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Nuovo palazzetto: i costi e i tempi dell'operazione, e i problemi della città

BRINDISI - Quando gli amministratori comunali furono costretti, sia pure a livello informale, ad affrontare il problema del palazzetto dello sport, troppo piccolo per accogliere tutti gli amanti del basket, qualche autorevole assessore affermò che sarebbe stata una follia spendere tanti soldi (che all’epoca nessuno sapeva di avere in cassa, tant’è che ci si incontrava con la massima dirigenza del Credito Sportivo per ottenere un mutuo) per una realizzazione che poteva anche rivelarsi una sorta di “cattedrale nel deserto”, perché la squadra in prospettiva poteva anche retrocedere (le mani a posto, per favore!).

BRINDISI - Quando gli amministratori comunali furono costretti, sia pure a livello informale, ad affrontare il problema del palazzetto dello sport, troppo piccolo per accogliere tutti gli amanti del basket, qualche autorevole assessore affermò che sarebbe stata una follia spendere tanti soldi (che all’epoca nessuno sapeva di avere in cassa, tant’è che ci si incontrava con la massima dirigenza del Credito Sportivo per ottenere un mutuo) per una realizzazione che poteva anche rivelarsi una sorta di “cattedrale nel deserto”, perché la squadra in prospettiva poteva anche retrocedere (le mani a posto, per favore!).

Ritardo culturale? Forse, anche. Il problema però è politico. Un anno fa a Brindisi si è votato e il Comune è rimasto nelle mani del centrodestra, alla Provincia si è confermato il centrosinistra. In piazza Santa Teresa però non c’è più il notaio Errico che, 24 ore su 24, impegnato a combattere la British Gas a tutto il resto non s’ interessava, ma è arrivato Massimo Ferrarese che, oltre alla fissa del brand e del “filia solis” è pure il patron della squadra di basket. Ma vi è di più. Ferrarese è un imprenditore, sa come si lavora per obbiettivi, è ambizioso ed è, arriviamo ai mal di pancia, uno che proviene dal centrodestra.

Il successo di Ferrarese ha creato scompiglio nel centrodestra (anche nel centrosinistra per la verità), e i distinguo tra Comune e Provincia invece che vertere su due diverse concezioni di governo del territorio, si sono concentrati sulla vicenda del nuovo palazzetto. Basti pensare alle tensioni che accoglievano l’ingresso del sindaco al PalaElio, con la gente che invocava la costruzione del nuovo impianto e al sindaco che ha scelto di non assistere più alle partite.

Due mesi fa, quando si delineava la possibilità che la squadra andasse in A, a chi chiedeva come sarebbe stato risolto il problema del palazzetto, Ferrarese rispondeva sornione: “A me spetta portare la squadra in A, il resto tocca al sindaco”. La sorte ha voluto che il Brindisi fosse promosso e il sindaco è stato costretto a dare le prime risposte.

Sia per non andare a rimorchio di Ferrarese, sia per non deludere qualche assessore di prima fascia che aveva sostenuto una follia la costruzione di nuovo palazzetto, sia forse per dare un assetto urbanistico a vecchie aspirazioni sulla destinazione d’uso di certi suoli nella zona di Sant’Elia Est, dal Comune è partito il grande annuncio: faremo non un semplice palazzetto, ma una autentica cittadella dello sport con un impianto che chiameremo (il povero Elio Pentassuglia si è rivoltato nella tomba) “PalaEventi”, finalmente polifunzionale.

E i soldi? Li abbiamo dicono al Comune, dieci milioni tondi tondi, tutti nostri e già alla tesoreria, sono avanzi di bilancio. E i tempi per la realizzazione del progetto? Due anni al massimo. E nel frattempo la squadra dove gioca? O si chiede una deroga oppure si va a Bari o a Taranto. E comincia il tormentone dell’ultima settimana.

Ferrarese, la cui specialità da imprenditore è quella di costruire capannoni e ha a disposizione tecnici competenti, manda a dire che è inutile spendere tanti soldi, sottratti ad altre utilità della città, quando con due o tre milioni, in un paio di mesi, si può ampliare il PalaElio e quindi disputare in casa il prossimo campionato. Si susseguono gli incontri, anche a livello politico tra il sindaco e Ferrarese, ma la tensione si taglia a fette: i due non sono capaci di camuffare neanche davanti alle telecamere.

A Palazzo di Città si teme la reazione dei tifosi. Da qualche settimana erano stati attivati tutti i pontieri a disposizione (il più impegnato era il giovane vice sindaco Mauro D’Attis) per convincere i diversi club a non dissotterrare l’ascia di guerra. Venerdì scorso i capi della tifoseria erano stati convocati a Palazzo Nervegna nel tentativo di rabbonirli: il Comune avrebbe messo a disposizione decine di pullman per portare gratis i tifosi a Taranto.

Tra venerdì sera e sabato mattina i club sono in difficoltà. Soprattutto quelli politicamente più sensibili all’attuale maggioranza. Nel mentre si preparava la festa per il dopopartita di domenica, si pensava a come reagire a questo incaponimento dell’inquilino di Palazzo Nervegna. Onore e merito ai rompiballe di mestiere e a qualcuno che ogni tanto si ricorda di esserlo stato. Domenica i club escono con una risposta ferma e chiara: andremo in migliaia al seguito della squadra in trasferta ma non a Taranto con i pullman del Comune.

E poi, come ciliegina sulla torta, un editoriale del direttore di “Senzacolonne” che è un violento atto di accusa verso il Comune, accusato di sabotaggio. E’ la miccia che può far esplodere la situazione, anche in termini di ordine pubblico. Mennitti aveva dichiarato che domenica sarebbe andato al PalaElio non da invitato bensì da padrone di casa (quasi una sfida) per festeggiare, ma con il clima che si era creato sicuramente ci sarebbe stato bisogno della “celere”.

Ed ecco che, come per incanto, nel pomeriggio di domenica esce fuori dal cilindro municipale la notizia che mentre si procederà alla costruzione del preannunciato PalaEventi, parallelamente si costruirà un pallone tensostatico capace di cinquemila posti dove la squadra potrà giocare in attesa del nuovo impianto. E tutto si calma. Persino il patron della squadra nel suo discorso sente il bisogno di ringraziare il primo cittadino, un atto “politically correct” che sino a qualche ora prima sarebbe stato impensabile.

Restano aperti un paio di problemi. Il primo è se bastano 4/5 mesi a realizzare il tensostatico con i tempi della burocrazia comunale, le sentenze dei Tar o ogni altra diavoleria che paralizza la vita delle istituzioni in Italia e nel Sud in particolare. L’altro, più di carattere politico, se volete anche morale, e riguarda i costi e la natura dell’operazione.

Una città che langue, sporca, con strade e marciapiedi dissestati, priva di una illuminazione pubblica adeguata, con tasse e tributi tra i più alti d’Italia, può permettersi il lusso di realizzare simili progetti con avanzi di bilancio? Due le ipotesi. O qualcuno ha sbagliato i conti, oppure un anno fa abbiamo mandato a governare la città un gruppo di ciechi.

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