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Enel, quando gli americani ingranano

BRINDISI - La prestigiosa vittoria dell’Enel Brindisi a Piacenza ed il contemporaneo crollo del Pistoia a Reggio Emilia (una batosta di 48 punti di scarto che per il momento ridimensiona la squadra di Moretti!), ha spalancato le porte alla prima posizione della classifica in solitario della squadra di coach Bucchi. Ancora una volta sono state la superdifesa della squadra brindisina e la forza del gruppo a permettere di realizzare la sesta vittoria consecutiva del campionato e di designare l’Enel Brindisi come una delle formazioni più accreditate alla promozione in serie A. Queste sono le indicazioni che emergono chiaramente dopo che il calendario ha fatto scorrere nove giornate dall’inizio e non si intravedono formazioni in grado di assumere un ruolo da leader assoluto.

BRINDISI - La prestigiosa vittoria dell’Enel Brindisi a Piacenza ed il contemporaneo crollo del Pistoia a Reggio Emilia (una batosta di 48 punti di scarto che per il momento ridimensiona la squadra di Moretti!), ha spalancato le porte alla prima posizione della classifica in solitario della squadra di coach Bucchi. Ancora una volta sono state la superdifesa della squadra brindisina e la forza del gruppo a permettere  di realizzare la sesta vittoria consecutiva  del campionato e di designare l’Enel Brindisi come una delle formazioni più accreditate alla promozione in serie A. Queste sono le indicazioni che emergono chiaramente dopo che il calendario ha fatto scorrere nove giornate dall’inizio e non si intravedono formazioni in grado di assumere un ruolo da leader assoluto.

La solidità difensiva , la compattezza del gruppo  ed  i margini di miglioramento ancora disponibili manifestati dall’Enel Brindisi fino ad  ora ed il  contestuale valore medio - basso del livello tecnico espresso dalle altre formazioni viste in campo, lasciano sicuramente ben sperare che le ambizioni della squadra di coach Bucchi possano concretizzarsi positivamente. Scontata la riconfermata forza della difesa,  a Piacenza la squadra brindisina ha finalmente potuto  contare su un contributo decisamente accettabile di Renfroe e Hunter anche  in termini di realizzazioni con un bottino complessivo di 26 punti, 13 a testa, almeno quanti se ne richiedevano nelle precedenti partite.

Resta ancora da convincere Renfroe a più frequenti  penetrazioni nelle difese avversarie per sfruttare le sue doti  atletiche e consentire  più respiro all’attacco,e ad Hunter di tirare con maggiore precisione così come le due caratteristiche tecniche consentono per riproporre le stesse percentuali di tiro che sono ampiamente dimostrate nella sua carriera. E’ anche vero che Hunter spreca molte energie in difesa (straordinaria la sua difesa individuale sul cecchino Voskuil,costretto a tirare con un incredibile 1/7 da tre!) ma coach Bucchi deve riuscire a riservargli un ruolo più determinante in zona d’attacco ,senza limitarlo,perché la squadra possa  così trovare sbocchi  al tiro quando è in difficoltà. Se i due americani riusciranno a integrarsi ancora meglio negli meccanismi dei giochi d’attacco,vale a dire più penetrazioni per  Renfroe e più occasioni favorevoli al tiro per Hunter, l’Enel Brindisi potrà contare su una squadra completa che non debba esclusivamente contare  su Callahan,Ndoja e Borovnjak e sulla buona predisposizione della panchina, ed avere la giusta alternativa quando le formazioni avversarie riescono a prenderne le giuste misure.

La esaltante vittoria ottenuta a Piacenza non deve fa dimenticare,però, i momenti di sgomento  vissuti  nel secondo quarto,per farne tesoro e non ripetere ancora la stessa esperienza negativa. Il parziale  di 17 a 2 che ha portato l’Enel Brindisi dal più 8 a meno 7 nei confronti del Piacenza, ha fatto tremare i tifosi presenti nel palasport piacentino e quelli più numerosi sparsi in tutto il mondo che hanno seguito da casa la telecronaca in diretta via satellite di Antonio Celeste e Checco  Guadalupi. Grazie al successo conseguito,è  passata  inosservata, ma resta ingiustificata e difficilmente  comprensibile, la scelta di coach Bucchi di schierare contemporaneamente  quattro/quinti della panchina con il solo Ndoja in campo. Un quintetto “a perdere” che ha costretto la squadra ad uno straordinario ed imprevisto recupero e che ha richiesto un eccezionale dispendio di energie fisiche e mentali. Sono scelte e decisioni che vanno bene finché si vince, ma non si spiega  perché rischiare tanto quando si possono effettuare rotazioni più bilanciate e  mantenere  un maggiore equilibrio delle forze in campo.

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