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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Ricercatori universitari italiani: il Pd appoggia la giornata di sciopero

BRINDISI - La Federazione del Partito Democratico di Brindisi sostiene la protesta dei Ricercatori universitari italiani, in questi giorni in fermento contro il Ddl 1905/2009 e appoggerà la giornata di sciopero nazionale dell’8 ottobre che vedrà coinvolti tutti i comparti della conoscenza: scuola, università e ricerca in iniziative di astensione e di protesta in piazza.

BRINDISI - La Federazione del Partito Democratico di Brindisi sostiene la protesta dei Ricercatori universitari italiani, in questi giorni in fermento contro il Ddl 1905/2009 e appoggerà la giornata di sciopero nazionale dell’8 ottobre che vedrà coinvolti tutti i comparti della conoscenza: scuola, università e ricerca in iniziative di astensione e di protesta in piazza.

“Il blocco dell’inizio dell’attività didattica - spiega la responsabile Scuola segreteria Pd Anna Maria Padula e il responsabile Università e Ricerca Paolo Cavaliere - , causato dal fatto che il 50% dei ricercatori dell’Università del Salento si sia dichiarato “indisponibile all’attività didattica”, è solo la punta dell’iceberg di una situazione dell’Università italiana a dir poco esplosiva. Tutta la società dovrebbe essere al fianco di quanti chiedono semplicemente di superare in modo definitivo l’assurda condizione per la quale nell’università italiana ci sono poco più di 30.000 professori, e la didattica è assicurata da oltre 25.000 ricercatori strutturati e da circa 20.000 precari”.

Il Pd afferma con forza “la necessità che i corsi universitari debbano essere tenuti da professori universitari e che per ciò si attivino percorsi chiari e rapidi perché i ricercatori abbiano l’opportunità di entrare a pieno titolo nei ruoli di professore e si chiuda per sempre con le forme di precariato senza regole e senza tutele, introducendo norme trasparenti e stabili per il reclutamento dei professori universitari. Quest’emergenza sta esplodendo anche nell’Università del Salento, che già dal prossimo anno corre il rischio di una totale paralisi dell’attività didattica.

Si vuole inoltre denunciare un vero e proprio arrembaggio in atto a quelle che sono le regole della democrazia e della discussione parlamentare: infatti mentre portando il DdL Gelmini in discussione in aula il 14 ottobre, avrebbe permesso una pausa di riflessione e l’auspicabile consultazione di docenti universitari e ricercatori riguardo agli effetti del provvedimento, c’è chi briga, in Parlamento, per una diversa calendarizzazione e per quello che potrebbe essere un vero e proprio colpo di mano per sabotare ogni tipo di proposta di miglioramento della legge”.

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