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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Seduta blindata e maggioranza compatta per il benservito al presidente

BRINDISI - Seduta ad alta tensione. E così si è preferito trasformare l’aula consiliare in una Sacrestia: dibattito a porte chiuse e scrutinio segreto. E al termine di un pomeriggio rovente, il verdetto: con 22 voti a favore, 13 contrari e tre astenuti il Consiglio comunale di Brindisi ha votato la mozione di sfiducia nei confronti del presidente Giampiero Pennetta, che sino all’ultimo ha cercato di difendere l’imparzialità del proprio operato. Consumata ufficialmente, dunque, la rottura tra il presidente (ex) ed il sindaco in carica, Domenico Mennitti, che alla fine di un lungo ed estenuante braccio di ferro è riuscito a ricompattare attorno al suo diktat l’intera maggioranza, che al di là di tre astensioni trasversali, nel segreto dell’urna ha dato seguito alla linea del primo cittadino, formalizzando il ben servito al presidente, che sloggiato dallo scranno più alto è tornato ad accomodarsi tra i banchi del consiglio. Da dove, è facile presumere, proseguirà la sua battaglia.

BRINDISI - Seduta ad alta tensione. E così si è preferito trasformare l’aula consiliare in una sacrestia: dibattito a porte chiuse e scrutinio segreto. E al termine di un pomeriggio rovente, il verdetto: con 22 voti a favore, 13 contrari e tre astenuti il consiglio comunale di Brindisi ha votato la mozione di sfiducia nei confronti del presidente Giampiero Pennetta, che sino all’ultimo ha cercato di difendere l’imparzialità del proprio operato.

Consumata ufficialmente, dunque, la rottura tra il presidente (ex) ed il sindaco (in carica), Domenico Mennitti. Il primo cittadino, alla fine di un lungo ed estenuante braccio di ferro, è riuscito a ricompattare attorno al suo diktat l’intera maggioranza. Al di là di tre astensioni trasversali, nel segreto dell’urna il Pdl ha dato seguito alla linea del sindaco, formalizzando il benservito al presidente, che sloggiato dallo scranno più alto è tornato ad accomodarsi tra i banchi del consiglio. Da dove, è facile presumere, proseguirà la sua battaglia.

Al momento della votazione, oltre agli assessori, come regola vuole, sono usciti dall'aula lo stesso Pennetta e il consigliere comunale Massimiliano Cursi (contrario al voto segreto). Maggioranza nella sostanza comunque compatta, per una sfiducia data per scontata già alla vigilia. Fine della battaglia: almeno in consiglio. Ma che la partita, sul piano del diritto amministrativo,  sia tutt’altro che chiusa lo ha lasciato comprendere ampiamente lo stesso Pennetta. Nell’aria un ricorso scontato almeno quanto l’esito del voto odierno. Meno prevedibile, invece, quel che è accaduto a margine del voto, con la maggioranza intenzionata a proseguire i lavori, affidando la conduzione dell’assemblea al vice presidente, Antonio Monetti (ex Pd).

Ma a quel punto, l’opposizione ha invocato lo stop, ritenendo decaduto, insieme al presidente, anche il suo vice: “Va da sé – ha spiegato a fine lavori il consigliere del Pd Enzo Albano – che l’opposizione ha votato contro la mozione non per difendere Pennetta, bensì per contestare un principio di fondo: non è ammissibile e quindi neppure legittimo sfiduciare una figura superparte, quale il presidente del consiglio, soltanto perché entrato in conflitto con il sindaco o con fazioni della maggioranza. Detto questo, ho personalmente sollevato un vizio piuttosto palese: a norma di statuto, decadendo il presidente, viene a decadere anche il suo vice, eletto contestualmente”. Un dubbio sul quale lo stesso primo cittadino ha ritenuto necessario commissionare alla Segreteria comunale i dovuti approfondimenti, favorendo così l’aggiornamento della seduta al prossimo 15 giugno. E sarà un’altra assemblea calda, preceduta però da una conferenza dei capigruppo in cerca di un punto di intesa.

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