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I dimissionari si prendono il Brindisi

BRINDISI - Telefoni muti, ma forse solo per chi non appartiene al giro di televisioni e giornali di fiducia. In realtà non serve molto per giudicare le vicende del calcio brindisino: un polpettone indigesto, un terreno di caccia. Incomprensibile ai più la zuffa attorno ad una squadra di serie D, incomprensibile anche ai tifosi che hanno abbastanza saggezza per capire che disputare il Girone Ha di questo torneo non servono paperoni, ma gente che intanto ami davvero questo sport, poi che sappia amministrare con oculatezza una squadra sin dalla campagna acquisti, che sappia avere un buon rapporto con il pubblico.

BRINDISI - Telefoni muti, ma forse solo per chi non appartiene al giro di televisioni e giornali di fiducia. In realtà non serve molto per giudicare le vicende del calcio brindisino: un polpettone indigesto, un terreno di caccia. Incomprensibile ai più la zuffa attorno ad una squadra di serie D, incomprensibile anche ai tifosi che hanno abbastanza saggezza per capire che disputare il Girone Ha di questo torneo non servono paperoni, ma gente che intanto ami davvero questo sport, poi che sappia amministrare con oculatezza una squadra sin dalla campagna acquisti, che sappia avere un buon rapporto con il pubblico.

A meno che non c'entri la politica. A meno che non c'entri la politica collegata agli affari. Il dramma è questo: comincia quando una squadra di calcio diventa uno strumento di trattativa. Era quello che si diceva la gente stasera. Roberto Quarta defenestrato assieme ai suoi tecnici di fiducia Enzo Gagliano e Mino Francioso da un'assemblea dei soci che secondo la sua lettura dell'atto costitutivo della SSD Città di Brindisi era costituita irregolarmente e quindi non solo priva di qualsiasi potere decisionale, ma anche non convocabile.

Invece Giuseppe Roma e Annino De Finis, che sta in secondo piano solo per le apparenze, assieme a Roberto Galluzzo, gli ultimi due non riconosciuti come soci da Quarta perchè sarebbero entrati nel sodalizio rilevando quote di Giuseppe Roma senza che fosse concesso al presidente oggi dimissionato il diritto di prelazione previsto dall'atto costitutivo stesso, hanno tenuto la loro assemblea nello studio del notaio Braccio, dimissionari sino a qualche giorno fa e poi rientrati per far fuori Quarta, quasi la società fosse dotata di porte girevoli. Ci scusiamo se non è così e non riusciamo a cogliere il dettaglio giuridico, il cavillo, ma l'imopressione offerta è esattamente questa.

E la cosa non è piaciuta a buona parte della tifoseria più accesa, lasciata sulla brace per lunghi mesi da alchimie, cose dette a metà, promesse non mantenute, dimissioni -non dimissioni. Da questo polverone che nasconde poi la sostanza delle cose e il fine ultimo che dovrebbero avere, vale a dire il pallone e il campo di gioco, stasera sono usciti presidente - ci dicono - Giuseppe Roma, vicepresidente Annino De Finis, eccetera eccetera, mentre Roberto Quarta è fuori come pure Guido Sernicola che non ha voluto fare il "dimissionario-non dimessosi davvero".

La nuova dirigenza (per quanto potrà restare in sella, se Quarta manterrà il proposito di ricorrere al giudice, altrimenti via libera) impone come allenatore di fiducia - evidentemente su consiglio di De Finis che lo conosce dai tempi del Fasano - Enzo Maiuri. La squadra si trova il terzo o quarto tecnico in panchina nel giro di un mese e questo non fa certo bene al morale dei giocatori. A quello dei tifosi peggio.

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