I danni collaterali del narcisismo politico di Matteo Renzi
Al di là delle coperture ideologiche manifestate dai protagonisti, gli ‘strappi’ avvenuti hanno motivazioni psicologiche profonde
Al di là delle coperture ideologiche manifestate dai protagonisti, gli ‘strappi’ avvenuti hanno motivazioni psicologiche profonde
Intervento di Vincenzo Albano sulla situazione interna al Partito democratico, dopo il risultato elettorale delle politiche
Sono ragioni di forma, che diventano poi di solida sostanza, quelle che mi porteranno il 4 dicembre prossimo a scegliere il No al referendum sulle riforme costituzionali volute dal governo di Matteo Renzi
Mi stupisce sempre più il linguaggio renziano: “rottamazione”, gufi, lanciafiamme. Tutti questi termini, e altri, sono destinati ai suoi oppositori interni. Sembra una colpa avere un’età avanzata e una storia politica, sembra una colpa non condividere le idee del fiorentino
I risultati del 15 maggio sono inequivocabili e per tutti, compresi i principali protagonisti e vincitori (Renzi e Pd), in gran parte erano imprevedibili , per la dimensione e per la loro omogeneità territoriale e nazionale. Le previsioni sulla base dei dati dei sondaggi e alimentate dai media, erano tutt'altro
BRINDISI - «Ero Renziano già prima di diventare sindacalista, nel 1960», svela Giovanni Carbonella in un libro autobiografico scritto a quattro mani col fratello Damiano, in uscita domani con “Il piccolo sindacalista che non voleva andare in pensione”. E anche gli altri fan brindisini di Renzi raccontano le loro conversioni.
BRINDISI – Matteo Renzi vince a manbassa in tutta la provincia, con scarti che vanno ben oltre ogni previsione della vigilia. Quando manca solo il dato di Cellino San Marco, la situazione è la seguente: Renzi 5844 voti, Civati 1582, Cuperlo 1576. In pratica non c’è stata storia.
Se, come noi, pensate che il congresso del Pd abbia abbondantemente rotto le palle, cambiate articolo. Oppure leggete e ggiornatevi sugli ultimi appuntamenti dei tre candidati e dei loro sostenitori.
BRINDISI - Nascono i comitati per le primarie del centrosinistra. In testa per iniziative Ostuni e Brindisi, ma su fronti opposti: nella Città Bianca prende vita quello per Matteo Renzi, nel capoluogo - chissà per quanto ancora - quello provinciale per Pierluigi Bersani. Nel primo caso, almeno ufficialmente, il promotore è uno studente; a Brindisi è il sindaco Mimmo Consales ad assumere coordinamento del comitato che alle primarie di coalizione sosterrà il segretario nazionale del Partito democratico.
BRINDISI – Arriva in casa di Nichi Vendola, e non lo nomina neppure una volta (almeno nell’incontro di Brindisi, una vera e propria convention). Ha disertato l’assemblea nazionale del Pd per questo giro nella regione amministrata da uno dei suoi due grandi avversari delle primarie (inoltre anche collegio elettorale di Massimo D’Alema), battendo il territorio nemico come un novello Annibale, ma mostrando le insegne del suo partito, che giura che non lascerà neppure se proveranno a buttarlo fuori. E qualcuno vorrebbe farlo, eccome. Matteo Renzi sprigiona tutte le sue energie catalizzatrici: quanto saranno potenti, si vedrà. Il pubblico di Brindisi era eterogeneo in tutti i sensi, ma Renzi non è Grillo e non è l’antipolitica.
BRINDISI – “L'Italia merita di meglio della triste caricatura che ogni giorno viene raccontata alla nazione e al mondo dalle nostre cronache politiche. Occorre, dunque, voltare pagina, ricostruire, ritrovare la speranza. È questo che chiedono gli italiani alle classi dirigenti civili, politiche ed economiche del nostro Paese”. Da Sant’Apollinare il monito del presidente della Ferrari e della Fondazione Italia Futura Luca Cordero di Montezemolo. C’era attesa per il suo intervento all'Assemblea dell'Anci. E stamane dal palco allestito presso gli ex stabilimenti Montecatini non è stato tenero con la classe politica e di governo.
BRINDISI – Trionfa il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, nel giorno in cui il Pd ha deciso di mettersi a nudo. Cinque ore di assemblea a porte chiuse, nella “Sala Amaranto”: due candidature ufficiali, un lungo e lacerante dibattito interno, proposte di mediazione tentate in extremis e destinate a fallire sul nascere. Qualcuno, tra i delegati, sussurra la candidatura del sindaco di Torino Piero Fassino, per mettere pace. Ma è l’interessato a tirarsi indietro dalla bagarre, proponendo, invece, ai delegati Democratici di votare Michele Emiliano presidente, affiancato dallo staff di Delrio. Un esercizio di equilibrismo che non ha fortuna.