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Giovedì, 25 Aprile 2024

Ex centro ittico in balia degli inquinatori: scempio ambientale nella zona industriale

La vasca un tempo era destinata all’allevamento dei pesci. Adesso è un immondezzaio ricoperto da un’infinità di sacchi neri dai quali traboccano scarti di ogni genere, immersi in un liquido scuro. Ma si tratta solo di una piccola parte delle tonnellate di rifiuti speciali, alcuni dei quali anche pericolosi, che giacciono nel capannone che ospitava il centro ittico “Orovivo dell’Adriatico Srl”, società coinvolta in un procedimento giudiziario nell’ambito del quale l’immobile fu confiscato e affidato alla curatela fallimentare. 

I primi segni di degrado sono visibili a ridosso dei muri perimetrali dello stabilimento, che ha due varchi di accesso in via Ettore Majorana, nella zona industriale di Brindisi, completamente incustoditi.

Discarica ex centro ittico-2

Chiunque può accedere al capannone con un furgoncino e riversarvi di tutto. Il perimetro esterno dell’ex centro ittico è tappezzato di mobili, plastica, pezzi di asfalto, vecchi suppellettili, copertoni, elettrodomestici, rottami di ogni tipo, parti di auto. Fra le erbacce e i cumuli di sacchi grondanti di spazzatura si scorgono numerose lastre di amianto. Gli inquinatori vanno a liberarsi dei rifiuti anche all’interno del capannone, alimentando di continuo l’incredibile distesa di rifiuti. 

Il sito giace in stato di totale abbandono, alla mercé dei balordi, nonostante sia stato già interessato da due grossi incendi: il primo risale all’11 luglio 2014; il secondo, verificatosi l’8 gennaio 2018, portò al sequestro del rudere, a seguito di un sopralluogo effettuato dall’Arpa e dalla Polizia locale di Brindisi.

In entrambi i casi i roghi potrebbero essere stati appiccati accidentalmente dai senzatetto che trovano riparo nell’immobile insalubre e fatiscente. Se si considera che l’area non ha alcuna protezione, nulla impedisce che possa nuovamente svilupparsi un terzo incendio, con l’emissione di sostanze altamente nocive. Questa enorme discarica a cielo aperto, insomma, rappresenta una grave e concreta minaccia ambientale, a pochi chilometri dalla città. Inutile rimarcare come un intervento di bonifica e messa in sicurezza sia assolutamente necessario. 

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