BRINDISI- Non c’è nulla che possa far ritenere che quella notte si uccise per colpa, o che vi fu un uso delle legittimo delle armi così come prevede la legge in caso di inseguimento e conflitto a fuoco delle forze dell’ordine con scafi contrabbandieri. Quella notte, la notte dei fuochi, tra il 14 e il 15 giugno del 1995 “Erano impazziti tutti, sparavano tutti come dannati”.
La difesa del vicequestore Pietro Antonacci condannato ieri per omicidio volontario impugnerà la sentenza della corte d’Assise d’appello di Taranto che ha condannato il funzionario, ex vicario della questura di Brindisi ed ex capo della Squadra mobile, a 15 anni e 4 mesi di reclusione.
TARANTO - Sono passati 18 anni dai fatti, nove dalla prima sentenza. L’episodio chiave di un processo infinito è rimasto sempre quello lì, quando dall’elicottero partì almeno un colpo d’arma da fuoco che colpì uno scafista che solcava le onde inseguito in cielo da un elicottero della polizia.
TARANTO - L'ex vice-questore vicario di Brindisi, e a lungo anche capo della Squadra mobile, Pietro Antonacci, è stato riconosciuto colpevole dell'omicidio volontario del contrabbandiere Vito Ferrarese avvenuto nella notte tra il 14 e il 15 giugno del 1995. La Corte d'Assise di Appello di Taranto ha condannato il funzionario a 15 anni e 6 mesi di reclusione, e a poco meno di 10 anni l'allora capo della sezione catturandi della Mobile, Pasquale Filomena.
BRINDISI - L’ex questore di Brindisi, Francesco Forleo, 72 anni, versa in una condizione di“declino cognitivo grave e irreversibile” insomma in condizioni tali da non poter più stare “coscientemente” a processo. E’ quanto emerge dall’ultima perizia medica che è stata eseguita da Roberto Tatarella, docente di psichiatria dell’Università di Roma, nell’ambito del processo "bis" dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Taranto per i fatti accaduti nella notte tra il 13 e il 14 giugno del 1995, la cosiddetta “notte dei fuochi”, quando da un elicottero partirono dei colpi che uccisero lo scafista Vito Ferrarese (i cui famigliari sono parte civile, assistiti dall’avvocato Giuseppe Lanzalone), il quale pilotava un natante e che cercava di scampare ai controlli della polizia.
BRINDISI - E’ iniziato questa mattina, di fronte alla corte d’assise d’appello di Taranto, quindici anni dopo, il processo bis sull’omicidio del contrabbandiere Vito Ferrarese, avvenuta nella notte fra 13 e il 14 giugno 1995: la Cassazione il 26 aprile scorso invece di confermare o riformare la sentenza di secondo grado della corte d’assise d’appello di Lecce 22 novembre 2007 per omicidio colposo con previsione, ha disposto che il giudizio venga ripetuto, ma con l’imputazione di omicidio volontario. Quel che è certo, a distanza di oltre tre lustri dai fatti, è che lo scafista disarmato morì per mano di poliziotti, tra i quali l’allora questore di Brindisi Francesco Forleo, che viaggiavano a pelo d’acqua su un elicottero d’ordinanza in missione anticontrabbando.
BRINDISI – Depositato oggi il dispositivo della sentenza nei confronti dell’ex questore Francesco Forleo, poliziotti e contrabbandieri coinvolti nel 1995 in vicende che secondo gli inquirenti avevano ricoperto di fango l’istituzione da essi rappresentata (i poliziotti). Ieri erano circolate le prime notizie sui parziali ribaltamenti, o presunti tali, operati dalla Corte di Cassazione. Ma si trattava di informazioni frammentarie. Ora con il dispositivo è possibile essere più precisi.
ROMA - Annullamento con rinvio a nuova sezione per il questore Francesco Forleo che torna a rischiare la condanna per omicidio volontario, per il vice questore Pietro Antonacci, per i poliziotti Mario Greco e Francesco Vacca, per Oliver Cannalire, per Flavio Maggio, Teodoro Sciarra e per altri ancora. Le notizie stasera dalla Corte di Cassazione sono frammentarie. Si sa per certo, però, che per quanto riguarda Forleo, difeso dagli avvocati Calvi e Petrelli, il rinvio è stato disposto in accoglimento parziale della richiesta del procuratore generale e cioè che all’ex questore di Brindisi, Firenze e Milano venga riconosciuto il reato di omicidio volontario del contrabbandiere Vito Ferrarese, colpito mortalmente da uno dei colpi esplosi dall’allora questore di Brindisi durante un inseguimento.
ROMA - Udienza fiume in Corte di Cassazione per il processo nei confronti di funzionari di polizia e agenti, negli anni 90 in servizio nella questura di Brindisi, e contrabbandieri. Trentaquattro imputati, tra cui il questore Francesco Forleo, il vice questore Pietro Antonacci, il vice questore Cosimo De Ceglie, gli ispettori Pasquale Filomena, Emanuele Carbone e Giovanni Perrucci, gli agenti Mario Greco, Francesco Vacca, Pietro Macilletti e Ciro Tucci; una marea di avvocati. Il processo è iniziato questa mattina dinnanzi alla seconda sezione penale della Suprema corte (presidente Bardovagui, relatore De Crescenzo) e proseguirà lunedì 26 per trattare le posizioni di Forleo e di Antonacci.
BRINDISI – Approda in Cassazione il processo per la morte del contrabbandiere Vito Ferrarese, scafista brindisino morto la notte del 14 giugno del 1995 sotto il fuoco partito da un elicottero della polizia, poco al largo di Brindisi. Una vicenda che fece tremare la città dalle fondamenta perché spalancò le porte del carcere al questore Francesco Forleo, al capo della Mobile Pietro Antonacci, al capo della sezione catturandi, ispettore Pasquale Filomena, e ad altri quattro poliziotti.