La Brindisi-Corfù raccontata da un velista d'eccezione, a bordo di Idrusa
I gradi di capitano di vascello contano poco quando sei su una barca a vela maxi della Brindisi - Corfù. Il comandante della Capitaneria di porto di Brindisi, Mario Valente, si è messo a disposizione dello skipper di Idrusa, l'ex olimpionico Paolo Montefusco, come tutti gli altri membri dell'equipaggio, soffrendo insieme a loro nell'appassionante match race con Sistiana
BRINDISI – I gradi di capitano di vascello contano poco quando sei su una barca a vela maxi della Brindisi – Corfù. Il comandante della Capitaneria di porto di Brindisi, Mario Valente, si è messo a disposizione dello skipper di Idrusa, l’ex olimpionico Paolo Montefusco, come tutti gli altri membri dell’equipaggio, soffrendo insieme a loro nell’appassionante match race con Sistiana che ha infiammato le battute finali della regata internazionale, vinta da Moon Shine.
Quindici ore di sforzo fisico continuato richiedono una preparazione notevole. Non ci si improvvisa velisti sull’imbarcazione del Montefusco Sailing project, promotore di un’iniziativa per il rientro in patria dei due sottufficiali della Brigata Marina San Marco trattenuti da oltre due anni in India. “Qualche regata l’avevo fatta. Un pochino di vela – dichiara Valente – la masticavo. Quando sono venuto a Brindisi ho saputo della Brindisi – Corfù. Ho cercato un imbarco e l’ho trovato su Idrusa. Non molto tempo dopo, anche il Team Sistiana mi offrì un posto, ma ormai avevo dato la mia parola a Paolo Montefusco”.
Durante una regata, oltre alla lungimiranza dello skipper, contano anche la coesione e lo spirito di sacrificio dei membri dell’equipaggio: 18 quelli di Idrusa. “Qualcuno già lo conoscevo – dichiara ancora Valente – con qualcun altro ho stretto amicizia in barca. Prima della regata abbiamo fatto due uscite di prova per collaudare i meccanismi”. Fino alla mattina dell’11 giugno, Valente ha predisposto gli accorgimenti tecnici affinché la regata partisse in sicurezza dal porto interno, dove si erano allineate circa 100 imbarcazioni iscritte alla 29esima edizione dell’evento organizzato dal Circolo della Vela Brindisi. Alle ore 13 dello stesso giorno (nella foto in alto, Valente solleva la coppa consegnata a Idrusa), Valente (che per l’occasione si è preso un paio di giorni di ferie) ha appeso a una gruccia la divisa da comandante e ha indossato i panni di addetto al grinder: verricello che simula il movimento di una macchina che macina il caffè, detto anche coffee grinder.
“Nel briefing prima della regata – racconta Valente – a ognuno è stato assegnato il suo compito. Il mio era uno fra i più faticosi ma allo stesso tempo fra i più importanti. All’inizio ero al grinder 2. Durante la gara sono passato a grinder 1”. La Brindisi - Corfù, se vi si partecipa con l’obiettivo di tagliare per primi il traguardo, non dà un minuto di tregua. “Abbiamo fatto tante manovre – dichiara Valente – tanti cambi di vela. Bisogna essere in sintonia con il gruppo. Il più delle volte bastava un’occhiata con un compagno per capire cosa fare. Quando non c’era da lavorare sul verricello o non c’era da spostare una vela che rischiava di finire in acqua, bisognava ammainare la vela: delle volte l’ho fatto in automatico, senza che nessuno me lo chiedesse. In alcune circostanze ho fatto anche l’aiuto addetto albero e l’aiuto prodiere”.
Una volta lasciato il porto di Brindisi, si sono aperte le ostilità. “Quando abbiamo virato alla boa di Tricase (le barche maxi hanno seguito un percorso alternativo rispetto al resto della flotta, ndr) – riferisce Valente – abbiamo spaccato la vela e abbiamo dovuto cambiarla mentre soffiava un vento teso. ‘Poncio’ era sempre riflessivo: studiava il vento, le manovre, i suoi uomini, gli avversari”. A ridosso delle isole greche, inizia il duello con Sistiana, imbarcazione abbinata al World Food Programm della Nazioni Unite. “Arrivati alle bolle d’aria di Corfù – spiega Valente – il mare era calmo. Ogni tanto saltellava qualche delfino. Il paesaggio era fiabesco. Ma non ci muovevamo”. Bisognava dunque inventarsi qualcosa per superare la fase di stallo.
“Poncio (soprannome di Paolo Montefusco, ndr) ci ha chiamato tutti a raccolta – afferma Valente – e ci ha chiesto se avevamo qualche idea. Siamo usciti da quella situazione remando con le vele (espressione gergale che indica il passaggio dalla vela più leggera a quella più pesante, ndr), alla ricerca di quel po’ di vento che c’era sotto costa, individuato da Montefusco grazie alle luci che si scorgevano in lontananza”. L’intuizione dello skipper salentino si rivela decisiva. Alle 4, fatti altri 2-3 cambi di vela su un albero alto 40 metri, Idrusa vince la volata con Sistiana, approdando al Marina di Gouvia.
“Già il fatto di aver partecipato alla regata – afferma Valente – per me è stato il massimo. La vittoria del match race con Sistiana, poi, mi ha ulteriormente arricchito. Solo quando siamo arrivati a Kerkyra mi sono reso conto di quello che abbiamo fatto”. Fra un cambio vela e una manovra al grinder, Valente ha anche trovato il tempo (e l’equilibrio) per scattare delle foto (alcune delle quali inserite nella gallery a corredo dell’articolo) che gli sono valse il secondo posto nel concorso Instgram Contest organizzato dal Circolo della Vela in collaborazione con Assonautica (La foto in alto è una di quelle scattate da Valente, durante la virata alla boa di Tricase). La sera del 13 luglio, insieme ai suoi compagni d’avventura, l’equipaggio al gran completo è salito sul palco per la cerimonia di chiusura della manifestazione: l’atto finale di un’esperienza indimenticabile.
“E’ stato bello esserci stato. Non mi sembrava vero – afferma Valente – quel panorama notturno che rasentava la fiaba. Se non mi fossi sentito sicuro, non avrei mai partecipato la regata”. Una volta tornato a Brindisi, Valente ha ripreso il posto di comando in Capitaneria. I prossimi giorni saranno dedicati alla predisposizione dei dispositivi di sicurezza in vista della tappa del Campionato mondiale di Formula 2 in-shore di motonautica previsto da venerdì 4 a domenica 6 luglio nel porto interno. E in futuro, poi, chissà che il comandante non torni a indossare i panni di addetto al grinder.