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Venerdì, 26 Aprile 2024

Si gioca, anche in carcere con papà: "Perché i bambini sono tutti uguali"

L'iniziativa è stata organizzata da Bambinisenzasbarre, in collaborazione con il Ministero della Giustizia, nella casa circondariale di Brindisi, l'unica in Puglia ad avere aderito

BRINDISI - Sono le 15 di un caldo pomeriggio di quasi estate. In una sala d'attesa tutta colorata le mamme aspettano con i figli. Di li a poco sarebbero entrati nel penitenziario di Brindisi, dove ad attenderli ci sono i papà. Non è il solito giorno di visita. Questa volta si gioca, tutti insieme. Un momento che, fuori dal carcere, sarebbe risultato normale ma che qui, dietro le sbarre, assume un significato particolare. C'è Virginia, appena 3 anni, nella sua salopette di jeans. Capelli color pel di carota. Alessandra, caschetto nero ed una t-shirt con tanti cuoricini. E poi Samuel, Luca e Mauro, per la prima volta incontreranno tutti insieme il papà.

Gli agenti penitenziari li fanno entrare nel giardinetto: "Sono persone eccezionali - racconta Angela Corvino, referente per la provincia di Brindisi del progetto Bambinisenzasbarre - capaci di trasformare il carcere in un luogo di sentimenti, emozioni, relazioni. Gli agenti, soprattutto, le donne hanno una straordinaria ricchezza di umanità perchè non dimenticano che dietro ogni detenuto c'è un uomo, un papà, un marito, un fratello". Mentre i bambini si sistemano e "interrogano" Gionata Atzori (giocoliere, operatore sociale, performer - nell'intervista video) sui giochi da fare, eccoli arrivare i papà con buste piene di merendine, cioccolate, patatine e tanti, tanti abbracci e baci.

Bambini senza sbarre

"Iniziative di questo genere ti danno la possibilità di vivere una giornata diversa", racconta Fabrizio, finito dentro per rapina. Mentre parla abbraccia la sua piccola Virginia che ha i suoi stessi occhi: "È la mia principessa". Fabrizio, Piero, Salvatore sono alcuni dei nove padri-detenuti della casa circondariale di Brindisi, l'unica in Puglia, ad aprire le proprie porte a questa "partita dell'affetto" voluta da Bambinisenzasbarre in collaborazione con il Ministero della Giustizia -Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

L'iniziativa rientra nella campagna europea Non un mio crimine ma una mia condanna del network Cope (Children of Prisoners Europe). La campagna vuole sensibilizzare sul tema dell’inclusione sociale e delle pari opportunità per tutti i bambini e ha l’obiettivo di portare in primo piano il tema dei pregiudizi di cui spesso sono vittime i 100 mila bambini in Italia (2,2 milioni in Europa) che hanno il papà o la mamma in carcere e sono emarginati. Bambini che vivono in silenzio il loro segreto del papà recluso per non essere stigmatizzati ed esclusi. 

"Le nostre colpe non devono ricadere sui nostri figli - dice Salvatore prima di rientrare in cella - li amo da morire e non smetto di essere padre nemmeno tra queste quattro mura." Emozioni semplici in un pomeriggio straordinario. 

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