BRINDISI – Le emissioni portuali sono inquinanti, e si tratta di un tipo di contaminazione atmosferica molto insidioso perché ad esempio il particolato in questo caso non è fatto di polveri sottili PM 10, ma delle più pericolose ed infiltranti PM 2.5, e da nanoparticelle. Brindisi, che ospita ben tre centrali due delle quali a carbone, il relativo traffico di combustibile e di ceneri e gessi, avrebbe potuto approfittare già dal 2010 del progetto “Porti verdi” di Enel, che si inquadra negli impegni assunti dall’azienda con il Ministero dell’Ambiente nell’ambito del raggiungimento degli obiettivi nazionali e comunitari previsti per il 2020 dal “Pacchetto clima ed energia” dell’Unione europea. Cosa che invece ha fatto Bari.
BRINDISI - Mentre la politica continua a litigare sulle politiche industriali e sugli assetti del polo energetico (che, va ricordato, non si decidono nel territorio ma a Roma, quindi con il governo), e la maggioranza al Comune subisce le pressioni del presidente della Provincia, Massimo Ferrarese, resta aperto il problema della transizione tra l'assetto attuale della centrale di Cerano - e della termoelettrica Edipower - e quello previsto dai piani industriali. In altre parole, il problema che il sindaco di Brindisi poneva al consiglio comunale del 9 agosto quando parlava dell'urgenza di incalzare Enel per ottenere interventi di mitigazione ambientale anche urgenti.
BRINDISI - Personale del comando provinciale della Forestale di Brindisi ha sottoposto a sequestro preventivo i due motori diesel alimentati a biomasse della centrale termoelettrica interna alla raffineria di zucchero Sfir, nell'area di Costa Morena. L'intervento non ha provocato il fermo produttivo della raffineria, che può continuare ad alimentare i propri processi con l'altra caldaia, quella a ciclo combinato a metano. Il sequestro è legato quasi certamente alla diffida che il dirigente del Settore ecologia della Provincia, Pasquale Epifani, aveva inviato alla stessa Sfir a metà ottobre 2011, in cui veniva fissato un termine di sette giorni per adeguare alla normativa le emissioni orarie della stessa centrale interna.
BARI – La Puglia è la seconda regione italiana per la produzione di energia, ma solo il 10 per cento di questa proviene da fonti rinnovabili, mentre in altre aree del Paese soprattutto la produzione idroelettrica rende tale percentuale molto più rilevante. Da qui, oltre che da emissioni industriali di altra origine, deriva una situazione che vede la Puglia in testa in Italia per emissioni industriali locali e per quella del principale gas serra, l’anidride carbonica nota anche con la denominazione chimica di CO2. A sottolineare che il miglioramento della qualità dell’aria resta la principale sfida ecologica per la Puglia, la Relazione sullo stato dell’ambiente 2010 redatta dall’Arpa: “Emerge che la Regione Puglia pur avendo avviato un importante processo di miglioramento della qualità dell’aria, in particolare per quel che concerne le riduzioni delle emissioni industriali, in collaborazione con le principali aziende locali, risulta ancora la regione con le maggiori emissioni in atmosfera di carattere industriale per varie sostanze inquinanti (PCDD+PCDF, PM10, CO ed NOx) a livello nazionale“, si legge nell’ultimo paragrafo del rapporto.
BRINDISI – Cosa hanno respirato per lunghe ore i brindisini il 28 agosto scorso, quando il petrolchimico di Brindisi, centrale Enipower inclusa, è andato in tilt a causa di un buco di tensione sulle reti Terna? Non lo sapremo mai. La relazione pubblicata da Arpa Puglia, Dap di Brindisi, sull’accaduto contiene valutazioni “rassicuranti” negli esiti, ma profondamente condizionate dall’inadeguatezza dei sistemi di misurazione disponibili, che non rilevano la vasta gamma di inquinanti collegati alle produzioni chimiche industriali. E in questo caso i dubbi restano.
BRINDISI – Preciso, completo, persino minuzioso il programma di opposizione al rigassificatore di Capo Bianco. Perfetta intesa tra fronte ambientalista e istituzioni, fatta eccezione per l’attuale posizione della Provincia. Chiarezza d’idee sugli scenari e sui ruoli, e su ciò che si può chiedere alla magistratura o alla Commissione Europea. Tutt’altro che una battaglia contro i mulini a vento. Al confronto, quella contro il carbone appare improvvisata, scoordinata, priva di chiarezza negli obiettivi. Contro il progetto della British Gas gli oppositori hanno, insomma, una politica. Contro il carbone vanno avanti a colpi di vuvuzelas, incluso chi avrebbe il compito di tracciare e proporre una iniziativa concreta a difesa sia dell’ambiente, che di un nuovo modello di sviluppo.
BRINDISI - Le emissioni di diossine idrocarburi policiclici aromatici della centrale "Federico II" di Cerano sono nettamente inferiori a quelli dell'Ilva di Taranto, e tutti ampiamente nei limiti di legge. La notizia era stata diffusa dall'Upi dopo un'audizione del direttore del Dap Arpa di Brindisi, ma i "No Carbone", affatto convinti di ciò, hanno richiesto alla stessa Arpa di Brindisi la relazione in questione, appurando che gli unici dati disponibili sono quelli resi noti dall'Upi.
BRINDISI – Emissioni della centrale di Cerano tutte nei limiti di legge, dice l’Arpa Puglia in una sua relazione riguardante misurazioni sui fumi del gruppo 3 della “Federico II” effettuati il 26 gennaio e il 10 febbraio, (quindi prima che l’impianto andasse in manutenzione straordinaria). Inoltre, tra il 17 e il 23 giugno sempre l’Arpa ha effettuato la misurazione delle concentrazioni di radioattività sia nell’aria che nei terreni soggetti a ricaduta del particolato emesso dalla stessa centrale Enel. La campagna di è svolta nell’ambito della convenzione triennale sottoscritta il 6 febbraio 2008 tra Arpa Puglia e Provincia di Brindisi (amministrazione Errico) per l’attuazione del Piano territoriale di tutela ambientale (Ptta).