"Bene..., è la prima volta nella storia che i sindacati sottoscrivono, come in questo caso, un verbale congiunto basato sulla "Speranza" dopo che i lavoratori della CMC sono stati licenziati. È un paradosso per giustificare la totale incapacità di analisi e di mercato del settore Aerospaziale e delle ricadute negative sulle aziende dell'indotto che di fatto sono avvenute, condizionate dalla mono committenza da oltre un decennio.
È da almeno 15 anni che a Brindisi si è stemperata l'attenzione sul polo aeronautico. Istituzioni, partiti politici, assindustria e sindacato compreso, hanno sottovalutato il ridimensionamento del Cor business e occupazionale, cui è stato sottoposto lo stabilimento di Brindisi ex Agusta, oggi Leonardo, per scelte di politica industriale del Gruppo.
Ragion per cui il sindacato, dovrebbe sapere che senza la grande industria, il suo sviluppo e consolidamento, l'indotto non ha motivo di esistere.
Se si aggiunge che le aziende sub fornitrici territoriali del brindisino hanno sempre lavorato su mono committenza e mai si sono spinte a diversificare la produzione, ricercando sul mercato nazionale ed internazionale altri soggetti industriali, per acquisire nuove commesse.
Le conseguenze non potevano, purtroppo, che essere negative.
Sarà una scarsa cultura imprenditoriale...?
Diverse aziende sub fornitrici, tra cui La Tecno Messapia, che per un ventennio ha sub appaltato produzioni dallo stabilimento Agusta di Brindisi, in tutti quegli anni ha solo fornito mano d'opera e lo ha fatto in regime d'intermediazione. Infatti è fallita perché i ricavi non sono mai stati reinvestiti e tantomeno realizzato negli anni un proprio sito produttivo.
Tutto questo era noto a tutti, però...?!
Più volte si è sentito dire dal sindacato provinciale, dichiarare che " Pertanto sarebbe giusto che Leonardo distribuisse le commesse in modo equo", dimostrando di non avere una visione più ampia della risoluzione del problema.
Sarebbe stato più opportuno chiedere al Coordinamento di gruppo Agusta, oggi Leonardo divisione elicotteri che, per lo stabilimento di Brindisi occorreva ed occorre rivedere la sua missione produttiva e lo sviluppo strategico che dovrà avere negli anni a venire. Considerato che gran parte delle ore di produzione assegnate allo stabilimento di Brindisi migrano verso lo stabilimento in Polonia. Nemmeno il turno over non è stato più attuato, strumento che poteva servire ad integrare le uscite, utilizzando assunzioni di personale qualificato proveniente dalle aziende sub fornitrici del territorio.
Il Covid, purtroppo ha ulteriormente aggravato la situazione con il fermo del traffico aereo civile e il blocco delle commesse, provocando uno scarico di ore lavorative negli stabilimenti Leonardo delle divisioni aero strutture, tra cui lo stabilimento di Grottaglie, il più penalizzato.
Motivo per cui, Leonardo, oltre alla Cassa integrazione avviata dal mese di Gennaio, in accordo con il coordinamento nazionale sindacale del Gruppo, si è convenuto di spalmare parte della mano d'opera in altri stabilimenti, tra cui quello brindisino che non ha vuoti produttivi.
Un nuovo piano nazionale dell'industria aerospaziale, passa innanzitutto sul rivedere le missioni produttive dei singoli stabilimenti, investendo su nuove produzioni e collaborazioni internazionali, innovazione tecnologica di processo. Migliorando le condizioni lavorative tra cui lo stabilimento di Brindisi, dove gli ambienti dei reparti di produzione da alcuni anni non hanno subito interventi significativi!
Torno a ripetere che:
Se non si consolida lo sviluppo produttivo e occupazionale della grande industria, nel nostro caso il settore dell'Aerospazio; L'indotto non ha motivo o la condizione di esistere.
Dovrebbero e avrebbero dovuto saperlo un po' tutti, istituzioni, politica, Confindustria e sindacato.
Di questo totale fallimento, gli unici a farne le spese sono i lavoratori,
della CMC che si aggiungono a quelli già della Tecno Messapia, GSE, Dema. Per non parlare di un'altra azienda sub fornitrice del territorio, salita alla ribalta internazionale per aver fornito a Boeing particolari prodotti con materiali non conformi alla qualità richiesta.
Questa la dice lunga su che tipo di cultura imprenditoriale annoveriamo nel nostro territorio provinciale!"
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