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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Torna la maledizione del "quarto quarto"

BRINDISI - Il sogno dell’Enel Brindisi svanisce ad Avellino dove la squadra di coach Bucchi si sveglia di soprassalto e fallisce il primo esame di maturità per conseguire una licenza da “grande” dopo tre vittorie consecutive, di cui una in casa della capolista Sassari. Ora la squadra è attesa all’esame di riparazione nella prossima trasferta di Reggio Emilia che dovrà chiarire se la sua vera identità è quella messa in mostra a Sassari o se, invece, è quella molto più modesta vista in campo ad Avellino. Squadra, allenatore ed arbitri hanno contribuito in ugual misura a rendere modesta la prestazione dell’Enel ed a determinare una sconfitta che brucia per la maniera in cui è maturata e si è sviluppata (81-71).

BRINDISI - Il sogno dell’Enel Brindisi svanisce ad Avellino  dove la squadra di coach Bucchi si sveglia di soprassalto e fallisce il primo esame di maturità per conseguire una licenza da “grande” dopo tre vittorie consecutive, di cui una in casa della capolista Sassari. Ora la squadra è attesa all’esame di riparazione nella prossima trasferta di Reggio Emilia che dovrà chiarire se la sua vera identità è quella messa in mostra a Sassari o se, invece, è  quella  molto più modesta  vista in campo ad Avellino. Squadra, allenatore ed arbitri hanno contribuito in ugual misura a rendere modesta la prestazione dell’Enel ed a determinare una sconfitta che brucia per la maniera in cui è maturata e si è sviluppata (81-71).

Innanzitutto continua la maledizione del “quarto-quarto” chiuso con il punteggio di 32-20 in favore dell’Avellino , situazione che deve essere subito approfondita e studiata dal coach e dal preparatore atletico per meglio capire se è dovuta ad un calo fisico o mentale e prendere gli opportuni provvedimenti. Basterà leggere il “play by play” dell’ultimo quarto della partita per comprendere in quale stato confusionale ha giocato la squadra e qual è stato l’atteggiamento in campo dei suoi giocatori migliori, per stabilire che vanno presi rimedi immediati prima che diventi il vero punto di debolezza a conoscenza di tutte le formazioni avversarie.

Ad Avellino la squadra ha retto bene per i primi tre quarti e, pur giocando con scarsa continuità, ha dato l’impressione di poter conquistare i due punti in palio. Ma quando Gibson e Reynolds sono contemporaneamente in serata-no e  sottoposti dagli avversari a marcature asfissianti “mani in faccia” tollerati dagli arbitri al limite del regolamento, è evidente che all’Enel Brindisi viene a  mancare la necessaria fluidità nella manovra d’attacco, acutizzata dall’atteggiamento degli stessi due americani che hanno stranamente  declinato ogni responsabilità nel tiro da tre, che pure è caratteristica importante delle loro eccellenti qualità tecniche.

Così alla fine il risultato si spiega anche con il 2/6 di Gibson e 0/2 di Reynolds nel tiro da tre che solitamente, invece, portano la squadra alla vittoria, ma soprattutto con la loro testardaggine ad attaccare il canestro della difesa avellinese con conclusioni in sottomano che finivano con clamorose stoppate o con palle perse, esasperate al punto che  hanno indotto il capitano Ndoja a richiamare dal campo l’attenzione del coach con un vigoroso “… basta con queste azioni!”. I due punti, poi, non servivano più perché lo svantaggio accumulato richiedeva solo tiri dall’arco per operare una efficace rimonta. Non a caso alla fine lo scout della partita segnerà ben 23 palle perse di cui ben 6 a carico di Reynolds che però porta al suo attivo ben 11 assist.

Coach Bucchi  aveva trovato in Robert Fultz la giusta soluzione per sopperire al disordine tattico  prodotto da Gibson e Reynolds, tant’è che la squadra aveva ripreso a girare bene ed a recuperare un vantaggio (40-32) per chiudere positivamente il primo tempo (40-34). Nel secondo periodo Fultz ha giocato minuti eccellenti con sequenze di canestri da tre punti, da due più tiro libero, palla recuperata, falli subiti, rimbalzi difensivi, ma alla ripresa del gioco è rimasto inspiegabilmente in panchina e coach Bucchi, secondo tradizione, ha rimesso in campo il quintetto-base con Gibson e Reynolds, ancora chiamati a condurre il  “valzer delle palle perse” e dei canestri impossibili (ma era proprio Gibson il giocatore che ha tirato dall’arco senza prendere il canestro e fischiato dai tifosi avellinesi?).

Non ha certamente giovato alla squadra il continuo cambio di giocatori praticato da coach Bucchi alla ricerca del quintetto giusto per migliorare la manovra d’attacco e l’intensità difensiva, mentre con il passare dei minuti, soprattutto nella parte finale della partita, la squadra è calata paurosamente di concentrazione, abbassando la guardia in difesa “ex orgoglio” di coach Bucchi. E’ stata serata-no anche di Cedric Simmons (2 soli rimbalzi catturati!) al quale si deve chiedere maggiore continuità e più presenza sotto i tabelloni in difesa e soprattutto in attacco, dove l’Enel Brindisi ha catturato la miseria di soli 6 rimbalzi, anche perché, trascorsi due mesi dall’inizio del campionato, non è più giustificabile e comprensibile attendere ancora che il pivot americano recuperi la migliore condizione fisica e di forma.

E’ indispensabile, inoltre, sapere qual è il suo vero valore e l’apporto che potrà dare alla squadra considerato che  non si intravedono nel roster giocatori che possano sostituirlo e perché il solo Grant attualmente non fornisce adeguate garanzie in quel ruolo,  dove non può di certo  essere stabilmente  impiegato il pur bravo Zerini. Doveva essere Robinson a salvare la serata-no di Avellino,  ma non bastano i suoi 8 rimbalzi a giustificare una prestazione scadente al tiro con 6 punti realizzati (2/3 da due e 0/3 da tre) nella partita-flop di  Gibson e Reynolds. Per molti tratti della partita è stato il miglior Viggiano visto fino ad oggi  a tenere in piedi  squadra e risultato,  ed  è confortante per Bucchi  accertare il progressivo miglioramento di forma del giocatore e  sapere di poter fare affidamento anche sui suoi punti nel prossimo futuro.

Che dire degli arbitri Paolo Taurino, Paolo Quacci e Denny Bongiorno? Hanno  consentito agli avellinesi marcature aggressive ben oltre il lecito e però la squadra di Tucci non è stata mai in bonus per tre quarti di gioco, mentre, invece, sono stati fischiati 27 falli a Brindisi a fronte di soli 13 di Avellino, con i giocatori brindisini costretti a giocare carichi di falli fin dalla prima frazione della partita. Che dire dei 500 tifosi al seguito dell’Enel Brindisi? Esemplari, generosi con la propria squadra e corretti fino a quando due professionisti (?) del basket, i giocatori avellinesi Linton  Johnson e Ndudi  Ebi, sono andati sotto la curva a provocarli con gesti sconsiderati ed inconsulti provocandone la reazione mentre, stretti in uno spicchio della gradinata, privo della necessaria protezione e sicurezza, stavano applaudendo la loro squadra.

Sono seguiti tafferugli nel corso dei quali sono rimasti feriti alcuni tifosi brindisini, fra cui due ragazze ed un bambino, costretti a fare ricorso alle cure dei sanitari avellinesi. Ma ad Avellino  non è successo nulla e nessuno ha visto e sentito.  Ed, infatti, il Giudice Sportivo Nazionale della Lega A di basket cosa decide? Emette un provvedimento disciplinare ridicolo e vergognoso rispetto agli episodi accaduti: “Ammenda di mille euro alla società Sidigas Avellino per offese collettive e frequenti del pubblico agli arbitri”.  Strano che non abbia proposto un premio speciale ad Ebi e Johnson per la correttezza e lealtà sportività.

E’ presumibile, poi, che Il Giudice Sportivo, nel suo provvedimento  abbia giustamente valutato i 25 falli fischiati dagli arbitri a favore di Avellino al costo di 40 euro a fallo per stabilire l’ammenda totale di 1000,00 euro. Okay, Signor Giudice, il prezzo è giusto! Ma è tempo che la New Basket Enel Brindisi chieda con molta fermezza provvedimenti autorevoli e legittimi a tutela della rispettabilità della squadra,dei tifosi e della stessa società.

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