BRINDISI - Dopo i patteggiamenti della primissima ora arrivano anche le prime condanne al termine di un processo con rito abbreviato per traffico di stupefacenti e detenzione di armi, reati contestati nel corso dell’operazione Berat Dia II. La pena più alta è stata inflitta dal gup di Lecce, Vincenzo Brancato, a Giovanni Gerardi, 37 anni, che dovrà scontare 12 anni di carcere.
BRINDISI – “Ho deciso di collaborare con la giustizia perché ero stanco di vivere, anzi di non vivere, perché quella non è vita; ora finalmente posso stare con mia moglie, con i miei figli, da persona normale”. Ercole Lino Penna, 36 anni, mesagnese, ultimo dei grandi boss della Sacra corona unita che dopo il carcere sente il richiamo della famiglia e salta il fosso, passando dalla malavita a collaboratore di giustizia. Questa mattina, dopo il grande passo, è comparso per la prima volta in un’udienza come teste dell’accusa.
BRINDISI - Il neo-pentito Giuseppe Passaseo compare in aula, testimone chiamato in causa dal pubblico ministero Milto De Nozza, e conferma le dichiarazioni rese a verbale al momento della conversione alle cause della Giustizia: fu Giuseppe Gerardi, il presunto braccio destro dei fratelli Raffaele e Giovanni Brandi, a invitarlo a votare per l’ex consigliere comunale di Alleanza nazionale Massimiliano Oggiano. Passaseo, collaboratore di giustizia assegnato dal ministero degli Interni al programma di protezione insieme alla sua famiglia ha confermato anche e soprattutto l’esistenza di una associazione facente capo ai due fratelli, dedita soprattutto allo spaccio di stupefacenti e al racket delle estorsioni. Il pentito insomma ha confermato la sostanza dell’impianto accusatorio.
BRINDISI - La procura incassa l’ok del tribunale: la testimonianza del collaboratore di giustizia Giovanni Passaseo è stata ufficialmente ammessa al dibattimento del processo a carico del presunto clan capeggiato dai fratelli Raffaele e Giovanni Brandi. Il pentito parlerà, probabilmente in videoconferenza, il 6 dicembre prossimo. La terra trema sotto i piedi dei due boss, secondo l’accusa al vertice di un giogo estorsivo ai danni dei commercianti brindisini, ma anche perno intorno al quale ruotava il traffico di stupefacenti e armi, sulle rotte Italia - Albania, anche per mezzo dei fratelli albanesi Viktor e Arbel Lekli. Non è tutto. Passaseo sembra conoscere anche quel brano della storia oggetto del processo che c’entra con il presunto coinvolgimento dell’ex consigliere comunale Massimiliano Oggiano, oggi imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.
BRINDISI – E’ durato poco meno di due ore l’interrogatorio di Massimiliano Oggiano, commercialista originario di Mesagne, ex consigliere comunale di Alleanza Nazionale, coinvolto nel processo che ruota attorno a Raffaele Brandi, pregiudicato brindisino, coinvolto in tante inchieste, sospettato anche di avere ammazzato un carabiniere durante una rapina, uscito indenne per ben tre volte da quella inchiesta. Oggiano è accusato di appoggio esterno all’associazione mafiosa che faceva capo a Brandi e che ora si trova dietro le sbarre e il processo è in corso. Secondo l’accusa Oggiano era la faccia pulita del gruppo, il politico in ascesa che in cambio di qualche favore riceveva voti da Brandi e soci.
BRINDISI – Un’altra udienza del processo Berat-Dia iniziata con una schermaglia piuttosto sostenuta tra difesa e accusa. Oggetto del contendere il “pedinamento” della vettura di uno dei fratelli Lekli - Arbel e Viktor, conosciuti a Brindisi come “fratelli semaforo”, insigniti nel 2002 del premio Cittadini dell’anno, ora detenuti per traffico di droga – effettuato con il Gps. La difesa ha sostenuto che non è stata messa nella possibilità di conoscere i tracciati rilevati con il Gps e quindi di essere nell’impossibilità di poter effettuare compiutamente il controesame del sostituto commissario Demetrio Labrini.
BRINDISI – Rigettata l’opposizione alla contestazione di un nuovo capo di imputazione ai fratelli Arbel e Viktor Lekli e ai brindisini Gianfranco Contestabile e Antonio Lococciolo presentata dall’avvocato Raffaele Missere, il processo “Berat Dia” è proseguito con l’interrogatorio del sostituto commissario della Dia di Lecce che, da verbalizzante, ha continuato a riferire come furono acquisiti gli elementi di prova e come si svilupparono le indagini.
BRINDISI – Ritorna lunedì mattina in tribunale il processo "Berat Dia" nei confronti dei fratelli Raffaele e Giovanni Brandi, nel quale è coinvolto anche l’ex rappresentante di Alleanza nazionale avvocato Massimiliano Oggiano. Una vicenda di furti, danneggiamenti ed estorsioni in danno di imprenditori agricoli e commerciali per imporre il servizio di protezione e guardiania. Ma anche di favori tra malavitosi e politico: Oggiano all’epoca era consigliere comunale e provinciale. Tra gli episodi più gravi, l’attentato a colpi di Kalashnikov contro l’impianto di ammoniaca della Peritas Srl.