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La preside: “Unica arma, il dialogo”

OSTUNI – All’indomani dell’occupazione e conseguente sgombero dei rispettivi complessi scolastici, gli studenti del liceo classico “Calamo” del liceo Scientifico “Pepe” sono tornati stamane a riunirsi, ma in un clima decisamente più disteso. All’ordine del giorno dell’assemblea, la preparazione dell’autogestione. “Un’azione - sottolinea la Dirigente scolastica Annunziata Ferrara - sicuramente più significativa rispetto all’improvvido tentativo di occupazione di ieri".

OSTUNI – All’indomani dell’occupazione e conseguente sgombero dei rispettivi complessi scolastici, gli studenti del liceo classico “Calamo” del liceo Scientifico “Pepe” sono tornati stamane a riunirsi, ma in un clima decisamente più disteso. All’ordine del giorno dell’assemblea, la preparazione dell’autogestione. “Un’azione - sottolinea la Dirigente scolastica Annunziata Ferrara - sicuramente più significativa rispetto all’improvvido tentativo di occupazione di ieri".

"Durante le ore autogestite - prosegue la preside - gli studenti saranno impegnati in attività laboratoriali finalizzate a realizzare una chiara informazione sui problemi che la società italiana sta attraversando, rispondendo, così, a quella richiesta di un’iniezione di consapevolezza a cui la scuola non può rimanere sorda; allo stesso tempo, verranno garantite aule studio in cui i docenti potranno seguire alcuni studenti, che ne facciano richiesta, in attività di recupero o potenziamento”.

E su quanto accaduto nella mattinata di ieri è stata proprio la preside a voler fare chiarezza: “Non certo criminali, ma giovani con cui si è cercato di riallacciare i fili di un dialogo costruttivo. E l’unica arma sono state le parole”. E’ questa la sintesi fornita dalla Dirigente Scolastica, al termine di una giornata indubbiamente difficile, ma, allo stesso tempo, definita “significativa”, vissuta al “Pepe-Calamo” di Ostuni.

Gli studenti avevano occupato i due licei, motivando così la decisione: “Ci stiamo riprendendo uno spazio che abbiamo progressivamente perso in 20 anni di politiche scolastiche scellerate. Occupiamo qualcosa di nostro, la nostra casa per 5 ore al giorno per 5 anni, che oramai non ci accoglie più, né sentiamo nostra. Non ci sono fondi, né personale, né materiali. Ci troviamo ad essere numeri, semplici nomi sui registri, che vivono in una scuola con didattica antica e priva di partecipazione, in cui siamo recettori passivi di nozioni e non abbiamo spazio per le nostre personali attitudini”.

Una mattinata ad alta tensione. Poi a mezzogiorno lo sgombero, tra le proteste degli stessi studenti: “Abbiamo tentato di occupare simultaneamente i due plessi, in modo pacifico ma la risposta alla ricerca di democrazia e partecipazione reale è stata la repressione. Diverse pattuglie della guardia di finanza, dei carabinieri e della polizia hanno costretto gli studenti, seduti per terra ed abbracciati, a sgomberare i locali”.

Oggi la direzione scolastica dei due Licei dice la sua su quanto accaduto: “A fronte della tentata occupazione dei due plessi, immediatamente si è avviata una lunga trattativa tra studenti, docenti, Dirigente Scolastica e alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine, questi ultimi giunti a seguito della comunicazione obbligatoria che l’Ufficio di Presidenza è tenuto ad inviare agli organi competenti. Una trattativa che ha avuto come unica arma le parole, non di sicuro le minacce o, peggio, i manganelli. Agli studenti - spiega sempre la Dirigente - sono state chiarite le responsabilità individuali ed illustrate le possibili conseguenze dell’occupazione e dell’interruzione di un servizio pubblico. E’ stato, poi, rivolto loro l’invito ad optare per modalità alternative di espressione della protesta e di partecipazione democratica.

Gli studenti, intanto, nella giornata di oggi, 4 novembre, si sono riuniti in assemblea: “Hanno compreso - sostiene la preside - l’opportunità di ricorrere ad azioni che, nella forma del dissenso, non degenerino acquisendo le caratteristiche negative di un ricorso alla forza, della rivolta o, addirittura, del reato, così come si stava configurando nel prelievo forzato delle chiavi e nell’apposizione di catene ai cancelli, impedendo l’ingresso al personale”.

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