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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Sparring-partner degli americani o giocatori del futuro? Basket e vivaio

Probabilmente le dichiarazioni di coach Bucchi nella conferenza stampa di giovedì scorso sono state male interpretate: è ovvio che le sue parole ("James non vuole allenarsi contro Morciano") non volevano essere un atto d'accusa contro il ragazzo, né contro la società, che di sacrifici quest'anno ne ha già fatti tanti

BRINDISI - Probabilmente le dichiarazioni di coach Bucchi nella conferenza stampa di giovedì scorso sono state male interpretate: è ovvio che le sue parole (“James non vuole allenarsi contro Morciano”) non volevano essere un atto d’accusa contro il ragazzo, né contro la società, che di sacrifici quest’anno ne ha già fatti tanti. Quella di Bucchi era solo una constatazione. Avesse usato un “preferirebbe” al posto del “non vuole”, nessuno avrebbe avuto da ridire. Ma quelle dichiarazioni forniscono lo spunto per parlare di un argomento molto importante, che potrebbe cambiare il futuro del basket locale.

Se c’è una critica, forse l’unica, che si può muovere ai 10 strepitosi anni di gestione della New Basket, è proprio quella della scarsa attenzione riservata al settore giovanile. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il nostro territorio, oggi, non ha giovani in grado di calcare i parquet dei due massimi campionati nazionali. Ed è paradossale, e dovrebbe far riflettere, il fatto che nel giro della nazionale Under 18 siano entrati tre brindisini, ma solo uno di questi, Matteo De Gennaro, è dell’Enel, mentre gli altri due, Edoardo Fontana e Vincenzo Pulli, sono cresciuti nel vivaio dell’Aurora Brindisi, società creata pochi anni fa da Gianfranco Patera e qualche suo amico proprio con l’intento di valorizzare nuove leve.

Matteo De Gennaro-3E così, mentre ci ritroviamo a parlare benissimo di due realtà come Reggio Emilia e Cremona, che dopo aver investito sui propri giovani raccolgono i frutti di un lungo lavoro mandando in campo tanti italiani di talento (cosa che prossimamente faranno anche Bologna e Venezia, che stanno seguendo la stessa strada) in casa Enel coach Bucchi si lamenta perché non ci sono pari ruolo per far allenare James, e magari si continuano a prendere giocatori a gettone solo per gli allenamenti (pratica utilizzata fino allo scorso anno).

La scarsa attenzione per il settore giovanile era comprensibile, e giustificata, nei primi anni di gestione Ferrarese, quando non si conosceva l’orizzonte temporale di vita della nuova società e non si sapeva fino a quando l’Enel avrebbe sostenuto il basket brindisino. Oggi però le cose sono cambiate, per tre motivi: 1) ormai tutti sono d’accordo che la New Basket è una risorsa che deve rimanere a grandi livelli (e se accadesse anche per il calcio saremmo tutti più contenti); 2) un pool di imprenditori ha deciso di sostenere la società costituendosi in associazione-consorzio; 3) è evidente che l’Enel - per ragioni “politiche” e di opportunità territoriale, chiamiamole così - non potrà mai far mancare il proprio sostegno alla squadra. (Nella foto, Matteo De Gennaro)

Ci sono dunque i presupposti per investire seriamente sul vivaio. E lo si può fare seguendo, anche contemporaneamente, due strade. La prima è quella degli accordi con società locali come l’Aurora, il Francavilla, la Mens Sana Mesagne e le migliori realtà pugliesi. La seconda è quella di diventare la Casalpusterlengo (Lodi, Lombardia) o la Stella Azzurra (Roma) del Sud, chiamando a Brindisi i migliori ragazzi di Puglia, Basilicata, Calabria, Molise, creando così una specie di college del basket. In questo modo, in 3-5 anni, potremmo avere qualche giocatore in grado non solo di allenare James (o chi per lui), ma anche di stare in campo come oggi fanno Polonara, Cervi, Cinciarini, Mussini, Della Valle.

vincenzo pulli-2Per lanciare questo progetto basterebbe un investimento tra i 50.000 e i 100.000 mila euro l’anno. Che inizialmente possono apparire una grossa spesa, ma se si pensa ai risparmi futuribili sui contratti degli americani che restano qui solo 12 mesi, e perché no ai guadagni che potrebbero derivare dalla vendita di giocatori del proprio vivaio, diventano davvero una somma risibile.

Nando Marino, che come tanti brindisini ha il basket nelle vene e nel cuore (ed ora anche nelle tasche, visto che sta rischiando in questa avventura cospicue risorse personali), ha dunque una grossa opportunità: passare alla storia come il presidente che, oltre ad aver garantito la sopravvivenza della New Basket 2.0 (quella post-Ferrarese), ha gettato le basi per una New Basket del futuro, più brindisina anche sul parquet. (Nella foto, Vincenzo Pulli)

In caso contrario, tra due-tre anni avremo ancora un Bucchi, o un altro allenatore, che continuerà a lamentarsi perché un “James non vuole allenarsi contro Morciano”.

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