riposare a chi attracca con la barca. E sono triplicati i paninari. Allora, di grazia…

Vernaleone, in uno slancio di orgoglio, interviene: “Sta uccidendo una trasmissione”. Ma ormai l’ospite è incontrovertibile.

IL CHIOSCHETTO DOVE LO METTO? «Questo elemento è un elemento di testimonianza perché la politica deve servire anche a testimoniare, e la crescita del tessuto comunitario si vivifica e si rigenera proprio con la capacità di credere in percorsi etici. L’architetto è stato illuminante, perché noi dobbiamo porci queste domande. Guardi, c’è un piccolo giardinetto a Brindisi, in piazza Vittorio Emanuele: c’è un chioschetto che man mano si è allargato, ha mangiato il piccolo prato tutto intorno, ha sistemato un manto plastificato, la parabola e anche il frigo bar esterno. Io sono innamorata della bellezza e il principio del kalòs-kai-agathos (vi lasciamo immaginare la faccia di Vernaleone e del pubblico…, ndr), la bellezza è legata anche alla bontà... Cioè, io passo e sto male. Sono solo io che sto male?».

Buone ferie, Giuseppe. Ma un po’ te la sei cercata.

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