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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Provincia e Università, nuova emergenza

BRINDISI – Secondo notizie non ufficiali, la gestione commissariale dell’amministrazione provinciale di Brindisi potrebbe aver deciso di recedere unilateralmente dalla convenzione con l’Università del Salento, con motivazioni legate al prossimo scioglimento delle Province.

BRINDISI – Secondo notizie non ufficiali, la gestione commissariale dell’amministrazione provinciale di Brindisi potrebbe aver deciso di recedere unilateralmente dalla convenzione con l’Università del Salento, con motivazione legata allo scioglimento nei prossimi mesi degli enti Provincia, quindi con il venire a mancare comunque di uno dei soggetti sottoscrittori della convenzione stessa (gli altri sono il Comune e la Camera di Commercio di Brindisi). La prima conseguenza di ciò sarebbe l’abbandono della sede di Brindisi – Cittadella della Ricerca da parte della Facoltà di Scienze sociali, mentre Ingegneria resterebbe appesa ad un filo: la condizione della permanenza è almeno la concessione in comodato d’uso gratuito degli immobili attualmente occupati.

Non esistono ad oggi comunicazioni in tal senso al Rettorato, mentre sino a non molte settimane fa il commissario straordinario Cesare Castelli aveva parlato di un impegno per l’Università a Brindisi sino al compimento della convenzione (2025). Il fatto che l’ipotesi abbandono della convenzione non sia una semplice illazione, è dimostrato dalla seria difficoltà in cui l’Università del Salento si trova in questi giorni: bisogna infatti predisporre in tempi brevissimi il piano di offerta formativa da inviare al Miur, indicando anche la logistica della didattica (numero di aule, attrezzature, docenti), e ciò non sarà possibile se dalla Provincia non giungerà prestissimo un segnale preciso: quello del recesso unilaterale, oppure quello della conferma degli impegni previsti dalla convenzione. Teoricamente l’Università potrebbe impugnare il recesso, ma non lo farebbe scegliendo il trasferimento dei corsi a Lecce.

Se la Provincia dovesse lasciare il campo, si tratterà di una gravissima sconfitta per il territorio brindisino, da un lato obbligato e spinto a trattare su proposte di investimento legate non agli incrementi occupazionali e allo sviluppo, ma alla semplice permanenza dello status quo ma accettando cicli produttivi che nessun altro vuole (caso A2A – Edipower), e dall’altro alla perdita dell’alta formazione su cui in passato – vale la pena ricordarlo – lo stesso territorio ha investito per riconvertire le strutture di Cittadella ad uso didattico, per dotare il polo di Unisalento di una biblioteca e di una mensa (la convenzione con la Pellegrini), incrementando la rete dei collegamenti tra la sede universitaria e le città di provenienza degli studenti.

Questo è uno degli effetti collaterali dell’attività del “partito dei ragionieri”, del presunto risanamento e dei “conti in regola”, che in tre anni ha portato la situazione dell’università ad un punto di criticità allarmante, mentre oggi chi è stato inviato alla Provincia di Brindisi a fare davvero il contabile per rispettare il più possibili gli equibri di bilancio, potrebbe aver deciso di sforbiciare sul contributo alla formazione universitaria, allontanando da Brindisi corsi con un alto numero di iscritti e di laureati – soprattutto donne – sulla cui utilità formativa ora è davvero superfluo discettare, tanto più che nulla è stato fatto e si fa per sostituirli con proposte formative che alcuni ritengono più consone al modello di sviluppo di questa area. Ma qual è questo modello? Chi si è applicato per tratteggiarlo? E quali sono le imprese che assumerebbero decine di laureati in farmaceutica oppure agraria? Tra le parole, spesso chiacchiere, e i fatti, ne corre.

Indiscutibile l’importanza della presenza a Brindisi degli insegnamenti di Ingegneria, soprattutto di quella aerospaziale che ha collocato in tempi brevissimi tutti i propri laureati nel mondo del lavoro e non riesce a soddisfare una domanda da parte delle imprese superiore all’offerta che la facoltà riesce a mettere in campo. Ma le lauree cui Scienze sociali consente di accedere non sono inutili come sostenuto da una parte delle correnti di pensiero sul polo universitario brindisino, visto che preparano al lavoro nel settore dei servizi sociali e della pubblica amministrazione, che sono aree – soprattutto al Sud – che non traboccano di qualità e pensiero innovativo. E comunque questi corsi hanno offerto una chance di emancipazione culturale e di applicazione allo studio in un territorio dove abbandono della formazione anche di base, sottoccupazione giovanile, sono una costante.

Catalano ci ha lasciati di recente, ma: molto meglio cento laureate in Scienze sociali che cento commesse o disoccupate senza titoli. Il problema è garantire, con concorsi trasparenti e riconoscimento dei meriti l’apertura della pubblica amministrazione e dei servizi sociali a chi dispone di strumenti e nuove conoscenze. Ora, dunque, chi salverà il polo universitario di Cittadella della Ricerca, per tre anni bombardato da atti di recesso e da mancati rinnovi delle convenzioni, e persino da decreti ingiuntivi (chissà quanti ne sono stati notificati ad altri, ben più importanti debitori)? Tutto dipende da chi subentrerà alla Provincia nella proprietà del complesso scientifico-tecnologico: la Regione Puglia, oppure il Comune di Brindisi? E se sarà il Comune di Brindisi, otterrà una linea di sostegno finanziario dalla Regione per garantire il funzionamento di questo insediamento di società di ricerca e di attività formative universitarie?

Il tempo dei pannicelli caldi è finito. La partenza dell’università, alla fine di questo anno accademico oramai agli sgoccioli, potrebbe segnare davvero l’inizio di un effetto-domino negativo. Queste ombre si allungano in un clima segnato dalle bizze e le manovre di un presidente di un presidente di Autorità portuale oramai ampiamente delegittimato dai suoi stessi comportamenti oltre che dal Tar, e dagli affanni dovuti al pressing di aziende che vincolano cento posti di lavoro al via libera ai propri progetti. Dimenticare l’emergenza università però oggi provocherebbe un danno grave a centinaia di famiglie e a migliaia di giovani salentini e brindisini.

 

 

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