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Università a rischio, gli studenti non ci stanno: "Ci privano dell'istruzione"

BRINDISI – Soltanto cinque anni fa era stata salutata come una svolta culturale per la città, con tanto di cerimonie e di legittime soddisfazioni da parte della società civile, ancor prima che dei politici. Oggi, invece, il rischio è che si torni al punto di partenza, con la chiusura dei corsi dell'Università di Bari, nella sede decentrata di via Primo Longobardo al Casale (ex istituto Ipai). Motivo: la convenzione di Provincia, Comune, Camera di Commercio e Università di Bari è scaduta da due anni e non viene rinnovato. Dall'1 ottobre, insomma, il rischio è che gli studenti per poter conseguire una laurea debbano di nuovo trasferirsi a Bari, esattamente come accadeva un tempo.

BRINDISI – Soltanto cinque anni fa era stata salutata come una svolta culturale per la città, con tanto di cerimonie e di legittime soddisfazioni da parte della società civile, ancor prima che dei politici. Oggi, invece, il rischio è che si torni al punto di partenza, con la chiusura dei corsi dell'Università di Bari, nella sede decentrata di via Primo Longobardo al Casale (ex istituto Ipai). Motivo: la convenzione di Provincia, Comune, Camera di Commercio e Università di Bari è scaduta da due anni e non viene rinnovato. Dall'1 ottobre, insomma, il rischio è che gli studenti per poter conseguire una laurea debbano di nuovo trasferirsi a Bari, esattamente come accadeva un tempo.

Proprio a quest'ipotesi si sono opposti questa mattina gli studenti che hanno tenuto un'assemblea in una delle aule solitamente utilizzate per lo svolgimento delle lezioni e degli esami. Erano presenti anche i docenti Giampaolo Zeni e Francesco Fistetti, che proprio in queste ore sta cercando di organizzare una riunione tra tutti gli enti interessati, che si dovrebbe tenere nella giornata di domani a Brindisi o a Bari. Il rettore dell'Università di Bari Corrado Petrocelli aveva inviato nei giorni scorsi al sindaco Domenico Mennitti e al presidente della Provincia, Massimo Ferrarese, una lettera con una richiesta di incontro per far presente che il polo di Uniba a Brindisi potesse chiudere i battenti in caso di mancato rinnovo della convenzione entro l’1 ottobre 2010. Prima delle elezioni del 2009 era stata tuttavia elaborata una bozza per il rinnovo, di circa 500mila euro. Poi, più nulla. Un problema enorme sulle spese, considerato che negli ultimi tre anni i docenti non percepiscono nemmeno un euro (niente soldi per chi lavora a contratto, niente rimborso spese per chi è titolare di cattedra).

“Nessuno si preoccupa dei sacrifici ai quali sarebbero costretti gli studenti se dovessero davvero andare a Bari, molti non hanno nemmeno i mezzi economici e quindi dovrebbero rinunciare a studiare”, spiega il rappresentante degli studenti Cosimo Buzzerra. “Questa sede non ha mai avuto problemi, anzi si è distinta anche per quanto riguarda l'organizzazione, proprio non capiamo perchè dovremmo privarcene”.

“Qui il rischio è che per una mera questione burocratica si perda la possibilità di avere l'università a Brindisi, nonostante tutti i sacrifici fatti per decenni”, dice Daniele Pomes. “Eppure le volontà politiche ci sono”. “E' incredibile che nel mare di finanziamenti degli enti pubblici, manchino i soldi per garantire l'istruzione ai giovani”, sentenzia la studentessa Simona Fischetto.

Gli studenti che hanno fatto parte dell'assemblea di questa mattina erano oltre un centinaio, ma sono almeno cinque volte tanto i ragazzi iscritti ai corsi di Economia, Informatica e Progettazione e gestione delle attività culturali. Gli studenti stanno producendo in queste ore un documento da presentare nella riunione di domani in cui si conferma lo stato di agitazione - proponendo anche il congelamento del pagamento delle tasse universitarie - ma anche l'assoluta intenzione di non rinunciare alla sede brindisina anche dopo l'estate.

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