BRINDISI - La pesante sconfitta casalinga subita domenica scorsa dall’Enel Brindisi contro Umana Venezia ha spiegato senza mezzi termini che il test “Gibson - play” è fallito e che il periodo degli esperimenti è finito. Ne prendano coscienza coach Bucchi, la società, Jonathan Gibson ed il suo manager. Non si può mettere a rischio la permanenza dell’Enel Brindisi nel massimo campionato di serie A, che è un patrimonio della società, della tifoseria e dell’intera città, per consentire ad un giocatore, chiunque esso sia, di utilizzare la squadra per raggiungere il sogno Nba, un obiettivo personale.
C’è squadra e squadra. La squadra che entusiasma e vince è quella in cui Jonathan Gibson gioca nel suo naturale ruolo di guardia e quella che, invece, stenta e fa fatica ad attaccare il canestro ed è quella in cui a Gibson viene assegnato il ruolo di play maker. E’ vero che l’adattamento di Gibson al nuovo ruolo richiede tempi di crescita completa non brevi perché il giocatore possa prendere maggiore dimestichezza senza compromettere la fluidità della manovra di squadra in attacco, ma è anche vero che il campionato di serie A non consente tempi lunghi per esperimenti che possono costare un prezzo elevato in termini di punti e di classifica.