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Giovedì, 18 Aprile 2024
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I nodi del polo Uniba: sorte Informatica, sede

BRINDISI – La possibile soppressione del corso di Informatica e il nodo legato alla sede dei corsi universitari hanno catalizzato la riunione dei capigruppo svoltasi stamani in presenza del rettore dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, il professor Antonio Felice Uricchio.

BRINDISI – La possibile soppressione del corso di Informatica e il nodo legato alla sede dei corsi universitari hanno catalizzato la riunione dei capigruppo svoltasi stamani in presenza del rettore dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, il professor Antonio Felice Uricchio, e del preside della facoltà di Economia dello stesso ateneo, il professor Vittorio Dell’Atti. S

Sulla prima questione si gioca il rinnovo della convenzione sottoscritta fra il Comune di Brindisi e Uniba. Come ribadito anche nel corso dell’incontro odierno, il consiglio del dipartimento di Informatica ha già preso la decisione di sopprimere, a partire dal prossimo anno accademico, il distaccamento brindisino del corso, ospitato presso l’immobile della Provincia in via Primo Longobardo, insieme a quello di Economia.

Alla base di questa scelta vi sarebbe, come spiegato dal rettore, un cambio di normativa in materia di corsi universitari che impone nuovi e più rigorosi paletti ai quali un polo universitario si deve attenere per mantenere una sede distaccata. In sostanza, l’università di Bari dovrebbe aumentare il numero di docenti impegnati nei distaccamenti di Economia e Informatica. Ma se sul primo fronte è emersa la volontà di sostenere questo sforzo. Sul secondo, no.

Stando così le cose, quindi, a partire dal prossimo anno verranno bloccate le iscrizioni al corso di Informatica. Ma non si tratta di una chiusura netta. Il rettore ha infatti mostrato una certa flessibilità, manifestando la sua disponibilità a ripristinare il corso in una fase successiva. E i capigruppo, dal canto loro, hanno rimarcato come l’impegno di spesa triennale approvato dal consiglio comunale per il finanziamento della convenzione universitaria (595mila euro per il 2013; 464mila euro per il 2014; 332mila euro per il 2015) sia ancorato proprio al mantenimento di entrambi i corsi.

L’impressione, insomma, è che la questione sia ancora aperta.E nei prossimi mesi terranno banco anche due proposte avanzate quest’oggi dal rettore: l’apertura di una sede distaccata del corso di Farmacia e l’istituzione di un dipartimento ionico-salentino dell’area medica.

Nel corso dell’incontro, come detto, si è affrontato anche il problema legato all’ubicazione della nuova sede universitaria. Alcuni consiglieri comunali, fra i quali Pietro Guadalupi (Forza Italia), spingono per l’ipotesi di trasferire gli studenti in città. “Il gruppo consiliare di Forza Italia - afferma Guadalupi in un comunicato stampa - è per cercare una soluzione all’interno della città per una serie di motivazioni alquanto ovvie sia per le ricadute dirette sulla città sia per i vantaggi agli studenti”.

Ma sul tavolo ci sono almeno altre due opzioni: lo stabile privato in viale Porta Pia, rione Santa Chiara, che fino alla fine del corrente anno scolastico ospiterà il Liceo Scientifico Enrico Fermi, in procinto di traslocare in via Nicola Brandi a partire dal prossimo settembre; la Cittadella della ricerca, sulla Strada statale 7 per Taranto. Quest’ultima soluzione è caldeggiata dal capogruppo di Brindisi bene comune, Riccardo Rossi. “L’università – afferma Rossi a BrindisiReport.it – non è una prosecuzione del liceo. Per avere una sede universitaria, infatti, occorrono determinate infrastrutture da mettere a disposizione di docenti e studenti. Quella del Fermi – prosegue Rossi – non credo sia un’ipotesi valida, perché si tratta di una struttura privata per la quale dovremmo pagare un canone di 200-300mila annui, e per di più non dispone di locali in grado di soddisfare le esigenze di una sede universitaria”.

“In città, non vedo proprio dove si possa realizzare questa ipotesi. La Cittadella della ricerca, invece, è già attrezzata per poter accogliere un polo universitario. E’ sbagliato pensare che gli studenti universitari debbano stare all’interno di una città. Un’università, ripeto, ha esigenze molto diverse da quelle di una scuola”.

 

 

 

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