Il Comune di Torchiarolo ha sempre sostenuto che l'aumento delle emissioni di pm10 nell'atmosfera non è riconducibile ai 522 camini presenti nel centro abitato (così come sostiene, invece, la Regione Puglia che nei mesi scorsi ha imposto un piano di risanamento dell'aria) e che per stabilire con esattezza i fattori inquinanti serve una Valutazione ambientale strategica. Il Tar ha appoggiato questa tesi
Torchiarolo anche nel 2014 ha segnato il record pugliese con 60 superamenti registrati dalla centralina Arpa di via Don Minzoni, 20 da quella di via Fani e 7 da quella di Lendinuso. Per un raffronto nella stessa zona, a fine 2014 Mesagne aveva registrato 23 sforamenti, San Pancrazio Salentino e il quartiere Perrino di Brindisi 17, San Pietro Vernotico 11
TORCHIAROLO - Non c’è nulla fa fare, la risposta delle indagini è sempre quella. Sei anni di campagne, e sul banco degli imputati finisce sempre la combustione della legna: Torchiarolo, al 17 marzo, ha già superato il limite annuo degli sforamenti che è di 35, andando a 36 volte oltre il limite dei 50 microgrammi per metro cubo di aria al giorno. E queste sono le polveri sottili Pm10. Quindi l’allarme viene dai caminetti, dai forni che utilizzano biomasse, e non dalla centrale a carbone di Cerano. Questo è il risultato anche dell’ultima tornata di accertamenti condotti da Arpa Puglia tra febbraio e i primi giorni di marzo, con misuratori portatili “huz dust” utilizzando diverse aree-campione dell’abitato, per verificare se il problema delle alte concentrazioni di polveri sottili fosse dovuto alla posizione della centralina fissa. Ma i risultati dicono che i sensori della centralina non sono particolarmente esposti rispetto ad altri siti. La situazione è analoga anche in altre parte del centro abitato. L’ombra della procedura di infrazione da parte della Commissione europea a carico della Regione Puglia incombe.