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Giovedì, 25 Aprile 2024
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L'Università sbaracca, nel silenzio

BRINDISI – Una Città della Cultura, da sola o tandem, non può certo partire permettendosi il lusso di perdere alcuni corsi universitari, come sta accadendo a Brindisi. La politica dedica tempo e spazio a discutere degli eventi dell’estate e alle patenti per pizzaiolo.

BRINDISI – Una Città della Cultura, da sola o tandem, non può certo partire permettendosi il lusso di perdere alcuni corsi universitari, come sta accadendo a Brindisi. La politica dedica tempo e spazio a discutere degli eventi dell’estate, in giro si investe sulla formazione di estetiste e parrucchiere, oppure di assaggiatori di vini, o si propone una legge per la patente di pizzaiolo mentre l’Università del Salento, di fronte al mancato rinnovo della convenzione per la Facoltà di Scienze sociali da parte della Provincia, ha già deliberato di spostare quegli insegnamenti a Lecce, mentre nella sede di Cittadella della Ricerca a Brindisi si andrà ad esaurimento con gli anni in corso della triennale.

Da settembre (come da lungo tempo annunciato), le matricole cominceranno a studiare e a frequentare nel capoluogo del Salento. Contenti, supponiamo, gli studenti leccesi, per quelli della provincia di Brindisi un aggravio di costi e di disagi. Qualsiasi ragionamento sulla crescita culturale vincolata alle politiche urbane non può prescindere dall’offerta formativa, e quindi dalla scuola e dall’università. Si può anche ragionare – cosa che a Brindisi avviene superficialmente, marginalmente e occasionalmente – su quali insegnamenti sono utili a questo territorio, ma bisogna fare i conti con la realtà, sapere quali sono i vincoli attuali per le sedi distaccate delle università, e soprattutto non prendersi in giro: se non si trovano i soldi per tenere in piedi la convenzione per Scienze sociali, perché per altri corsi il danaro dovrebbe crescere come gli zecchini di Pinocchio?

Inoltre, chi ha detto che una delle lauree triennali o specialistiche offerte da Scienze sociali è un in pectore un certificato di disoccupazione? In un paese che sta invecchiando sempre più? In una società che chiede idee nuove e qualità nei servizi sociali? In realtà che devono combattere il disagio sociale e devono imparare a leggersi e ad indagarsi (come Brindisi)? E non va dimenticato che le università non preparano giovani destinati solo al territorio dove operano: nell’epoca della circolazione delle competenze, sarebbe un errore.

Ma noi lasciamo andare via un pezzo di università che ci siamo conquistati con sacrifici con le amministrazioni della Provincia e del Comune ai tempi di Michele Errico e Domenico Mennitti. Resta Ingegneria industria e Aerospaziale, ma bisogna stare attenti. Lì non si può ragionare in termini di garanzia della semplice sopravvivenza: ad oggi si laureano una dozzina di nuovi ingegneri l’anno, ma ne servono di più. Bisogna programmare il futuro, aprire le porte a studenti di altri paesi del Mediterraneo. Come si può fare ciò con la spada di Damocle del taglio delle convenzioni?

Ieri, ad attirare nuovamente l’attenzione sul caso della partenza di Scienze sociali da Brindisi-Cittadella ha provveduto un consiglio comunale: non quello di Brindisi, quello di Mesagne. Che avverte a proposito della convenzione: “La disdetta della Provincia avrà come conseguenza il trasferimento dei corsi suddetti presso la sede di Lecce dell’Università del Salento; alla luce della normativa vigente, tale trasferimento diventerebbe irreversibile, non potendosi più istituire corsi universitari nelle sedi decentrate; che tale conseguenza costituisce una grave perdita culturale, sociale ed economica per tutto il territorio della provincia di Brindisi, già sottoposto ad una lunga serie di dismissioni di diversi altri settori strategici”.

Ricorda ancora, il consiglio comunale di Mesagne nel suo ordine del giorno, “che la perdita dei predetti corsi universitari contraddice con l’esigenza di investire sulla formazione del capitale umano quale leva di fuoriuscita dalla crisi; che la perdita dei richiamati corsi universitari aggrava ulteriormente lo stato di precarietà della condizione giovanile in terra di Brindisi, rendendo sempre più aleatorio il diritto allo studio”.

Il consiglio di Mesagne ha dato mandato al sindaco e alla giunta di intraprendere le necessarie iniziative nei confronti degli altri Comuni della provincia a cominciare da quello di Brindisi, della Provincia stessa, della Camera di Commercio, di Unisalento e dei parlamentari regionali e nazionali. E’ un occasione per mettersi alla prova sulle politiche giovanili e della formazione. E per dare un senso anche agli investimenti fatti in Cittadella con le precedenti convenzioni, con l'apertura di una mensa della Pellegrini, con il mantenimento di una foresteria, la realizzazione di una biblioteca.

 

 

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