"Il livello di amarezza e mortificazione per l'amico è enorme, ma l'esasperazione non può giustificare un simile gesto". Il presidente di Confindustria Brindisi, Giuseppe Marinò, dice la sua su quanto accaduto stamani nella sede dell'Autorità portuale di Brindisi. Se giustifichiamo che la disperazione debba portare a fare gesti come quello di stamattina ognuno poi diventa sceriffo di sé stesso"
BRINDISI - Nulla da fare. Le parti sono rimaste distanti. Una distanza incolmabile che, a quanto sembra, dovrebbe aver sancito la definitiva rottura tra il gruppo di dodici imprenditori che ruotano attorno a Lino Giurgola, e la famiglia Barretta, proprietaria del Football Brindisi 1912. Nell'incontro avvenuto nel tardo pomeriggio i fratelli Barretta, muniti di bilanci, hanno continuato a sostenere la loro posizione, e cioé: la cessione della società si fa solo a condizione che gli acquirenti corrispondano ai Barretta la cifra spesa per la ricapitalizzazione; mentre il gruppo di imprenditori ha riconfermato la propria offerta: un milione e duecentomila euro per il ripescaggio in Prima divisione e i denari necessari per affrontare il prossimo campionato.
BRINDISI – “Gli altri sono finiti in carcere e io invece non sono finito in ospedale: perché non ero matto”. E' tagliente, di quelle che fanno male, la risposta di Pasquale “Lino” Giurgola, 57 anni, brindisino, imprenditore portuale e stradale, all’avvocato Giulia Buongiorno, difensore di Franco Fassio, ex presidente ed amministratore delegato della British Gas Italia, accusato sia di avere pagato mazzette per 360 milioni di lire all’ex sindaco Giovanni Antonino, sia di violazioni ambientali ed edilizie per la realizzazione del rigassificatore in zona Capo Bianco, nel porto esterno di Brindisi.