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Il ticket mette in ginocchio le società sportive. La proposta: "Abbattiamolo"

Il ticket per l'utilizzo degli impianti sportivi comunali continua ad abbattersi come una mannaia sui conti delle società. I dirigenti puntano l'indice soprattutto contro la tariffa di 30 euro per ogni partita delle leghe giovanili disputate in palestre e palasport comunali. Per questo, decine di sodalizi hanno sottoscritto una proposta di modifica della delibera

BRINDISI – Il ticket per l’utilizzo degli impianti sportivi comunali continua ad abbattersi come una mannaia sui conti delle società. I dirigenti puntano l’indice soprattutto contro la tariffa di 30 euro per ogni partita delle leghe giovanili disputate in palestre e palasport comunali (25 euro per quanto riguarda le partite di calcio). Per questo, decine di sodalizi hanno sottoscritto una proposta di modifica della delibera, la numero 325 dell’ottobre 2013, con cui venne varato il seguente tariffario: una seduta di allenamento da un'ora e mezzo presso il Palamelfi, la palestra Leonardo Da Vinci e il Palamalagoli,10 euro; una seduta d'allenamento da un'ora e mezzo presso palestre comunali omologabili e non, piccole o grandi con servizi e non, 4 euro; gare in palestre e palazzetti, 30 euro.

I promotori dell’iniziativa chiedono che il costo di una gara di un torneo giovanile, dall’under 13 all’under 19, venga ridotto a 10 euro, “in considerazione anche del fatto  - si legge nel documento, protocollato negli uffici di Palazzo di città - che esistono società che effettuano anche 2 gare al giorno e 4 o 5 alla settimana”. “Tale agevolazione  - si legge ancora nella petizione - dovrà essere goduta solo dopo presentazione del calendario  ufficiale emanato dalle rispettive federazioni”.  

I relatori ricordano inoltre che “le gare in essere si svolgono al 90 per cento dei casi di domenica mattina o nel primo pomeriggio, dove i consumi energetici sono molto bassi con un risparmio alquanto cospicuo”. 

Introdotto nell’estate del 2011 a seguito dell’approvazione del regolamento per l’utilizzo degli impianti sportivi comunali, il ticket ha incontrato forti resistenze da parte dei dirigenti, costretti a fare i salti mortali per far quadrare i bilanci. Nessuno mette in discussione il principio che si debba pagare per utilizzare un bene comune. Ma 30 euro per una partita sembrano un costo obiettivamente eccessivo, anche in considerazione delle precarie condizioni in cui versano parecchie strutture comunali. 

Le più penalizzate, dunque, sono le società che investono nel settore giovanile. Fra queste, la storica Assi Manzoni volley di Carlo Sciarra. “Per chi fa attività agonistica – spiega Sciarra a BrindisiReport  - i costi del ticket sono enormi. Per chi invece non partecipa ai campionati giovanili, non ci sono problemi”. Le società che sostengono impegni nei tornei federali, quindi, a detta di Sciarra, vengono penalizzate da quelle che invece, pur Carlo Sciarra, architettoavendo a disposizione fasce orarie negli impianti comunali, non partecipano ai campionati (nella foto a destra, Carlo Sciarra).

E poi Sciarra si chiede se l’amministrazione comunale, nel fare il computo dei costi di gestione delle palestre, tanga conto anche dell’attività svolta di giorno dalle scuole. “Perché quando si fa il monte totale – afferma l’architetto – rientrano anche i consumi energetici degli istituti scolastici”. L’Assi sostiene in media 13 partite casalinghe all’anno rispettivamente nei tornei under 13, under 16 e under 18. “Se non pagano i genitori – ammette Sciarra – non ce la facciamo. I nostri introiti se ne vanno appunto con il ticket, con le tasse gara e con le somme che dobbiamo versare ai nostri allenatori. E non sempre gli incassi vanno di pari passo con le uscite”. 

Fra i dirigenti che hanno sostenuto la richiesta di abbattimento del costo gara c’è anche Gianfranco Patera, dell’Aurora Basket, impegnata in 10 campionati, di cui 9 giovanili. “Fra allenamenti e partite, da settembre a giugno – afferma Patera – versiamo circa 4-5mila euro alle casse comunali”. Patera, contattato anche lui da BrindisiReport, solleva una serie di problematiche. “Il ticket per la gara di un campionato under 13 – spiega il dirigente – è equiparato a quello di un match di un campionato di Serie D, anche se questo lo disputiamo con la formazione under 17”.

C’è il rischio, a questo punto, che la società possa rivedere la propria politica nei confronti dei tesserati. “Noi – afferma Gianfranco Patera – non abbiamo mai detto di no ad alcun ragazzino. Se in una categoria abbiamo più di 10 elementi in squadra, non obblighiamo nessuno a cercarsi un’altra squadra, ma ne facciamo una seconda, con inevitabile raddoppio dei costi di gestione”. E gli sponsor, purtroppo, latitano. “Gli amici che ci danno piccoli contributi – ammette Patera – sono sempre di meno. Quei pochi soldi che uno investe in pubblicità, o per visibilità, o per dinamiche Gianfranco Patera con i suoi ragazzi dell'Aurora-2interne al tessuto industriale, vengono dati alla prima squadra della città. Si parla tanto di sport d’elite, ma ci si dimentica della base sociale. Prima bisognerebbe aiutare le basi. Poi si dovrebbe pensare all’elite. Se si considera inoltre che le società più grandi non pagano il ticket da oltre due anni (il riferimento e alla Ssd calcio Città di Brindisi e all’Enel Basket, la quale però ha raggiunto un accordo per la rateizzazione del debito accumulato nel corso della passata stagione agonistica, versando un acconto al Comune, ndr) , è un controsenso che vengano tartassate quelle minori” (nella foto a sinistra, Gianfranco Patera).

Gli effetti della crisi economica, ad ogni modo, sono tangibili. “Fino a pochi anni fa – ricorda Patera – avevamo quattro squadre di basket in C2. Ora ne abbiamo solo una. Stesso discorso vale per la Serie D, dove ne avevamo una marea. Adesso si preferisce fare i campionati promozionali. Piuttosto che pagare il ticket, si opta per le gare fra amici, di sera. Questo è più di un sintomo di un malessere”. 

Non sono solo le società che orbitano intorno alle palestre e ai palazzetti a lamentarsi. Pure le squadre di calcio sono alle prese con i contraccolpi del ticket. La Nitor di Rino Membola è una delle realtà più attive sul fronte giovanile. “Fino a quando riuscirò a rispettare le regole – ammette Membola – andrò avanti. Quando non ce la farò più, prenderò una decisione drastica”. Anche Membola rimarca la difficoltà che incontra a far quadrare i conti, senza poter contare sul supporto di sponsor. “Il periodo – dichiara Membola – è nero. Sono costretto a gravare tutto sulle quote mensili dei genitori, per quanto riguarda la scuola calcio. Per il settore giovanile, gli stessi mi danno un contributo che va a coprire le spese del Rino Membola-2ticket e il compenso che devo ai miei allenatori, tutti con licenza Uefa”. 

Alla luce di tali sacrifici, Membola chiede quanto meno che il comune reinvesta nella manutenzione degli impianti, gli introiti del ticket. “Nel campo di calcio del rione Bozzano – spiega il dirigente della Nitor – su dodici lampioni, ne funzionano solo sette. Visto che manca una rete per il contenimento dei palloni in corrispondenza delle porte, ne perdiamo almeno 15 all’anno, per un costo di quasi 300 euro. Quando, a mo di provocazione, ho chiesto di pagare il ticket dimezzato, proprio in riferimento all’impianto di illuminazione, mi sono sentito quasi minacciato. E stiamo parlando di una società che al 30 novembre era in pari con tutto il dovuto. L’unica che lo scorso anno ha chiuso in credito con il Comune” (nella foto a destra, Rino Membola).

Ma se le cose non dovessero cambiare, Membola non esclude soluzioni radicali. “Sono fortemente tentato – afferma il diretto interessato – a spostare la mia società in un altro comune della provincia. Tant’è che dallo scorso uno luglio abbiamo cambiato la nostra denominazione sociale da Nitor Brindisi a Nitor. Purtroppo, potrebbe non restarmi altra scelta”.

Sulla questione ticket è intervenuto nel pomeriggio il leader dell'opposizione di centrodestra, Mauro D'Attis, attraverso una nota che si riporta di seguito.

“Quando fummo interpellati su cosa avremmo fatto nel caso di vittoria delle elezioni rispetto ai ticket delle palestre e degli impianti sportivi, Consales promise che li avrebbe abbattuti, introducendo la “banca del tempo”, e promise anche le agevolazioni fiscali alle famiglie per accedere ai servizi sportivi. Io fui molto più cauto e dissi la verità legata alle difficoltà di riduzione. Consales prese i voti di molte società sportive ma oggi è evidente che si trattò di una presa in giro”.

Mauro D'Attis“Era il 17 luglio 2012 e Consales, appena eletto Sindaco, - continua D’Attis – presentò al Consiglio comunale il suo Documento programmatico. Avrebbe realizzato il progetto ‘YOUth Sport’, con tante agevolazioni per l’accesso allo sport di cui non s’è vista ombra. In quello stesso programma fu previsto di attivare ‘una sorta di banca del tempo, con le stesse società che offrono ore di lavoro dei propri istruttori a titolo gratuito, in maniera tale da compensare il mancato pagamento del ticket’. Anche di questo non c’è traccia nelle delibere della Giunta in oltre due anni e mezzo. Intanto le società sportive sono agonizzanti”.

Gli allora candidati a Sindaco furono invitati ad un incontro organizzato dal Coni con i rappresentanti delle società sportive. “In quella riunione elettorale, Consales – conclude D’Attis – lanciò tutto quel sistema agevolativo che poi non ha mai introdotto. Il padrone di casa era, naturalmente, il Presidente Cainazzo che ricorderà perfettamente cosa si disse. Oggi, alla luce di quanto accade, mi piacerebbe conoscere la sua opinione”.

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