MESAGNE - Non c’è dubbio. La Sacra corona unita degli anni Duemila rifiutava i riti di affiliazione, i gradi e simili formalismi. Di mafia si trattava, comunque, stando alla decisione del Tribunale di Brindisi in composizione collegiale che oggi ha inflitto condanne pesanti.
BRINDISI – Otto anni al pentito Ercole Penna, il collaboratore di giustizia che ha messo in chiaro la rete più recente di affari e riciclaggio dei nuovi gruppi nati nel brodo di coltura della Sacra corona unita, che hanno sempre Mesagne come centro di equilibrio ma filiali per il business a Francavilla Fontana, Brindisi, Ceglie Messapica e altri centri. Penna - che aveva rinunciato a presenziare - è stato giudicato con il rito abbreviato dal giudice dell’udienza preliminare di Lecce, Marco Cazzella (l’indagine è infatti della Direzione distrettuale antimafia salentina), in una anticipazione – se così si può definire – del processo ordinario alle nuove colonne della Scu del Brindisino colpite il 29 settembre 2010 dall’Operazione Calipso del Ros dei carabinieri. Il pm antimafia Alberto Santacatterina aveva chiesto 10 anni, ma il giudice ha accolto le richieste dell’avvocato Sergio Luceri, che ha difeso il collaboratore di giustizia, emettendo un giudizio con una pena inferiore.
MESAGNE - Ancora Penna, ancora rivelazioni da parte del pentito che stavolta fa i nomi di due insospettabili imprenditori del Brindisino. Si tratta di un impresario attivo nel mondo della notte e delle discoteche, e del proprietario di un prestigioso hotel-ristorante a cinque stelle, entrambi legati al clan dei Mesagnesi e a Daniele Vicientino in particolare.
MESAGNE - Cinquanta pagine di verbali, 470 foto-segnaletiche da visionare e solo undici nomi leggibili: quelli degli indagati ai quali è stato recentemente notificato l’avviso di conclusione delle indagini che mettono il punto alla operazione Calypso. E’ questo il bilancio, leggibile, delle dichiarazioni di Ercole Penna, che nei verbali in questione svela i legami fra Scu e Ndrangheta calabrese.
Scena muta. Anche Carlo Gagliardi, il 35enne mesagnese accusato dell’assassinio di Massimo Delle Grottaglie avvenuto dieci anni fa, non risponde alle domande del gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia tenuto questa mattina nel carcere di Parma. L’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere come il presunto complice, il 31enne Antonio Campana. Entrambi restano in carcere.
BRINDISI - L’ex primula rossa della Scu, Francesco Campana, smentisce il pentito Ercole Penna. Il super-boss fedelissimo di Pino Rogoli, presunto capo del clan già presieduto da Salvatore Buccarella, è apparso ieri mattina in videoconferenza dal carcere di Voghera per testimoniare nel processo Canali, scaturito dall’operazione che decimò il clan Bruno di Torre Santa Susanna. Nel collegamento il detenuto, difeso dall’avvocato Cosimo Lodeserto, ha chiarito di avere conosciuto Ercole Penna nel corso del monumentale processo Mediana, ma di non avere mai avuto con lui rapporti di nessun genere, tanto meno di confidenza. La testimonianza di Campana è stata invocata dal collegio difensivo, sulla scorta delle dichiarazioni rese dall’ultimo collaboratore di giustizia della Scu.
BRINDISI - La sa lunga, lunga vent’anni. Da quando, ragazzino di 16 anni appena, superò i mesi di rodaggio imposti ai nuovi adepti prima dell’affiliazione. Prova che Ercole Penna seppe superare brillantemente, iniziando la scalata nella Scu, battesimo di fuoco e carriera promettente, dal ”camorrista” a boss. Con la sapienza criminale lunga quattro lustri, l'ultimo pentito della Scu è tornato a parlare nelle aule del tribunale brindisino. Esordio a carico dei Brandi, qualche giorno addietro, oggi invece è toccato ai signori torresi di contrada Canali: “Una roccaforte a sé stante”, secondo l'ultimo pentito della Sacra corona unita, passata sotto l'egida di Andrea, il principale degli imputati nel processo in corso, dopo l'arresto del capo-famiglia, il due volte ergastolano Ciro.