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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Dna, storia, scienza e società, diritti: due chiacchiere con Erika Hagelberg

La professoressa Erika Hagelberg del Dipartimento di Biologia dell’Università di Oslo è stata ospite della Scuola Superiore Isufi dell’Università del Salento. Erika Hagelberg, tenace sostenitrice della necessità di divulgare i risultati della ricerca scientifica, insegna Biologia evolutiva, conduce ricerche di genetica molecolare tramite lo studio del Dna, per l’approfondimento dell’evoluzione della specie umana e delle dinamiche del popolamento antico. Le ricerche di genetica molecolare, tramite lo studio del Dna, possono dire molto sull’evoluzione della specie umana e le dinamiche del popolamento antico. La professoressa ne ha parlato in due conferenze organizzate dall’area Scienze umane dell’Isufi, diretta dal professor Francesco D’Andria. L’ha intervistata Serena Maruccia.

La professoressa Erika Hagelberg del Dipartimento di Biologia dell’Università di Oslo è stata ospite della Scuola Superiore Isufi dell’Università del Salento. Erika Hagelberg, tenace sostenitrice della necessità di divulgare i risultati della ricerca scientifica, insegna Biologia evolutiva, conduce ricerche di genetica molecolare tramite lo studio del Dna, per l’approfondimento  dell’evoluzione della specie umana e delle dinamiche del popolamento antico. Le ricerche di genetica molecolare, tramite lo studio del Dna, possono dire molto sull’evoluzione della specie umana e le dinamiche del popolamento antico. La professoressa ne ha parlato in due conferenze organizzate dall’area Scienze umane dell’Isufi, diretta dal professor Francesco D’Andria. L’ha intervistata Serena Maruccia.

Buonasera dottoressa Hagelberg. Lei si è distinta nel campo scientifico per le grandi ricerche biologiche che vedevano protagonista il Dna e le sue implicazioni sociologiche e storiche. Da dove deriva questa idea innovativa di una possibile connessione fra l'acido desossiribonucleico e materie, per così dire, “umanistiche”?

L'idea deriva semplicemente dalla natura stessa del Dna: esso infatti contiene di per sé tutto e non semplicemente informazioni di stampo biologico o chimico, che troppo spesso sono incomprensibili per chi non è del settore. Di certo, però, posso dare il merito di questa mia intuizione, se così si può chiamare, alla noia che mi aveva colpita una volta laureata: tutto intorno a me mi stancava e non mi stimolava, il fatto poteva diventare umiliante per la mia persona, fin quando non ho cercato di aprire gli orizzonti della biologia ad altri campi, come quello dell'archeologia.

Dopo aver avuto questa intuizione, ha mai trovato difficoltà nel cercare di convincere gli esperti con cui lavorava di questo possibile ponte tra due parti della scienza giudicate sempre molto differenti come  biologia e filosofia o archeologia?

Sinceramente si, e non perchè gli esperti con cui mi confrontavo riuscissero a porre tesi che confutassero la mia, ma semplicemente perchè la scienza è costituita da molte regole fisse e, con il tempo, chi le studia tende a rinchiudersi in queste regole, provando, in un momento di dialogo con altri ambiti, serie difficoltà di confronto o dialogo costruttivo. Per assurdo trovo più semplice parlare di Dna con persone assolutamente estranee a questo argomento e a questi studi: sono menti più aperte, più pronte a recepire nuove informazioni e nuovi spunti. Se si potesse cambiare qualcosa in questo campo, dovrebbe essere appunto l'atteggiamento comunicativo di alcuni ricercatori ed esperti.

Dai suoi studi è possibile notare quanto , a partire proprio dal Dna, le persone siano fondamentalmente simili e anche differenti a causa di piccole caratteristiche scritte nel nostro genoma. Secondo lei, può il Dna fornire una reale e impressionante prova della connessione fra i popoli? Potrebbe la microscopica “scala a chiocciola” rappresentare il significato più profondo dell'ideale francese di égalité?

Noi tutti siamo uguali e differenti allo stesso tempo. Certo, il Dna può risultare assolutamente un simbolo di tutto ciò e radunare non so quante idee filosofiche e ideali storici: tuttavia, esso in realtà è solo una specie di icona, in quanto tutto ciò fondamentalmente non dipende da questa piccola molecola. Comunque, questo è un discorso molto ampio  e rischioso: la storia insegna come scoperte scientifiche possano essere usate, e soprattutto distorte, a seconda dell'intento di chi le maneggia. Il tutto dipende, ancora una volta, dall'intelligenza e dall'obiettivo per cui queste scoperte vengono interpretate in una maniera piuttosto che in un'altra.

Oggigiorno cosa ci può dire di nuovo il Dna ?

Tantissime cose. Lo studio del Dna può fornire ogni giorno nuovi spunti per nuove ricerche. Alle volte, però, questi nuovi traguardi della genetica vengono visti con diffidenza o addirittura timore, a causa degli interventi della scienza sulla natura. Tuttavia, bisogna smetterla di essere eccessivamente spaventati dalle scoperte scientifiche: queste sono appunto semplici scoperte, che poi possono essere usate o meno. Da esse se ne può ricavare un miglioramento per la qualità di vita di una  società, non devono essere necessariamente un qualcosa di negativo o da cui allontanarsi.

Lei ha studiato le caratteristiche genetiche di intere civiltà al fine di comprendere migrazioni o improvvisamente scomparse come quella della popolazione dell'Isola di Pasqua. Può l'ambiente modificare,in qualche modo, il genoma umano?

Ovviamente si, anche se i cambiamenti sono esogeni e derivano da una selezione naturale che può avere origine da diverse cause, da minime caratteristiche dei singoli individui, come dalle loro regole alimentari.Nel caso dell'isola di Pasqua la loro scomparsa è stata addirittura dovuta alle loro abitudini sociali e religiose, quindi fattori che è difficile immaginare come intersecati al Dna e alla selezione darwiniana.

Menti un po' fantascientifiche si interrogano se sia possibile, grazie agli studi avanzati di oggi, immaginare quali saranno le caratteristiche del corpo umano in un futuro lontano. Riuscirebbe a dare qualche risposta?

La genetica è arrivata davvero lontano, ma purtroppo non così tanto. Tuttavia penso che non sarà mai realmente possibile dare una risposta a questa domanda. Sicuramente se ci provassimo nell'immaginare le esigenze di un corpo umano in un futuro anche non troppo lontano, potremmo pensare a uomini e donne meno pelosi, a causa del clima tropicale che si sta diffondendo nella maggior parte del pianeta. Ovviamente queste sono solo supposizioni non fondate su nessuna scientificità. Gli unici dati scientifici sono quelli che si fondano su fatti reali e constatabili come avviene con i reperti archeologici: essi sono reali, analizzabili e quindi empirici.

Secondo lei, le nuove scoperte scientifiche, le quali portano anche ad uno scenario in cui l'intera umanità ha origine da un ceppo africano, quali implicazioni religiose potrebbero avere? Potrà mai  la comunità ecclesiastica immaginare Adamo ed Eva di colore?

Purtroppo non ne ho la più pallida idea. Probabilmente questa domanda potrebbe essere rivolta a voi italiani, che vivete in un Paese dove sicuramente la presenza dello Stato Vaticano è forte e influente. Ormai è evidente la separazione fra le teorie scientifiche sull'evoluzione della specie e la Genesi, tuttavia la prima non nasce con lo scopo di contrastare la seconda, ma possiede una propria indipendenza ideologica.

Gli studi inerenti il Dna avanzano giorno per giorno. A suo parere, quali sono i limiti etici per le applicazioni di determinate tecnologie in questo campo? Per esempio, cosa pensa riguardo gli Ogm, la clonazione e le applicazioni mediche della genetica?

Questa è una risposta molto difficile da dare, in quanto è sempre complicato stabilire cosa è giusto e cosa no. Purtroppo in ogni decisione bisogna calcolare  il 50% di riuscita assieme al 50% di insuccesso. Ci si ritrova sempre nel dubbio: “ E se facessi questo? E se non lo facessi?” . La risposta non è mai scontata, e più che i limiti etici bisogna tener conto dei vantaggi, non individuali, che si possono ricavare da una determinata azione. Trovo che l'argomento più scottante sia la possibile guarigione da malattie genetiche: come si fa a stabilire se sia giusto o no cercare di guarire una persona?

Infine le vorrei porre una domanda un po' più personale. Attualmente la donna in Italia occupa una posizione difficile. Viviamo in un Paese dove pubblicità e tv ci mostrano continuamente donne che riescono ad arrivare al successo e ad ottenere ogni cosa vogliano solo grazie a un fisico impeccabile e a gonne corte. Molte ragazze vengono fortemente impressionate e influenzate dal messaggio che, sintetizzato in una frase, può essere: “Solo la vostra immagine è importante”. Lei può essere un esempio per tutte le donne, grazie ai suoi studi e al suo successo nel campo accademico e al ruolo che ha conquistato nel mondo della scienza. Cosa pensa riguardo la situazione delle donne in Europa?

Fa assolutamente schifo. Purtroppo la situazione descritta non si trova solo in Italia, ma un sottile sessismo è rintracciabile ovunque, anche in Norvegia. La gente, infondo, è tutta uguale, ed è poco il cambiamento da Paese a Paese. Ho una figlia di 16 anni bellissima, bionda e con stupendi occhi azzurri che, nonostante a mio avviso non ne abbia bisogno, si sveglia ogni giorno alle 6 di mattina per preparare ogni minimo dettaglio del suo look e della sua immagine. Il messaggio che viene mandato dai media è forte e difficile da sradicare dalla mente delle ragazze, soprattutto delle più giovani. La speranza è che questa sia semplicemente una fase e che, prima o poi, si riuscirà nella conquista reale dell'identità femminile, libera da tutte le convenzioni imposte dal mondo maschile.

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