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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Basket nazionale, acque tempestose

BRINDISI - Sponsor in fuga, budget tagliati, iscrizioni a rischio: la serie A di basket risente in maniera terribile della grande crisi che il Paese attraversa. La mancanza di soldi probabilmente ridisegnerà la geografia del massimo campionato e inciderà anche sulla qualità e sulla spettacolarità del gioco. Ma siamo in estate, e l’estate resta il periodo dei sogni. Quello dei tifosi brindisini è la riconferma di Gibson.

BRINDISI - Sponsor in fuga, budget tagliati, iscrizioni a rischio: la serie A di basket risente in maniera terribile della grande crisi che il Paese attraversa. La mancanza di soldi probabilmente ridisegnerà la geografia del massimo campionato e inciderà anche sulla qualità e sulla spettacolarità del gioco. Ma siamo in estate, e l’estate resta il periodo dei sogni. Quello dei tifosi brindisini è la riconferma di Gibson.

Il californiano è ancora a Boston: sembra difficile che possa finire ai Celtics, ma le offerte per lui sono tante e i due procuratori del play-guardia (uno americano, l’altro italiano) ovviamente vogliono spuntare il miglior contratto possibile. E così molto probabilmente la New Basket Brindisi dovrà rinunciare al folletto divenuto l’idolo del PalaPentassuglia. Perché è vero che l’Enel rimane come main sponsor (il contributo per il prossimo campionato si aggira intorno al milione 300 mila euro), ma le casse non sono floridissime, la stagione appena conclusa è costata più di tre milioni di euro e la prossima costerà altrettanto, o forse più.

Alla somma messa sul tavolo dall’Enel si aggiungono gli 800mila euro circa che arrivano dagli abbonamenti e dalla vendita dei biglietti, la differenza dovranno assicurarla i soci della New Basket, che in questi giorni stanno nuovamente tentando di ampliare la base societaria con l’ingresso di altri imprenditori locali. L’obiettivo è quello di raggiungere una cifra dai 3 ai 3,5 milioni di euro.

Tanti? Dipende.Se raffrontati al budget di Siena, che da sei anni domina il campionato, sono pochi. Ma anche Siena, a causa della crisi del main sponsor Monte dei Paschi, quest’anno dovrebbe rivedere il budget annuale di 20 milioni di euro. E qualcuno parla addirittura di un taglio del 50%.

Probabilmente anche Giorgio Armani deciderà di dare una sforbiciata ai 15 milioni spesi nell’ultimo campionato (per non vincere nulla e giocare un basket pessimo). A Roma, invece, sono arrivate le dimissioni da presidente dell’imprenditore edile Claudio Toti, e 30 anni dopo lo scudetto il basket rischia di scomparire: se non arriveranno nuovi soci addio campionato, anche se Acea, la multi-utility controllata al 51% dal Comune, ha confermato la volontà di restare come top sponsor.

Perfino Valter Scavolini ha lanciato alla città segnali preoccupanti: «O si trovano altri co-sponsor, oppure anche Pesaro rischia». Il presidente della Virtus Bologna Claudio Sabatini, invece, è stato categorico: «Il budget scenderà dai 5.2 milioni dello scorso anno a 4 milioni. Dimezzeremo ingaggi di giocatori e allenatori». E intanto anche qui si tentano di coinvolgere almeno 25-30 soci disposti a versare 100mila euro a testa. A Montegranaro un’operazione simile è già stata portata a termine, anche se lo sponsor FabiShoes si è defilato.

A Treviso la situazione è drammatica: il gruppo Benetton, dopo 35 anni di sostegno allo sport locale, ha detto basta. Se entro 5 giorni non si trova qualcuno disposto a staccare un assegno da due milioni di euro, si chiude bottega. Ma la ricerca del cavaliere bianco dura ormai da 16 mesi, e i tifosi sono già rassegnati al peggio.

A Teramo il banco è saltato, o meglio, è saltata la banca: Banca Tercas, main sponsor della locale squadra di basket, è stata infatti commissariata da Bankitalia. Diversi giocatori hanno fatto partire i decreti ingiuntivi per recuperare gli stipendi non ricevuti. Per ripianare i debiti servono anche qui 2 milioni di euro, ma finora nessuno si è fatto avanti. E già si parla di penalizzazione da cinque a otto punti, sempre che la società riesca ad iscriversi.

Tra tante lacrime e sangue, va segnalato il caso Varese, dove anni fa venne costituito il consorzio Varese nel Cuore, una realtà solida che oggi conta 59 aziende sostenitrici del basket: più che una società, si tratta di una community. E forse è proprio questa, ormai, l’unica strada per sopravvivere in tempi di crisi. Solo che Brindisi non è Varese, e immaginare 59 aziende che diano un contributo è difficile. Però magari a 20 si può arrivare.

Una cosa è certa: alla luce di tutto ciò che accade in giro per l’Italia del basket, gli sforzi di Ferrarese e dei suoi soci-amici devono essere apprezzati ancor più di ieri.

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