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Licei occupati: tensione anche a Ostuni

OSTUNI – Dal “Calamo” al “Pepe”: l’onda della protesta attraversa anche la Città bianca. E proprio nel giorno in cui a Roma il popolo degli studenti è tornato a far sentire la propria voce, rischiando di subire la carica delle forze dell’ordine in assetto antisommossa. Quando il corteo ha tentato di forzare il cordone di polizia e carabinieri, allo scopo di deviare per alcune vie del centro dichiarate in principio off limits, il clima si è surriscaldato, e ne sono scaturiti scontri e disordini nei pressi della stazione Tiburtina. Non sì è giunta alla carica, a Ostuni, dove però le forze dell’ordine sono intervenute su sollecitazione della Direzione scolastica.

OSTUNI – Dal “Calamo” al “Pepe”: l’onda della protesta attraversa anche la Città bianca. E proprio nel giorno in cui a Roma il popolo degli studenti è tornato a far sentire la propria voce, rischiando di subire la carica delle forze dell’ordine in assetto antisommossa. Quando il corteo ha tentato di forzare il cordone di polizia e carabinieri, allo scopo di deviare per alcune vie del centro dichiarate in principio off limits, il clima si è surriscaldato, e ne sono scaturiti scontri e disordini nei pressi della stazione Tiburtina.  Non sì è giunta alla carica, a Ostuni, dove però le forze dell’ordine sono intervenute su sollecitazione della Direzione scolastica.

“ Il liceo classico Calamo di Ostuni  sceglie la forma di protesta dell'Occupazione, in linea con i movimenti studenteschi nazionali, che domani 4 Novembre hanno indetto una manifestazione nazionale, e con il movimento globale degli Indignados”. Questo il messaggio che il comitato degli studenti ha affidato alla stampa.

“Ci stiamo riprendendo uno spazio che abbiamo progressivamente perso in 20 anni di politiche scolastiche scellerate. Occupiamo qualcosa di nostro, la nostra casa per 5 ore al giorno per 5 anni, che oramai non ci accoglie più, né sentiamo nostra. Non ci sono fondi, né personale, né materiali. Ci troviamo ad essere numeri, semplici nomi sui registri, che vivono in una scuola con didattica antica e priva di partecipazione, in cui siamo recettori passivi di nozioni e non abbiamo spazio per le nostre personali attitudini”.

E le motivazioni proseguono: “Occupiamo oggi contro quella scuola che ci proietta su un mercato del lavoro inesistente, che ci porta alla competizione, all'individualismo, all'obbedienza, che ci insegna a tenere la bocca chiusa perché non ha tempo per insegnarci ad avere una coscienza critica ed ad essere cittadini.

Siamo proiettati direttamente all'interno del sistema che ora sta rovinando le nostre vite a causa di una crisi economica senza precedenti. Facciamo parte del 99% del mondo che questa crisi non l'ha causata e vuole pagarla. Invece la pagheremo, ed a caro prezzo. Nel nostro futuro prevediamo università a prezzi proibitivi a causa dei tagli sul Dsu, prevediamo una vita precaria senza certezze. Noi non moriremo precari! Seppur senza certezze, non vogliamo abbatterci, ci indigneremo e combatteremo per un futuro all'altezza delle nostre aspettative”.

“In questo piccolo territorio del Sud, più che altrove, subiamo le conseguenze delle politiche scellerate di governi e mercati. Il nostro nemico non è un Governo, bensì la politica della scuola come merce di scambio per la finanziarizzazione dell'economia. Il nostro scopo non è mera denuncia della condizione delle scuole, ma anche proporre una nuova scuola attraverso il progetto dell'AltraRiforma, e partire dalla scuola per pensare ad un'altra società più equa e giusta”.

Ed il calce al comunicato, l’affondo: “Occupiamo la scuola anche per tutti i lavoratori, gli insegnanti, i genitori che vorrebbero occupare le strade, ma non possono farlo. Occupiamo per i nostri sogni che meritano ancora dignità. Da Ostuni a New York, da Madrid a Nuova Delhi costruiremo spazi di democrazia e partecipazione reale”.

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