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Sabato, 20 Aprile 2024
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Calcio paralimpico: "Sogno Rio"

BRINDISI – Una malattia genetica lo ha privato della vista quando era ancora adolescente. Ma Antonio Capeto non si è arreso a un destino ingrato. Animato da un gran carattere, ha continuato a coltivare la sua passione per il calcio.

BRINDISI – Una malattia genetica lo ha privato della vista quando era ancora adolescente. Ma Antonio Capeto non si è arreso a un destino ingrato. Animato da un gran carattere, ha continuato a coltivare la sua passione per il calcio e adesso punta ai giochi paralimpici di Rio De Janeiro 2016.

A 27 anni, Antonio è uno dei punti di forza dell’Ascus Uic Lecce, di recente laureatasi campione d’Italia di calcio per non vedenti, per la settima volta nella sua storia. Il brindisino riesce a far coesistere i suoi impegni sportivi con l’impiego come centralinista nell’amministrazione provinciale di Brindisi e gli studi (presto, infatti, il ragazzo conseguirà la laurea in Scienze tecniche e psicologiche presso l’Università del Salento).

A Lecce, Antonio ha trovato una serie di strutture di cui Brindisi, purtroppo, è carente. “C’è un abisso – dichiara con rammarico Antonio – fra Brindisi e Lecce. Dalle nostre parti, mancano servizi adeguati ai non vedenti. Noto scarsissima attenzione verso le persone costrette a convivere con questo handicap”.

Ma Antonio, da gran combattente, conta di smuovere le coscienze dei suoi concittadini. “Mi piacerebbe che anche a Brindisi – dichiara Capeto – si realizzasse una struttura destinata al calcio per non vedenti. Conosco tante persone che desidererebbero praticare questa disciplina”.

Non occorrono grandi investimenti, del resto, per realizzare un impianto per non vedenti. Basta modificare un campo di calcio a 5 (lunghezza compresa tra 38 e 42 metri e larghezza compresa tra i 18 e i 22 metri), con sponde in policarbonato alte 130 centimetri, in modo tale che la palla possa uscire solo dalle linee di fondo, e non ci siano rimesse laterali.

Serve poi un pallone con dispositivi sonori (sonagli) che emettono un suono udibile dagli atleti. Le squadre (costituite da un portiere più 4 giocatori di movimento) possono servirsi di guide (vedenti), posizionate a bordo campo insieme all’allenatore, che dettano istruzioni ai giocatori per aiutarli nei movimenti.

Antonio è il perno del centrocampo del Lecce, ai nastri di partenza del campionato di Serie A insieme ad altre 7 squadre. Il torneo, preceduto dalla finale di Supercoppa Italia, inizierà intorno alla fine di ottobre. Nel frattempo, gli atleti salentini lavoreranno sodo per arrivare al top della condizione. “Ci alleniamo – dichiara Capeto – 2 o 3 volte alla settimana. Soprattutto in questa fase, sosteniamo sedute intense, davvero faticose”.

Mister Pasqualino Purceddu ha a disposizione una delle migliori compagini della massima serie, costruita con l’obiettivo di portare a casa campionato e Coppa Italia. “Siamo – dichiara Antonio – un bel gruppo. L’Ascus Lecce mi ha accolto a braccia aperte: come se fossi di Lecce. Almeno una volta alla settimana, andiamo a mangiare e bere tutti insieme. E in trasferta (trasferte impegnative, se si considera che i salentini, nell’arco del campionato, andranno a giocare fino a Trento, ndr) ci divertiamo tantissimo”.

Antonio ha ereditato la passione per il calcio da papà Damiano, ex calciatore di ottimo livello in ambito dilettantistico. E il 27enne se la cava anche con il nuoto. “Gli istruttori della piscina comunale del rione Sant’Elia – ammette il brindisino – avrebbero voluto prepararmi per le paralimpiadi di Rio De Janeiro. Ma il mio amore è per il calcio. Mi sto impegnando a fondo per ottenere la convocazione in nazionale. Se riuscirò a staccare un biglietto per Rio, lo farò da calciatore”.

 

 

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